Chiesa nel mondo

E' importante che i giovani facciano un cammino di fidanzamento, un cammino di conoscenza e di consapevolezza.

Serge Razafinbony e Fara Andrianombonana (Coppia di fidanzati dal Madagascar): Parlando di matrimonio, Santità, c’è una parola che più d’ogni altra ci attrae e allo stesso tempo ci spaventa: il «per sempre»…
Benedetto XVI: […] Nel Rito del Matrimonio, la Chiesa non dice: «Sei innamorato?», ma «Vuoi», «Sei deciso». Cioè: l’innamoramento deve divenire vero amore coinvolgendo la volontà e la ragione in un cammino, che è quello del fidanzamento, di purificazione, di più grande profondità, così che realmente tutto l’uomo, con tutte le sue capacità, con il discernimento della ragione, la forza di volontà, dice: «Sì, questa è la mia vita». Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici.
Benedetto XVI, Visita Pastorale all’Arcidiocesi di Milano in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, Festa delle Testimonianze, Bresso 2 giugno 2012

Il disegno di Dio si compie sempre, ben al di là delle nostre previsioni e della nostra impazienza. Questa parabola ci insegna la vera umiltà e il vero servizio che dobbiamo al Vangelo. Nelle nostre pianificazioni pastorali siamo troppo preoccupati del risultato, tanto da perdere di vista l’essenziale, che rimane la sua fedeltà nel realizzare ciò che ha promesso. “Come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza irrigare e far germogliare la terra, così ogni mia parola non ritornerà a me senza operare quanto desidero, senza aver compiuto ciò per cui l’avevo mandata”

Il 13 giugno ricorre il nono anniversario della nascita al cielo di Chiara Corbella Petrillo della quale è in corso la causa di beatificazione. Autoironica e sempre sorridente, “parlava con il Signore come con un amico”, ci racconta il papà che oggi la immagina anche “un po’ divertita nel vedere tanto clamore intorno a lei”

Come ha più volte ricordato Papa Francesco, dalla pandemia si esce o migliori o peggiori. Guardare al Cuore immacolato di Maria, allora, significa guardare ad un’esperienza di vita e di fede in grado di suscitare la scelta di essere migliori e il cammino che ne deriva. Un’esperienza viva e vivente, non un puro “concentrato di ricordi”, la “fotografia commemorativa” di chi non c’è più: quando si parla di cuore, si parla infatti di vivi e non di morti. Dire “cuore immacolato di Maria” equivale allora a dire la persona vivente della Madre di Gesù, che lo Spirito Santo offre ai credenti come esempio materno di una vita totalmente riuscita e realizzata, immacolata perché piena di Dio e della sua opera di “ricostruzione dell’umano” realizzata in Cristo e da Cristo

“Può esserci un rapporto significativo tra le donne e gli uomini di oggi e Maria? No di certo, se Maria viene lasciata alle persone pie, ai pellegrinaggi, alle processioni o invocata solo nei momenti tragici”. A lanciare la provocazione è la sociologa Giulia Paola Di Nicola, che nel suo ultimo libro esorta a “liberare” la figura della Madonna da facili stereotipi che ne riducano la grandezza, umana e spirituale

Nell’anno dedicato al padre terreno di Cristo, un libro dal titolo “San Giuseppe. Accogliere, custodire e nutrire” (San Paolo), scritto da don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le vocazioni della diocesi di Roma, tocca le corde della educazione dei figli, della crisi della figura paterna e del rapporto fra le persone. In libreria dal 10 giugno, il volume è stato presentato in modalità on line da Gigi De Palo, portavoce del Forum delle Associazioni delle famiglie, in dialogo con l’autore, e Andrea Monda, direttore dell’Osservatorio romano. “L’occasione dell’anno dedicato a San Giuseppe ha dato il ‘la’ alla volontà di scrivere il libro – dice don Fabio –. Che bisogno c’era? Abbiamo un esercito di giovani che non hanno avuto un punto di riferimento, un padre che potesse fare da sponda”

“Alle benedizione nuziale no, non sono d’accordo perché noi riteniamo un matrimonio tra un uomo e una donna. Ma quando sono con i giovani, naturalmente ci sono anche omosessuali e vengono da me per sapere come fare. E allora penso che l’attitudine pastorale è sempre quella di vedere la miglior cosa possibile. Noi siamo per l’uomo, per aiutare l’uomo”. 

Ha tradotto in sette lingue romanì buona parte del Vangelo. Viveva in una roulotte. Il ricordo di don Mario Frediani: “Ha avuto il coraggio di rompere con tutte le sicurezze di vita di cui ci circondiamo e ha vissuto da rom pur non essendolo”

Un luogo appartato dell’anima, dove incontrare Gesù. L’adorazione eucaristica perpetua è questo ed altro per le migliaia di fedeli che ad ogni ora del giorno non lasciano mai solo il corpo del Santissimo. A Roma, la si pratica in diverse chiese, una di queste è la parrocchia Natività di Nostro Signore Gesù Cristo di via Gallia, nel quartiere San Giovanni. Qui, prima dell’emergenza sanitaria, dal lunedì al sabato, dalle 7 della mattina alle 23 di sera, decine di parrocchiani garantivano la preghiera in un locale della parrocchia divenuta cappella per l’adorazione. “È uno spazio distaccato dalla chiesa, dove le persone hanno la possibilità di entrare e uscire in maniera autonoma la sera”, spiega il parroco, don Paolo Mancini. I fedeli si sono organizzati: c’è un responsabile per ogni fascia del giorno e su whatsapp comunicano gli aventuali cambi di orario perché ci sia sempre qualcuno presente.