I passaggi principali nel recente videomessaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Idee
Da un letto di ospedale si ribaltano tutte le prospettive, e si coglie ancor di più e meglio l'immensa e indispensabile portata del lavoro del personale sanitario. E' anche occasione per riflettere sulla fede e sul significato del dolore. La testimonianza di un sacerdote ricoverato dopo aver contratto il coronavirus.
Pazienza significa dare fiducia in primo luogo a noi stessi e attribuire valore ai nostri pensieri più profondi.
Si scopre che tra scienza e fede c’è un’alleanza, particolarmente intensa e sofferta, per salvare l’esistenza e per salvare la vita.
Se quest’anno ci fosse tolta la possibilità di pranzare a Pasqua con i nostri cari, a causa della quarantena o per motivi più dolorosi e drastici, non cessiamo di ricordare pieni di speranza che niente potrà toglierci la gioia di ritrovare un giorno i nostri affetti nel grande pranzo della Pasqua eterna nel Regno
Sono molte le differenze tra malattia e conflitto. E forse sarebbe meglio cambiare paragone.
I debiti contratti vanno ripagati, e già non riuscivamo a far fronte ai vecchi.
Un libro attiva neuroni e sinapsi, favorisce il circolo di endorfine che fanno il miracolo dell’accordo anima-corpo.
Dio sa, perché ha accettato di assumere in sé tutto questo, cosa si prova a perdere una persona cara, a non averle potuto dire addio, a non aver potuto nemmeno assistere al suo funerale… Dio sa, perché l’ha vissuto, cosa sta provando tanta gente in questi giorni strani e tristi, i giorni del coronavirus
La pandemia sta mettendo in ginocchio il mondo, ma potrà anche lasciare un segno positivo nelle nostre vite. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato – ricorda il papa – si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Comprendiamo il “segno” del Coronavirus se cominciamo a rivedere i nostri stili di vita
In questi giorni di pandemia da Coronavirus stiamo vivendo un senso di smarrimento e di incredulità vedendo immagini e ascoltando notizie di tanti malati e di tanti morti; la sicurezza dell’Occidente, consolidata da molti anni di benessere e di buona organizzazione sociosanitaria, ha iniziato a presentare qualche sfaldamento e a tratti persino angoscia alla consapevolezza di un’assenza di cure specifiche.
Quella che proviamo in questi giorni non è esattamente paura, ma un dilagante e profondo stato di angoscia, che tocca i nostri corpi, oltre che la nostra psiche e le nostre relazioni con il mondo.
Il cielo è fosco, la pioggia sferza l’abito bianco di Francesco, infligge nuovi tormenti al corpo di quello stesso Crocifisso che mezzo millennio fa venne invocato dai fedeli contro la peste. Ed ora se ne sta lì, le braccia stese, le labbra aperte, vicino all’icona di Maria “salvezza del popolo romano” che una pia leggenda vuole dipinta dall’evangelista san Luca
Quanto dovrà ancora spremerci, questa maestra dura che di nome fa Pandemia, e che è sopraggiunta a noi con gli austeri colori violacei della Quaresima, perché impariamo che siamo davvero tutti sulla stessa barca, e che abbiamo tutti bisogno dell’amore e della cura gli uni degli altri?
«Nulla è e sarà come prima dell’epidemia. Intanto dobbiamo superare la crisi, ma poi avremo molto da dire sul piano clinico e su quello dell’organizzazione dei servizi».