Terremoto di magnitudo 4.4 a Napoli e nell’area dei Campi Flegrei
Nella notte Napoli e l’area dei Campi Flegrei sono state svegliate da una forte scossa di terremoto di magnitudo 4.4, registrata alle ore 1:25 dall’Osservatorio vesuviano dell’Ingv. Si tratta di una delle scosse più intense degli ultimi 40 anni,

Nella notte tra il 12 e il 13 marzo 2025, Napoli e l’area dei Campi Flegrei sono state svegliate da una forte scossa di terremoto di magnitudo 4.4, registrata alle ore 1:25 dall’Osservatorio vesuviano dell’Ingv. L’epicentro, localizzato a Pozzuoli, a una profondità di circa 2,5 chilometri, ha fatto tremare non solo la caldera flegrea ma anche gran parte del capoluogo partenopeo e dei comuni limitrofi, fino a Procida e alle falde del Vesuvio. Si tratta di una delle scosse più intense degli ultimi 40 anni, paragonabile per magnitudo a quella del 20 maggio 2024, anche se molti residenti hanno percepito questa come più lunga e spaventosa.
Il sisma ha scatenato il panico tra la popolazione. A Pozzuoli, epicentro dell’evento, centinaia di persone sono scese in strada sotto la pioggia, abbandonando le abitazioni per paura di crolli. I vigili del fuoco hanno segnalato interventi immediati: a Bagnoli, un controsoffitto è crollato in un appartamento di via Diomede Carafa, intrappolando una persona che è stata soccorsa e fortunatamente non versa in gravi condizioni. In altre zone, come al Vomero e a Pozzuoli, si registrano cadute di calcinacci, crepe nei muri e danni minori, tra cui parabrezza di auto sfondati da detriti. Dopo la scossa principale, uno sciame sismico con eventi di minore intensità (la più forte di magnitudo 1.6 alle 1:40) ha tenuto alta la tensione. Le scuole di Pozzuoli sono state chiuse per la giornata odierna, mentre a Napoli il sindaco Gaetano Manfredi ha annunciato verifiche sugli edifici e l’allestimento di un’area di accoglienza nella Decima municipalità.
La scossa di stanotte non è un episodio isolato, ma l’ennesimo capitolo di una crisi bradisismica che affligge i Campi Flegrei da decenni, con un’intensificazione negli ultimi anni. Il vulcanologo Giuseppe De Natale ha sottolineato come il sollevamento del suolo, ora a 40 centimetri sopra il picco del 1984 e in aumento di 3 centimetri al mese, sia un “manometro” della pressione interna del sistema vulcanico. Questo fenomeno, che frattura le rocce generando terremoti sempre più frequenti e potenti, pone interrogativi non solo scientifici ma anche socio-politici.
In questo contesto, il capo della Protezione Civile nazionale, Fabio Ciciliano, è una figura centrale. Presente sul territorio nelle ultime settimane, Ciciliano ha cercato di gestire l’emergenza con un approccio pragmatico, anche se non privo di critiche. Durante un recente incontro pubblico a Monterusciello, ha dichiarato: “La fragilità degli edifici è il vero problema, non i terremoti in sé. Con una scossa di magnitudo 5, il massimo atteso qui, ci sarebbero danni, ma stiamo lavorando per evitarlo”. Parole che hanno suscitato polemiche, ma che riflettono la volontà di spingere per un rafforzamento delle strutture e una maggiore consapevolezza tra i cittadini. La sua presenza costante, come quella annunciata per oggi a Pozzuoli, testimonia un impegno a non lasciare la popolazione sola, pur tra le difficoltà di un territorio complesso.
Da un lato, emerge la vulnerabilità di un’area densamente popolata, dove la risposta istituzionale appare spesso inadeguata: vie di fuga ostruite, edifici non sempre a norma e una comunicazione che fatica a rassicurare. I sindaci di Pozzuoli e Bacoli, Luigi Manzoni e Josi Della Ragione, hanno attivato spazi pubblici per chi non si sente sicuro a casa, ma la sensazione è che serva un piano più strutturato. Dall’altro, i Campi Flegrei riflettono le disuguaglianze italiane: chi può si trasferisce o rinforza la propria abitazione, mentre molti restano esposti al rischio senza alternative.
La scossa di stanotte ha riacceso i riflettori su una questione che richiede soluzioni condivise. I Campi Flegrei non sono solo un’area geologicamente attiva, ma un laboratorio di convivenza tra uomo e natura, dove le scelte politiche possono fare la differenza. C’è spazio per trasformare la paura in opportunità: investire in prevenzione, edilizia sicura e informazione potrebbe non solo mitigare i rischi, ma anche rafforzare il senso di comunità. La terra trema, ma Napoli e i suoi abitanti hanno già dimostrato di saper resistere e guardare avanti.
Doriano De Luca