Una solidarietà incompresa? Evasione fiscale: il tempo per un esame di coscienza
Perché non ricordare che pagare le giuste tasse è espressione di solidarietà di fatto, partecipazione effettiva alla vita della società?
Scrivere di evasione fiscale in questa stagione potrebbe sembrare fuori luogo. Nell’emergenza altre sono le preoccupazioni e le cose da fare. L’“antica questione” è stata rilanciata da autorevoli commentatori a fronte della scarsità o della mancanza di risorse per far fronte alle esigenze sanitarie, sociali ed economiche del Paese.
La relazione del Mef sull’economia sommersa e sull’evasione fiscale, datata ottobre 2018 e contenente i dati aggiornati al 2016 sottolinea che “l’evasione fiscale e contributiva è quantificata per il 2016 in 107.522 milioni di euro, con un incremento di 709 milioni di euro (+0,7%) rispetto al 2015”. Non sembra che i dati in elaborazione indichino una linea discendente.
Nonostante l’articolo 2 della Costituzione che recita “La Repubblica…richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” il pagare le tasse risulta, rispetto a grandi altruismi, una solidarietà incompresa.
Ezio Vanoni, il ministro che nel tempo della Ricostruzione aveva avviato la riforma tributaria, affermava: “Noi non riusciremo a sanare la situazione di miseria del nostro Paese senza continuare nella politica fiscale intesa a migliorare il nostro sistema tributario e a realizzare una maggiore giustizia nella distribuzione dei carichi fiscali”. La preoccupazione era quella di far comprendere le tasse come un atto di cittadinanza indispensabile per raggiungere il bene comune e non come un peso insopportabile.
Il richiamo a Ezio Vanoni, come altri uomini politici di quel tempo, non è per nostalgia ma per rimarcare la difficoltà di molta parte della politica, sia nazionale che europea, di avere grandi visioni il che non significa avere utopie ma interpretare i segni dei tempi per dare risposte all’altezza delle sfide in arrivo.
Le stesse grandi visioni che diedero vita alla Costituzione e, nel caso specifico, all’art.2 sui doveri inderogabili di solidarietà.
Anche la Chiesa, rivolgendosi al mondo attraverso il Concilio, prese la parola. “Non pochi – si legge al n.30 della Gaudium et spes – non si vergognano di evadere con vari sotterfugi e frodi alle giuste imposte e agli altri obblighi sociali”.
Perché non riallacciare il filo delle riflessioni etiche e morali che su questi temi si è rotto? Non è forse il tempo di condividerle con più forza nei luoghi e nei tempi della formazione della coscienza? Perché non ricordare che pagare le giuste tasse è espressione di solidarietà di fatto, partecipazione effettiva alla vita della società, modalità concreta con la quale la proprietà privata si coniuga con la sua funzione sociale?
Una crisi non può essere un’occasione per un esame di coscienza a più voci sull’evasione fiscale?