Nota politica. Con il contributo di tutti: c'è bisogno delle energie migliori della nostra società
La buona politica sa riconoscere e valorizzare tutte le energie che sono presenti nella società. E di tali energie c'è un enorme bisogno.
Nel tempo della pandemia, la ripartenza sociale e produttiva dopo il blocco più o meno rigido e prolungato delle attività e persino delle relazioni umane, sta ponendo in tutto il mondo il problema della convivenza con il coronavirus. Impossibile prolungare all’infinito il blocco – che ha comportato una compressione di alcuni diritti fondamentali mai vista prima in contesti democratici –, impossibile riprendere repentinamente la vita di prima (sempre ammesso che sia possibile e auspicabile). In attesa di un vaccino o di una terapia sicura ed efficace, le autorità pubbliche di tutti i Paesi hanno attivato o stanno attivando dei piani molto complessi che devono inevitabilmente tenere in equilibrio la necessità collettiva di ripartire con le perduranti esigenze di tutela della salute di fronte al rischio del contagio. Un impegno arduo, che richiede l’apporto insostituibile delle competenze tecnico-scientifiche, ma che chiama in causa direttamente le responsabilità della politica.
Su questo terreno la pandemia ha provocato un totale ribaltamento di prospettiva, rispetto alla tendenza che fino a pochi mesi fa sembrava vincente anche in ampi settori dell’opinione pubblica, sedotti dalle sirene populiste. In nome della lotta contro le élites si era arrivati a negare l’importanza delle competenze, come se tutti fossero capaci di fare tutto, non solo in campo politico-economico, ma anche in quello scientifico. La diffusione di posizioni no-vax è stata la punta estrema di questo processo. Oggi, invece, la ricerca di un vaccino contro il Covid-19 è diventata una priorità planetaria e tutti facciamo il tifo per gli scienziati che vi sono impegnati. Allo stesso tempo, virologi ed esperti nelle discipline connesse alla lotta al coronavirus sono diventati una presenza costante sui mezzi di comunicazione di ogni tipo e hanno supportato i governi con le loro analisi e i loro consigli preziosi.
Ma il pendolo, quando oscilla vistosamente, passa da una posizione a quella opposta. Così che si è venuta progressivamente affacciando la tentazione di delegare agli scienziati anche quelle scelte che solo i politici possono assumere, rispondendo di esse nelle sedi e con gli strumenti che una democrazia prevede. A parte il fatto che i giudizi degli scienziati non sono sempre univoci e che la stessa ricerca scientifica procede per sperimentazioni successive, la questione cruciale è un’altra. Nella vita di un Paese come il nostro, tanto più in un momento difficile come quello presente, i beni e i valori in gioco sono tanti e tutti meritevoli di tutela, anche alla luce della Costituzione. E’ un compito a cui la politica non si può sottrarre quello di costruire una sintesi in vista del bene comune, con l’equità e i bilanciamenti richiesti perché nessuno si senta escluso o penalizzato e tutti, invece, siano messi nelle condizioni di fornire il proprio originale contributo. La buona politica, infatti, sa riconoscere e valorizzare tutte le energie che sono presenti nella società. E di tali energie c’è un enorme bisogno per affrontare una ripartenza in cui le incognite superano le certezze e che non potrà essere soltanto economico-produttiva, ma anche culturale e spirituale. E’ un’impresa che riguarda tutti, come ha ricordato il nostro Capo dello Stato nel messaggio per la Festa della Liberazione.