Mosaico

Il 28 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, al Teatro Testoni di Bologna va in scena lo spettacolo “Armando - Lettere (R)esistenti”: attraverso le lettere di suo figlio mandate durante la guerra, si racconta la storia vera del maestro elementare Armando Vezzelli, che organizzò la resistenza a Genova e morì a Mauthausen bambini

La gioia per un esito positivo di una vicenda dolorosa mantiene tutta la sua bellezza e proprio per questo diventa anche un monito: la gioia non è un’esperienza individuale o di pochi, viene da una fraternità aperta, non viene solo dalla storia di qualcuno ma dalla storia di tutti. Munzir e Mustafa con i loro sorrisi hanno fatto crescere questa consapevolezza

La testimonianza della "baracca 18, degli intellettuali", nel campo di Fossoli, il campo nazionale della deportazione razziale e politica dall'Italia. Da qui passarono circa 5.000 internati politici e razziali destinati ai campi di Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Dachau, Buchenwald, Flossenburg e Ravensbrück. “Nella baracca 18, ‘la baracca degli intellettuali’, nonostante la paura, aleggiava qualcosa di simile alla speranza, al futuro. Di sera, alla luce delle candele, si parlava di democrazia, si immaginava possibile una futura Europa unita, contro i nazionalismi e le dittature in atto. Si parlava di ‘vita’”.

"Sopravvissuta a Ravensbrück" (Il Pozzo di Giacobbe, 192 pp.gg.), saggio biografico con la prefazione della Senatrice Liliana Segre: scritto per non dimenticare, per fare memoria. La storia di fede e coraggio di Giuseppina Panzica, siciliana, madre di quattro figli, che decise di aiutare rifugiati, profughi ed ebrei dopo l’8 settembre 1943. Una storia da film, quella di Giuseppina, ma vera, venuta alla luce per la perseveranza e la tenacia del colonnello Gerardo Severino, direttore del museo storico della Guardia di Finanza, che ha registrato il suo culmine con il conferimento alla Panzica della medaglia d’oro al Merito civile da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Nel libro “La bambina che non sapeva odiare” Lidia Maksymowicz, sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, racconta la violenza, le paure, la tragedia della famiglia e di chi fu vittima dell'odio nazista. Gli esperimenti sui bambini, i forni crematori, il distacco dalla madre (ritrovata solo nel 1962), la fine dell'incubo e una nuova famiglia... Il Papa le ha baciato il braccio con tatuato il numero 70072. Oggi, nella Giornata della memoria, promette che continuerà a raccontare l'Olocausto perché non se ne dimentichi il monito