Carcere, già dieci suicidi da inizio 2022. “La pandemia ha acuito sofferenza e disagio psichico”
L’ultimo caso a Monza, dove un uomo tunisino si è tolto la vita inalando gas da un fornelletto. Gonnella (Antigone): “l'Istituzione deve preoccuparsi perché ci sono di certo anche concause di tipo sistemico”.
L’ultimo caso è avvenuto nel carcere di Monza: un detenuto di origine tunisina di trentatré anni si è suicidato nella notte. Secondo le prime ricostruzioni avrebbe inalato il gas del fornelletto che aveva in cella. Un altro suicidio era avvenuto il giorno precedente nel carcere dell’Ucciardone di Palermo. In tutto dall’inizio del 2022 sono dieci i suicidi avvenuti in carcere. A questi vanno aggiunti anche i casi di due appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita. Numeri allarmanti che sottolineano la sofferenza che si vive nei penitenziari italiani, aggravata negli ultimi due anni dalle restrizioni legate alla pandemia da Covid 19. Una situazione che, sottolineano le associazioni, va presa in seria considerazione.
“Dieci suicidi in quaranta giorni significano una morte ogni quattro giorni, una sequenza che speriamo non duri tutto l’anno, ma che deve farci riflettere. Non è facile individuare le cause, che non possono essere uguali per tutti: ogni storia è diversa. Ma se i numeri crescono così tanto l'Istituzione deve preoccuparsi perché ci sono di certo anche concause di tipo sistemico - sottolinea Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone -. La pandemia ha raddoppiato la fatica delle persone detenute, l’ isolamento e le distanze con l’esterno. Questo è un aspetto che vaconsiderato: negli ultimi due anni c’è stato un aumento del disagio e della sofferenza psichica. E’ un problema serissimo e va affrontato”. Secondo Gonnella tra le priorità c’è quella di mettere mano alla riforma penitenziaria. E poi di ripartire con i colloqui, le telefonate e le videochiamate.
Anche i rappresentati della polizia politenziatia denuciano la situazione. Secondo Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, “nelle prigioni sono ancora in uso i fornelletti da campo, quasi a confermare che si tratti di veri e propri campi di battaglia da condurre, soprattutto, contro le storture del sistema e l’inefficienza di una macchina amministrativa trascurata, se non del tutto abbandonata, dalla politica”.
“Noi – conclude – continuiamo a dire che bisogna smetterla con le chiacchiere e le passerelle e dare segno di sé con provvedimenti concreti ed emergenziali che si pongano l’obiettivo di rifondare il modello d’esecuzione penale, reingegnerizzare le carceri e riorganizzare, potenziandolo, il Corpo di polizia penitenziaria”.