Idee

Se nella prima fase era praticamente inevitabile distribuire aiuti a pioggia, adesso gli interventi di sostegno e di ristoro devono essere modulati con molto più discernimento.

Da una parte la necessità di arginare il virus, dall'altra il bisogno degli adolescenti di “tornare a muoversi nella loro dimensione, tra trasgressione e senso del limite. Hanno saputo accettare le regole e adattarsi alla scuola dei protocolli. Ma ora rischiano di diventare tristi: la scuola è fattore di protezione, non possiamo rendere di nuovo i giovani invisibili”

Tra il 2014 e il 2019, il fatturato del gioco d'azzardo in Italia è passato da 84,5 a 110,5 miliardi di euro. Una crescita del 30%! Tra i dati, emerge che un esiguo numero di persone soffre di una vera e propria malattia: il disturbo da gioco d’azzardo. A ben vedere, l’industria dell’azzardo proprio su di loro fa la sua fortuna. E, allora, non si può parlare di effetto “collaterale”. Ma dietro i numeri, ci sono tante storie drammatiche - personali e familiari - che parlano di rovina, di criminalità, di vergogna, ma anche della progressiva quanto subdola instillazione della "cultura del gioco d'azzardo" in atto da decenni nel nostro Paese. Eppure durante il lockdown l’industria dell’azzardo, inevitabilmente, si era fermata: l’aspetto più interessante è che i giocatori, in un ambiente “azzardo free”, non sono andati in astinenza, anzi, sono stati bene. Di questo parliamo con la psicologa e psicoterapeuta Daniela Capitanucci e il giornalista Umberto Folena, autori del libro “Perché il gioco d’azzardo rovina l’Italia”, in libreria dall’8 ottobre

"Un messaggio fuorviante che non fa percepire la realtà e il valore della posta in gioco”. In un'intervista al Sir la psicoterapeuta liquida senza giri di parole la determina Aifa che ha liberalizzato la vendita della EllaOne anche alle minorenni. L'esperta mette in guardia dal rischio che il suo utilizzo diventi "la norma", creando nelle adolescenti una sorta di "dissociazione" da quello che fanno e di "anestesia delle emozioni e del proprio mondo interiore". E conclude: "E' lo specchio di una società che ha rinunciato a educare"