Addio Paolo Rossi. In lui e nei ragazzi dell'82 la parte migliore di noi e dell'umanità
Qualcuno ha detto che Paolo Rossi, a tutti gli italiani nati negli anni 60, ha fatto vivere la settimana più bella della loro vita.
La settimana che va dal 5 all'11 luglio del 1982 resterà, per un'intera generazione (e non solo per quella), un ricordo indelebile di gioia pura e genuina, di felicità, di spensieratezza, che un calcio romantico fu in grado di regalare al nostro paese dopo anni di grandi sofferenze.
Quella gioia che definisce perfettamente Marco Tardelli, amico di tutta la vita di Paolo, che a lui si rivolge così: "fratello di gioia, di luce, di pura e totale felicità". La stessa gioia di cui parla lo stesso Paolo Rossi quando racconta un momento particolare dei festeggiamenti al termine della finale vinta contro la Germania. La nazionale italiana stava effettuando il il giro d'onore dello stadio, sollevando la coppa del mondo appena vinta. Paolo Rossi, esausto, si sdraiò sull'erba del Bernabeu, dietro un cartellone pubblicitario, a godere dello spettacolo del pubblico che si abbracciava e che piangeva di felicità, delle bandiere, dei colori, dei cori dei tifosi. Anni dopo avrebbe detto che, se gli venisse chiesto di salvare un solo momento di quel campionato del mondo, lui sceglierebbe questo. Il momento in cui, guardando gli spalti del Bernabeu e ripensando "al primo pallone, all'oratorio, ai miei che viaggiano in Prinz da Prato verso Torino", si rivolse a Dio e gli chiese di fermare il tempo, per poter vivere più a lungo quella felicità, appunto, "pura e totale".
Quella generazione, cui appartiene chi scrive, è cresciuta associando al calcio determinati valori. I valori di calciatori che, prima di essere i protagonisti delle nostre domeniche e delle sfide sportive di altissimo livello cui abbiamo avuto la fortuna di assistere, erano e sono persone perbene, uomini di spessore. Chi andava in campo sotto la guida tecnica di uomini come Bearzot (e Rocco prima di lui), non poteva non avere dei valori morali, oltre a quelli tecnici. In questi giorni, l'ultimo capitolo di quel romanzo che è stata la vita del Pablito nazionale ci sta confermando proprio questo. L'amicizia vera, profonda, quella che a distanza di tanti anni rimane salda tra i "ragazzi" di quel fantastico gruppo dell'82, è sotto gli occhi di tutti, ad ulteriore testimonianza del fatto che le ragioni di quella vittoria memorabile vanno cercate non soltanto nelle qualità tecniche di quei campioni, ma anche, e forse soprattutto, nei loro cuori e nelle loro qualità umane.
Paolo Rossi ci ha regalato tanti gol importanti, certo. Ma l'Italia ed il mondo lo stanno ricordando, in questi giorni, con manifestazioni di affetto sincero, di commozione vera, che sarebbe riduttivo attribuire soltanto ai suoi gol. Se l'Italia ed il mondo vogliono tanto bene a Paolo Rossi, lo si deve al fatto che in lui ed in quei ragazzi dell'82 riconosciamo la parte migliore di noi e dell'umanità, in lui vediamo il genere di persona che vorremmo trovare vicino a noi a popolare questo pianeta.
Riccardo Crivellaro