Anoressia. Dal Bambino Gesù nuove possibilità di cura con la stimolazione cerebrale non invasiva

Nuove prospettive terapeutiche per l'anoressia nervosa, una delle più gravi patologie psichiatriche con un’incidenza crescente tra bambini e adolescenti, ad esordio sempre più precoce e con un alto indice di mortalità. Uno studio dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha dimostrato l'impatto positivo della stimolazione transcranica a corrente diretta (tDcs) sulla regolazione del comportamento alimentare. I risultati sull’efficacia della terapia vengono rilanciati oggi, in occasione della Settimana del fiocchetto lilla (10-15 marzo)

Anoressia. Dal Bambino Gesù nuove possibilità di cura con la stimolazione cerebrale non invasiva

Una delle più gravi patologie psichiatriche con un’incidenza crescente tra bambini e adolescenti, ad esordio sempre più precoce e con un alto indice di mortalità: si tratta dell’anoressia nervosa. Uno studio – appena concluso – condotto da clinici e ricercatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, apre nuove prospettive terapeutiche grazie all’uso della stimolazione transcranica a corrente diretta (tDcs), una tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva che ha dimostrato un impatto positivo sulla regolazione del comportamento alimentare. I risultati sull’efficacia della terapia, di prossima pubblicazione, sono stati anticipati nel corso di un convegno scientifico dedicato ai disturbi della nutrizione che si è tenuto lo scorso febbraio nella sede di San Paolo del Bambino Gesù e vengono rilanciati oggi, in occasione della Settimana del fiocchetto lilla (10-15 marzo) dedicata ai Dca (disturbi del comportamento alimentare).

Lo studio del Bambino Gesù. Il progetto di ricerca ha coinvolto 64 pazienti dell’Ospedale con diagnosi di anoressia nervosa, di età compresa tra i 10 e i 18 anni, per la maggior parte di genere femminile (62 su 64). La ricerca, avviata nel 2020 e conclusa nel mese di febbraio 2025, è stata condotta nell’ambito di un trial clinico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: uno trattato con placebo, l’altro con la tDcs, tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva che agisce sulla corteccia prefrontale, area chiave nel controllo del comportamento. La terapia, che consiste nell’applicazione di elettrodi che emettono una corrente continua di bassa intensità non percepibile dal soggetto stimolato, è stata somministrata per 6 settimane con 3 sedute settimanali della durata di 20 minuti.

Una terapia promettente. Lo studio ha evidenziato l’impatto positivo della terapia sulla regolazione del comportamento alimentare. I dati emersi indicano, infatti, che i partecipanti sottoposti alla stimolazione reale hanno mostrato un miglioramento significativo della sintomatologia dell’anoressia, con effetti stabili e progressivi fino a 6 mesi dopo la conclusione del trattamento. Al contrario, nel gruppo placebo, i miglioramenti osservati tendevano a ridursi nel tempo. In particolare, dal termine del trattamento fino a 6 mesi dopo, nel gruppo stimolato con tDcs si è osservato un miglioramento con la normalizzazione di molti sintomi psicopatologici associati al rischio di disturbo alimentare (insoddisfazione per il corpo, comportamenti compensatori inappropriati, desiderio di magrezza), così come senso di inadeguatezza, problemi interpersonali e affettivi o difficoltà psicologiche generali.

“Questi risultati suggeriscono che la stimolazione cerebrale non invasiva, affiancata alle terapie standard come il supporto psichiatrico, nutrizionale e psicologico, è in grado di potenziare l’efficacia dell’iter di cura”, sottolinea Floriana Costanzo, psicologa del Bambino Gesù e responsabile del progetto di ricerca. “La validità della tDcs, quindi, apre scenari innovativi nella lotta contro l’anoressia nervosa in età evolutiva. Grazie alla sua semplicità, sicurezza e basso costo, questa tecnologia potrebbe diventare un’opzione facilmente accessibile per migliorare le terapie esistenti e per favorire un recupero più stabile e duraturo”.

Il gruppo di studio. Lo studio, finanziato dal ministero della Salute nell’ambito del bando di Ricerca finalizzata giovani ricercatori, è stato condotto sotto la guida di Floriana Costanzo, psicologa responsabile del progetto di ricerca; dal team di clinici e ricercatori del Bambino Gesù appartenenti alle Unità operative semplici di Anoressia e disturbi alimentari e di Psicologia, le cui responsabili sono Valeria Zanna e Deny Menghini. I due team operano all’interno dell’Unità operativa complessa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza guidata da Stefano Vicari. L’indagine si è avvalsa anche della collaborazione della Fondazione Santa Lucia e dell’Università di Napoli Luigi Vanvitelli per l’analisi delle modificazioni cerebrali e dei cambiamenti nella risposta allo stress indotti dalla stimolazione. Il metodo e dati preliminari dello studio appena concluso sono già stati pubblicati sulle riviste scientifiche Frontiers in Behavioural Neuroscience e Journal of Eating Disorders e, relativamente alla sicurezza del trattamento, su Scientific Reports.

Problema in aumento. In Italia, oltre 3,5 milioni di persone soffrono di disturbi dell’alimentazione, di cui il 70% sono minori. Più di 300mila bambini presentano sintomi correlati, con un’età media di insorgenza intorno ai 12 anni e un preoccupante aumento dei casi tra gli 8 e gli 11 anni. “Ciò è verosimilmente dovuto – spiegano dal Bambino Gesù – sia all’abbassamento dell’età puberale nelle bambine che al sempre più diffuso impiego dei social network che facilitano confronti con modelli di bellezza irraggiungibili”Un’indagine del 2022 ha evidenziato che il 22% dei bambini e adolescenti manifesta disturbi alimentari, con una prevalenza maggiore tra le ragazze. Riguardo all’attività del Bambino Gesù, dal 2019 ad oggi il Centro per l’anoressia e disturbi alimentari ha registrato un aumento di oltre il 60% delle diagnosi per disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna). Più nel dettaglio, nel 2024 sono stati seguiti oltre 120 nuovi casi di giovani e giovanissimi affetti da anoressia nervosa.

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Fonte: Sir