Politica: p. Occhetta (Comunità di Connessioni), “lo sviluppo del locale possibile attraverso la riforma costituzionale”

“Nel tempo dell’epidemia, la paura e l’incertezza hanno fatto emergere le vulnerabilità strutturali in cui versa il Paese. Il virus ha aggredito i polmoni sociali e politici di una società ripiegata sul proprio individualismo, provata dall’erosione della classe media, dall’aumento dei poveri e dalla crescita di pochi ricchi”.

Politica: p. Occhetta (Comunità di Connessioni), “lo sviluppo del locale possibile attraverso la riforma costituzionale”

Lo scrive p. Francesco Occhetta, nell’editoriale  del giornale online della Comunità di Connessioni, in cui cita il recente Rapporto Censis, secondo cui il 3% degli italiani possiede il 34% della ricchezza del Paese. “La storia ci insegna che, quando la percentuale dei vulnerabili è troppo alta e la ricchezza rimane nelle mani di pochi, le rivolte sociali sono dietro l’angolo”.
Considerando il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione in deroga “misure analgesiche”, il gesuita evidenzia la necessità di “creare le condizioni per ‘il lavoro per tutti’”.

Ma avverte: “Non sono (solo) i consumi da rilanciare, noi stessi rischieremmo di finire consumati. La qualità della vita personale e sociale è da ripensare. Il sistema ha bisogno di una deframmentazione, come quella che si fa nei nostri computer. C’è bisogno di scegliere e decidere da quale parte stare”. Secondo p. Occhetta, poi, occorre decidere “se aderire a un nuovo Impero o allo ‘sviluppo del locale’”. “Quest’ultimo è possibile attraverso una serie di riforme, a partire da quella costituzionale, passando per quella del sistema industriale e finanziario fino a una nuova politica dei territori”.

Una considerazione che nasce alla luce del Southworking: “La sostenibilità esige politiche di solidarietà a partire da quei beni comuni che non possono essere gestiti solamente secondo logiche di mercato”. Infine, la scelta di “aderire alle dure ‘leggi del dialogo’ per rinunciare a ogni forma di violenza”. “Dobbiamo renderci conto che un mondo, quello che abbiamo conosciuto, in cui abbiamo creduto e vissuto, è finito – conclude p. Occhetta –. Ricominciare un ciclo nuovo, guidato da comunità culturali preoccupate di ‘coltivare persone’, e non di ‘sedurre clienti’, è ancora possibile. Occorre però ritornare a impegnarsi direttamente”.

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Fonte: Sir