Un Natale per riscoprire ciò che conta davvero

Provare la mancanza di ciò che dà colore alla vita, ci serva per migliorare la nostra realtà

Un Natale per riscoprire ciò che conta davvero

Pensando alle limitazioni del Dpcm che ci accompagnerà da qui al 7 gennaio, molti di noi si saranno sentiti sull’orlo dello sconforto. Natale di coprifuoco, veglione di Capodanno interdetto. Tutti dentro il proprio comune e la propria regione. E poi l’orizzonte di un mese, un tempo assai lungo in un contesto di paura, cautela, sofferenza e limitata libertà. Ma di tempo ne passerà molto di più da oggi a quanto potremo tornare a incontrarci senza dubbi, a toccarci, addirittura ad abbracciarci.

In estate, ce lo ha spiegato bene il ricercatore Vittorio Pelligra, appena l’illusione che tutto fosse finito ci ha presi, ci siamo dati alla pazza gioia, con le conseguenze che vediamo. Colpa dell’esaurimento dell’Io. Portare pazienza, porre massima attenzione, comprendere le ragioni di nuovi limiti: tutto questo è faticoso. E molto. Il fattore tempo è fondamentale, non vediamo l’ora di spezzare le catene. Così comprendiamo che a contare non è solo l’intensità di un evento, ma anche quanto questo si perpetua nei giorni, nelle settimane, nei mesi. Per quanto complesso sarà convivere con Sars-Cov-2, dobbiamo provare con tutti noi stessi a cogliere l’occasione.

Di fronte a noi c’è un tempo unico in cui percepire l’assenza di tante cose che danno tono e colore ai nostri giorni, prima di tutto le relazioni. Proviamola dunque fino in fondo questa mancanza, per poi trarne l’energia per incrementare, sviluppare, migliorare, riannodare i rapporti vitali che abbiamo.

E approfittiamo per gettare lo sguardo su tutte le fragilità che la pandemia ha fatto emergere con forza. Il desiderio che tutto torni come prima è fallace, perché il nostro prima non era perfetto, anzi: pensiamo all’emergenza climatica, all’enormità dei morti sul lavoro, alla cultura che declassa la donna, alla sterilità di un Paese che non fa più figli. Una proposta: proviamo ad abitare il vuoto che proviamo, senza mascherarlo con shopping e luccichii.

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