Se Dio esiste, ed è il Signore della storia, non possiamo liquidare il 2020 come un anno da dimenticare, perché anche in questo 2020 il Signore c’è stato, anche in questo anno ci ha accompagnato e ci ha elargito le sue grazie. Se riusciremo ad apportare mutamenti sostanziali della società, nei consumi e nelle relazioni, il merito andrà ascritto a quanto abbiamo patito in quest’anno: sempre che accettiamo, per il momento, di custodirne in noi la memoria resa grata da uno sguardo pasquale
Idee
LE PAROLE DEL 2020. Mai come in quest’anno, nella percezione della povertà, si è allargato il divario tra poveri, imbroglioni o sdraiati sul divano. A farne le spese, però, è anche la reputazione delle misure strutturali. E mentre si pensa agli adulti, i minorenni in povertà diventano gli “invisibili” della pandemia
“Il risultato è sicuramente importante perché finalmente si supera la logica del bonus ,che ha contraddistinto in questi ultimi anni le politiche familiari, e apre a una dinamica certamente più strutturale”.
Ondata dopo ondata, anche la sanità padovana è contagiata dall’effetto Covid.
Ogni giorno ci si cura sempre meno del servizio pubblico ai limiti del collasso. Ogni settimana contano più i colori della libertà individuale rispetto alle strategie sulla salute collettiva. Fra Natale e Capodanno, però, il governo dell’emergenza sta già cambiando...
Dichiarazioni del presidente nazionale Massi, dei vicepresidenti nazionali e di tutti i presidenti regionali della più rappresentativa organizzazione di categoria del settore sociosanitario, con centinaia di Rsa associate
“Nell’anno dell’epidemia la paura e l’incertezza hanno fatto affiorare molte delle vulnerabilità strutturali in cui versa il Paese. Il virus ha aggredito una società che era in debito di ossigeno e ripiegata nel proprio individualismo”.
In questo anno pieno di tristezze e di preoccupazioni per la pandemia, con la conseguente crisi economica, è possibile suggerire una visione che dia speranza guardando futuro
Insieme a Papa Francesco, vogliamo credere e sperare che da questa crisi attuale emergerà una nuova umanità capace di riconoscere ad ogni essere umano il diritto di vivere con dignità. La “civiltà dell’Amore” non è un’utopia. Essa infatti ha le sue radici nel cuore del Dio Bambino. Lui sa cosa significa essere perseguitati, odiati, esclusi, scartati e non voluti. Ma in quella notte, ha brillato una Luce che ha avvolto il mondo, ricordando per sempre che tutti gli uomini, partendo dai più fragili e indesiderati, sono amati dal Signore. Dobbiamo ripartire da Betlemme quindi, per fermare la strage degli Innocenti. Solo così potrà risplendere il candore della luce che nasce dal cuore dei bimbi, la sola luce che può ancora guarire le ferite del cuore umano
L’ultimo a far parlare di sé è stato, qualche settimana fa, l’arenavirus che provoca la “febbre emorragica del Chapare”, nel cuore della Bolivia. Qualcuno, con macabra ironia, lo ha subito ribattezzato il virus Evola, cogliendo la coincidenza tra alcuni nuovi casi e il ritorno dell’ex presidente Evo Morales nella sua roccaforte, il Chapare appunto. Provocato da un tipo di ratto, il virus può propagarsi tra uomo e uomo e ha provocato all’interno della Bolivia qualche circoscritta vittima, a partire dallo scorso anno. Questo arenavirus (che in realtà, provocando una febbre emorragica, ha qualche punto di contatto con l’Ebola) è solo di uno dei diversi “candidati” a essere “il prossimo”. Cioè, il prossimo virus a provocare un’epidemia su larga scala. Su una cosa, infatti, molti esperti convengono: se, come appare plausibile, il mondo in futuro sarà interessato da altre epidemie o addirittura pandemie, è possibile, se non probabile, che esse possano provenire non solo dalla Cina, ma anche dall’Amazzonia
P. Rinaldo Paganelli, sacerdote dehoniano, ha pubblicato il libro dal titolo "Rinascerai" sul "tempo sospeso" del confinamento come "dono di grazia": "Abbiamo la possibilità di coniugare il nostro silenzio al silenzio di Dio, spazio bianco tra le sue parole perché possano essere intese e calate dentro il nostro cuore"
Gesù nasce ancora perché la vita non può essere fermata, perché la vita è più forte delle regole, delle paure, delle cadute e delle ferite, perché la vita è più forte anche della morte e sarà proprio questo bambino a svelarcelo. Gesù nasce comunque, perché non esiste notte che non possa essere trasformata dalla Sua presenza. Non esiste buio che non possa essere rischiarato dalla luce di una stella giunta alla fine della ricerca, non esiste silenzio che non possa essere riempito da canti, non esiste solitudine che non possa essere abitata. Gesù è nato anche quest’anno, soprattutto quest’anno perché l’uomo possa riscoprire l’immenso amore del creatore che non ha paura di assumere la forma di uomo, ora, adesso, in mezzo alla pandemia, in mezzo all’isolamento, in mezzo alle paure
“Nessuno si salva da solo”. “Abbiamo bisogno l’uno dell’altro, per porre fine alla pandemia, per costruire un’economia più verde e più giusta, per porre fine alla distruzione del Creato”.
Chi crea presepi lo sa bene: ogni anno c’è sempre qualcosa di diverso. Una sorpresa inaspettata. Un’idea nuova o un ricordo che riaffiora. Così dal fondo di un armadio, torna alla luce la scatola di Natale, dove ogni anno, escono e rientrano i simboli del presepio. Una rinascita, che molto spesso conserva lo stupore infantile di riaprire quel mondo rinchiuso in una scatola, che può custodire le vecchie statue dei nonni, di papà e quelle più nuove dei nipoti di oggi.
Quale luce di speranza può venire da questo Natale inedito, sul quale incombono le tenebre di pandemia, disoccupazione, crisi sociale e incertezza del futuro? "E' la luce che avvolse i pastori nella notte", dice al Sir p. Ermes Ronchi, rilanciando l'incoraggiamento degli angeli a non temere. "In stagioni desolate come la nostra è importante aggrapparsi a queste parole". "Se io credo che il filo della vita sia saldo nelle mani del Signore, può accadere di tutto ma io non posso temere", anche perché, aggiunge, "nel nostro Dna c'è il cromosoma di Dio". E sull'anticipazione della messa della notte: "Non si tratta di rievocare un istante ma un mistero".
Il missionario comboniano ha dato alle stampe un nuovo libro dal titolo accattivante: “Libera nos Domine. Sulla globalizzazione dell’indifferenza e sull’ignoranza dell’idiota giulivo”. Ovvero "il semplificatore, colui che divide lo scenario tra buoni e cattivi e a cui manca la capacità di comprendere la complessità del mondo inteso come villaggio globale”. Nel tempo del Covid, e oltre, occorre scommettere di nuovo su formazione, cultura, dialogo. "Alla comunità cristiana, come d’altronde a tutte le agenzie educative in campo, il compito di contrastare questo indirizzo promuovendo l’esercizio del pensiero, influenzato e illuminato, nella fede, dallo Spirito Santo"