Idee

I retroscena di palazzo hanno prediletto il voto regionale, la tenuta della maggioranza, Zingaretti che si rinforza e Salvini che magari cresce ma non riesce mai ad assestare l’attesa spallata. Ma il vero cambiamento a cui bisognerebbe guardare è quello determinato dal voto referendario, sia per gli effetti pratici sia per il processo che dovrebbe adesso innescare.

“Si va verso un ridisegno degli equilibri del sistema politico”. Il giorno dopo il referendum costituzionale e le elezioni amministrative, l’analisi di Paolo Pombeni, storico e politologo tra i più autorevoli, guarda avanti, oltre l’impatto immediato della tornata elettorale. E invita a essere prudenti nel valutare le prospettive di medio e lungo periodo. E sullo schiacciante "sì" del Referendum avverte: “Non credo che molti tra coloro che hanno votato Sì lo abbiano fatto per attivare una stagione di riforme. Penso piuttosto a un’ultima fiammata populista”

Il 20 settembre 1870 si è consumato un conflitto: una breccia aperta col cannone, a pochi passi dalla Porta Pia disegnata da Michelangelo, con lacune decine di morti tra soldati italiani e zuavi pontifici. Il conflitto si è protratto per quasi cinquant’anni sul piano diplomatico, fino alla Conciliazione, l’11 febbraio 1929, quando il Trattato Lateranense ha riconosciuto la sovranità dello Stato della Città del Vaticano, che ormai non aveva nulla in comune con l’antico Stato della Chiesa. Ora, centocinquant'anni dopo, bisogna interrogarsi sul futuro, la prospettiva di questa città nella sua triplice dimensione cattolica e religiosa, italiana, universale. Una città chiamata, soprattutto in questa stagione di crisi prolungata in cui versa, direi a partire dal duemila, con il grande giubileo, a “diventare ciò che è”, ovvero un grande segno positivo

Forse don Roberto non si accorgeva del grande dono che aveva di parlare al cuore di chiunque incontrasse. Era per lui del tutto naturale, comunicava così la bellezza dell’essere prete, dell’essere in colloquio permanente con Dio, dell’essere lieto di incontrare i poveri sulle strade del centro, nelle periferie esistenziali, nei luoghi della sofferenza, della reclusione, dello sfruttamento, dello scarto. Una comunicazione totalmente altra rispetto a quella che si è mossa attorno alla sua uccisione e che spesso ha rivelato l’incapacità di comprendere e raccontare l’essenziale di una vita e di una morte. Nel cielo sopra la città lo sguardo di questo prete è sempre più una domanda e sempre più una risposta

Il Forum del terzo settore della Lombardia ricorda le difficoltà e la solitudine vissute dal sacerdote comasco ucciso da un senza tetto. “Era solo come sono soli tutti gli operatori di giustizia quando non sono sostenuti da politiche sociali adeguate”. Oggi i funerali