Idee

La crisi dei partiti nasce soprattutto dalla mancanza di una reale disponibilità al confronto con la società civile. Un confronto autentico, non strumentale. È questo uno dei messaggi validi per l'oggi che si possono ricavare dalla lettura del nuovo libro di Paolo Pombeni, storico e analista politico tra i più autorevoli: “L'apertura. L'Italia e il centrosinistra (1953-1963)”. “Allora – dice al Sir Pombeni riferendosi agli anni approfonditi nel volume edito da “Il Mulino” – c'era un'interazione molto forte con il retroterra sociale e culturale. Oggi i partiti sembrano interessati a cercare persone che contribuiscano al teatrino delle maschere più che a un dialogo effettivo con i mondi esterni. Non c'è afflato di pensiero”.

“Dal 1° marzo le famiglie che non hanno presentato la domanda perderanno gli assegni al nucleo familiare, le detrazioni e i vari bonus che c’erano precedentemente. Proprio per questo la misura non è partita il 1° gennaio e sono stati previsti due mesi di transizione”, spiega al Sir il presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari. Secondo i dati Inps, al 21 febbraio sono state presentate 2.280.705 domande di assegno unico per un totale di 3.801.040 figli

Aldo Ferrari, esperto Ispi: “Le guerre si scatenano perché si pensa di poterle vincere o perché fatto il conto dei danni e dei guadagni vale la pena farle. Razionalmente sia per la Russia che per l’Occidente, questa condizione non c’è. Però nella storia esiste anche la dimensione dell’irrazionale e il discorso ieri sera di Putin era un discorso preoccupante. L’ho seguito in russo e ho potuto notare quanto il tono del linguaggio fosse rigido, gelido come di qualcuno che avesse una rabbia trattenuta. Iniziare a parlare rivendicando che l’Ucraina è parte della Russia, è un atteggiamento che non lascia preludere buone notizie”

In Parlamento è aperto il cantiere della cosiddetta riforma Cartabia che, per accelerare l'iter, ha preso la forma di emendamenti al testo che porta il nome del suo predecessore, Alfonso Bonafede.

Il povero puzza. A volte è molesto. Quasi sempre fa paura, specie perché sbatte in faccia l’ingiustizia e lacera per un istante la bolla dell’indifferenza. Eppure è proprio il volto del povero quello più simile a Gesù. Lo ha insegnato Madre Teresa di Calcutta nella sua opera e lo ha imparato nelle strade romane Angelo Romeo, docente di Sociologia all’Università Guglielmo Marconi e alla Pontificia Università Gregoriana, che nel libro “Mani tese” (Tau edizioni) ripercorre i primi anni di contatto con chi dalla società è considerato ultimo, ma che lui chiama “amici”, e descrive quelli più recenti dell’associazione Missione solidarietà creata insieme ad altri volontari

Nel dibattito attuale sull’eutanasia ad essere coinvolti sono due piani distinti che non dobbiamo confondere se vogliamo mettere a fuoco la posta in gioco: nel caso dei malati terminali si parla di una condizione clinica che chiede soluzioni in ambito medico, di assistenza e cura. E su questo, cure palliative, terapia del dolore, hospice, supporti assistenziali a domicilio sono risposte efficaci. Ma le leggi sulla morte assistita di cui si discute fanno perno su un altro livello: l’obiettivo non è l’eliminazione del dolore fisico ma il diritto di decidere sulla propria vita

La Corte costituzionale ha dichiarato ammissibili cinque degli otto referendum abrogativi che gli erano stati sottoposti. Riguardano tutti l'ambito della giustizia. Su tali quesiti si voterà in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi e per la validità della consultazione sarà necessario il quorum della metà più uno degli elettori. Ha invece dichiarato non rispondenti ai requisiti costituzionali quelli che puntavano ad abolire il reato di omicidio del consenziente, a depenalizzare la coltivazione della cannabis e a introdurre la responsabilità civile diretta dei magistrati

Un'invasione non risolverebbe nessun problema in modo stabile e duraturo e ne creerebbe di nuovi a tutti gli attori di questo confronto, senza contare i drammatici costi umani d'una qualsiasi azione militare, morti, feriti, rifugiati. Una buona ragione in più per pensare che non avvenga: nessuno nell’Ue e nella Nato vuole morire per Kiev né morire di freddo per Kiev. Ma la tensione parossistica di queste ore espone al rischio di errori di valutazione e di provocazioni: è tempo di innescare una de-escalation, per sottrarsi al vortice dell'esasperazione