Idee

Rottura del patto sociale persona-comunità, mancanza di educazione all’interiorità, estromissione del principio di trascendenza. Queste, per l’antropologo Mario Pollo, le cause del vulnus educativo davanti agli occhi di tutti. Quando l’educazione si riduce a “mera didattica”, tra iper-individualismo, mancanza di senso e derive nichiliste, il disumano prende il sopravvento sull’umano, spiega in un’intervista al Sir commentando la vicenda del quindicenne di Senigallia, vittima di bullismo, che si è tolto la vita. E si chiede: "Quanto educhiamo a costruire relazioni autentiche con gli altri?"

Cosa fare per non essere complici? Dobbiamo avere il coraggio di scegliere soltanto consumi compatibili con la dignità delle persone: perché più basso è il prezzo che paghiamo noi, più alto rischia d’essere quello pagato dai lavoratori. Dobbiamo avere la forza di denunciare le complicità agli alti livelli: dagli imprenditori “presentabili” che rifiutano di vigilare sulle assunzioni in subappalto, agli amministratori “ciechi” che non vogliono rovinare la reputazione dei loro territori, fino ai manager della grande distribuzione che strozzano le produzioni agricole sostenibili

Caro direttore, purtroppo, molto spesso, vigliaccamente, si verificano azioni di sciacallaggio a danno soprattutto di anziani. Loschi personaggi senza scrupoli, falsamente “mascherati” da operatori sanitari, da funzionari pubblici, da amici di figli o nipoti, telefonicamente o intrufolandosi nelle abitazioni per effettuare ingannevoli controlli ambientali, rubano soldi e oggetti preziosi. Sono a tutti gli effetti incresciosi atti di violenza non solo psicologica, in alcuni casi anche fisica.

«La felicità è davvero l’opposto della sofferenza?». È la riflessione fondamentale secondo Parolin, per riconoscere una base comune tra tutti gli individui. La disabilità non è debolezza All’interno del 52° congresso della Simfer, a Padova, il cardinale Pietro Parolin ha tenuto una lectio magistralis sulle sfide etiche della moderna medicina tra tecnologia e solidarietà

Le strutture penitenziarie venete superano del 135 per cento la loro capienza. Nonostante le criticità, uno spiraglio tra le sbarre: «Ci vogliono rapporti umani». Sovraffollamento, suicidi e carenze strutturali nelle carceri italiane mettono in crisi i principi costituzionali sulla rieducazione e sulla dignità delle donne e degli uomini detenuti

Prima o poi doveva accadere. A pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, i miei due gemelli di sette anni mi hanno posto la fatidica domanda: «Papà, ma come fa a formarsi il bambino nella pancia della mamma?!». Di certo non mi aspettavo di dover discutere di concepimento e gravidanza a quest’età e – sebbene né io né mia moglie abbiamo pensato per un attimo di rifugiarci nelle favole della cicogna o delle foglie del cavolo – non posso nascondere di aver provato un certo imbarazzo davanti a questi interrogativi.