Il “cuore in fiamme” è il Sacro Cuore, cioè il cuore di Cristo. Allora sì che si può parlare del cuore in fiamme come simbolo dell’amore passionale, se ci si riferisce alla Passione di Dio per l’uomo, cioè alla sua Pasqua compiuta per noi, per amore nostro. Usiamolo questo “cuore in fiamme”, ma usiamolo bene, per dire come stiamo con Dio, con i fratelli, cosa vorremmo con loro e per loro; in questo ho avuto una bella lezione da quei giovani di cui sopra, che con la disinvoltura di una generazione nativa digitale volevano semplicemente esprimere al loro padre spirituale un sentimento di comunione radicato in alto e molto profondo
Idee
“Dopo la terza giornata di colloqui emerge che non ci sono passi avanti. Tutte e due le delegazioni hanno detto che non hanno ottenuto quello che speravano, però si rivedranno a breve. Vuol dire sostanzialmente un nulla di fatto. Purtroppo questo accade in una giornata in cui si delineeranno alcune dinamiche di questa guerra, che è già atroce ma che rischia di diventare ancora più atroce”.
Nel momento che stiamo vivendo, mette i brividi anche solo il pensiero di una crisi di governo.
Serve l’attenzione a non avvelenare l’aria già tesa del nostro tempo, introdotto, con la pandemia, a una mentalità di guerra, foriera di un maccartismo strisciante che vede disertori e quinte colonne in quanti si permettano il lusso della ponderazione.
Gli echi del conflitto russo-ucraino si avvertono anche nel Continente latinoamericano. L’attenzione prioritaria è posta sulla Colombia e sul Venezuela, l’incognita è il Brasile di Bolsonaro
Il Ministero ha preparato una Nota contenente le prime indicazioni per l’accoglienza all’interno delle scuole degli studenti ucraini in arrivo nel nostro Paese.
Serve una consapevolezza maggiore di famiglie e istituzioni scolastiche sull’importanza di non lasciare soli i nostri ragazzi.
La preghiera del credente e quella del non credente si incontrano, diventano invocazione e impegno a tenere viva la speranza.
Quanto deciso giovedì dalle delegazioni russa e ucraina con la prospettiva di rivedersi in questo week end “non è molto ma non è poco, considerato anche che il livello delle due delegazioni sta crescendo.
Spegnere il televisore o rifiutarsi di guardare lo notizie online non funziona in un mondo in cui la connessione è condizione costitutiva delle nostre vite collettive. La soluzione, per quanto scontata (e difficile da realizzare), resta una sola: l’educazione. Non all’on e all’off o agli strumenti, ma anzitutto allo sguardo e al cuore. E a tutte le categorie dell’umano che rifiutano la violenza e la disumanità
Luciano Bozzo, professore di relazioni internazionali e studi strategici presso l'Università di Firenze, spiega le mosse compiute e i delicati equilibri che hanno portato al secondo tavolo di negoziato, con il risultato di una tregua per consentire dei corridoi umanitari. Dieci giorni prima dell’attacco all’Ucraina, il docente era fra i pochi a mettere nero su bianco prevedendo la mossa di Putin
Condanna per gli episodi di discriminazione razziale contro gli africani che fuggono dal conflitto. Il presidente Crestani: "Non pensavamo mai di dover assistere a racconti di persone che non riescono a mettersi in salvo, a salire sui pullman per andare in Polonia, a gruppi di persone aggredite nelle stazioni"
Dalla dispersione scolastica alle difficoltà educative, passando per l’avventura dell’incontro diretto con i ragazzi. La riflessione di Vinicio Albanesi (presidente della Comunità di Capodarco) sul senso profondo di abbandono che vivono i nostri adolescenti
“Quando ho acceso la radio, giovedì scorso, mi si è spezzato il cuore, come è capitato a tutti. Non riuscivo a credere che Putin avesse davvero attaccato la mia gente”. Il vescovo Kenneth Nowakowski è l’eparca della comunità greco-cattolica ucraina del Regno Unito e responsabile della cattedrale della Sacra Famiglia a Londra. “Sono profondamente grato a Papa Francesco per tutto quello che sta facendo per il popolo ucraino. Il suo esempio è stato fonte di ispirazione per noi”, dice l’eparca al Sir, “Vladimir Putin andava fermato prima. Questa guerra è cominciata nel 2014, con l’annessione della Crimea, ma, nello spazio di poco tempo, l’Occidente si è abituato al conflitto ed ha addirittura dimenticato che fosse in corso”.
Appello di Gisella Trincas (Unasam): “Far passare Putin per folle è elemento di grave stigmatizzazione verso chi vive la condizione di sofferenza mentale: non appiccicare l'etichetta di pazzo per spiegare comportamenti”