In un contesto già segnato da una stanchezza diffusa di fronte alla pandemia, di tutto abbiamo bisogno fuorché di partiti che per motivi elettoralistici si mettano a strumentalizzare il disagio.
Idee
Quando l’impensabile raggiunge, che fare? Incredulità, sgomento, interrogativi che premono. Serpeggia continuamente “perché?”. Perché si scatenano distruzioni come l’attuale? Non siamo disinformate ma ci rendiamo conto che molto ci sfugge e quanto più tentiamo di capire, tanto più ci sfugge. Ci poniamo in ascolto e fremiamo per entrambi i nostri fratelli e sorelle che combattono. Sono persone come noi che vivevano un quotidiano normale, fra vita di famiglia e vita di lavoro, intessendo relazioni, coltivando interessi. In un attimo tutto viene distrutto o, quanto meno, impedito gravemente
Il digiuno è il modo con cui vogliamo provare a sospendere per un po’ l’anestesia, andando a toccare il disagio sapienziale che può insegnarci che la vita non ce la diamo da soli, e che tutto, anche un tozzo di pane quando hai fame, è un dono pieno di gioia per cui ringraziare. Tutto è dono, quando smetto di arraffare. Nulla è scontato, quando non ho più nulla. Due anni fa iniziammo la Quaresima in quarantena, e fummo messi a digiuno di relazioni, contatto fisico, libertà di movimento: abbiamo capito, in questi due anni, quanto queste cose siano doni non scontati, e che possiamo fare a meno di molte delle altre cose con cui di solito proviamo ad anestetizzare la paura?
Leopoli. Don Moreno Cattelan, missionario orionino padovano: «Vorremmo andare a salvare i nostri bambini a Kiev, ma sarebbe troppo pericoloso. Viviamo con questo patema»
Il lavoro visto come una prigione, non funziona. Così si conferma una tendenza della crescita delle dimissioni volontarie.
Parlare di alleanza educativa è forse scontato – lo si dice spesso – ma resta il termine più adeguato da considerare.
L’Italia e l’Europa devono fare i conti con la necessità di assicurare gli approvvigionamenti essenziali ma anche con quella di non elevare muri pericolosi.
L’aggressione all’Ucraina è scoppiata mentre da alcuni mesi era in corso la “Conferenza sul futuro dell’Europa” di cui, purtroppo poco si parla e si è parlato nel nostro Paese.
“Molti hanno dato per scontato che Putin volesse una guerra lampo ma è ora di cominciare a immaginare qualcos’altro. I russi avanzano lentamente e puntano alle città industriali, alle centrali nucleari e alle infrastrutture decisive. Credo vogliano prendersi tutto fino al fiume Dnepr, per avere un confine naturale che oggi non c’è fra l’Ucraina e la Russia nel Donbass”.
Si è capito in queste settimane quanto la dipendenza da una materia prima indispensabile possa ridurre l'autonomia di un Paese o di un'area economica. Non è un caso se i governi dedicano sempre più attenzione alla necessaria "sicurezza alimentare" (cibo a sufficienza per sfamare la popolazione con scorte adeguate). O alla "sicurezza energetica" , cioè fonti di vario tipo che permettano alle famiglie e alle imprese di vivere, muoversi, produrre. Gli economisti si stanno chiedendo se l'attacco di Mosca, le sanzioni e le contro-sanzioni stiano chiudendo la stagione della globalizzazione che, fra critiche e controindicazioni, si era rafforzata negli ultimi tre decenni.
L'Aopi si unisce agli appelli di tutti gli ospedali pediatrici del mondo: "Molti bambini ucraini sono in queste ore già presi in carico dalle nostre strutture". Pronti ad assicurare le cure necessarie
“Trovo davvero spropositato che il Parlamento italiano voglia trasformare luoghi di cura e terapia in strutture dove si somministrano farmaci per sopprimere vite umane”. Lo afferma al Sir Alberto Gambino, professore ordinario di diritto privato all’Università Europea di Roma e presidente di Scienza & Vita, commentando il voto in corso alla Camera sul ddl Bazoli in materia di fine vita.
Si tratta, spiega al Sir il direttore scientifico di Greenaccord, di “un punto di partenza importantissimo, verso il riconoscimento di quella verità, non solo etica ma anche scientifica, che la vita sulla Terra riguardi tutti gli esseri viventi, senza esclusione alcuna né distinzione fra animali, vegetali, in quanto la vita di ciascuno, anche quella umana, è inscindibilmente legata alla vita di ogni essere vivente”.
È difficile parlare della guerra ai bambini, è difficile parlargliene senza metter loro paura. Nelle scuole, nelle famiglie, qualcuno prende coraggio e affronta questi argomenti, poi i pensieri rimangono lì, sospesi nella testa di bambini che, nel tempo, li rielaborano e in ogni occasione devono trovare un sostegno, una parola di speranza, la possibilità di esserci e di dare il proprio contributo portando qualcosa a chi non ha più nulla, o accogliendo con un sorriso il coetaneo che apre la porta della classe per un nuovo primo giorno di scuola
Dopo il Covid anche la guerra in Ucraina è entrata negli occhi e nell'immaginario dei nostri bambini. Maria Pontillo, psicoterapeuta dell’Uoc di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù, parla di "ragazzi interrotti", costretti a continuare a vivere in un mondo "sospeso". Cruciale il ruolo dei genitori nell'accoglierne le paure e nel rassicurarli: "Oltre alle forze in guerra, ci sono forze che stanno lavorando per la pace". Gesti di solidarietà verso i coetanei meno fortunati possono stimolare nei bambini l'empatia e far sentire che, nel proprio piccolo, ognuno può fare qualcosa di bello per chi sta soffrendo