Dai territori e dai piccoli comuni le sfide per un’economia a misura d’uomo
“Soluzioni e Tecnologie per i piccoli Comuni e le aree montane” è il rapporto che si inserisce nell’ambito dell’attività dell’Osservatorio di Officina Italia: 44 buone pratiche che dimostrano come l’uso della tecnologia sia il fattore abilitante delle comunità sostenibili. Non a caso hanno a che fare con i piccoli comuni il 92% delle Dop o Ipg. Realacci: “C’è un’Italia che sfida le crisi e si afferma senza perdere la propria anima”
“Soluzioni e Tecnologie per i Piccoli Comuni e le aree montane” è il titolo del rapporto che si inserisce nell’ambito dell’attività dell’Osservatorio di Officina Italia, promosso da Fondazione Symbola, Fondazione Hubruzzo e Carsa, con il patrocinio di Anci, Uncem, Touring Club Italiano, Fondazione Garrone, Fondazione Cariplo, Federparchi, Coldiretti, Legambiente, Ance, CNA PCC, CNI, CNGG, Mobility in Chain, Linfa, Andropolis, Comunità Montana Valle Trompia, Cgil, Cisl, Uil, e che è stato presentato ieri da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Enzo Bianco, presidente del consiglio nazionale Anci; Sergio Galbiati, presidente della Fondazione Hubruzzo; Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale; Vanessa Pallucchi, portavoce Forum Terzo Settore; Lino Gentile, responsabile Anci Aree Interne.
Il rapporto riprende e sviluppa l’esperienza decennale maturata nelle ricostruzioni dell’Appennino centrale prima con Officina L’Aquila per il sisma del 2009 e poi con Ricostruire il Piceno, Abitare l’Appennino per il sisma 2016/17 e affronta il tema delle aree del Paese interessate da processi di indebolimento economico, sociale e demografico. È un rapporto coerente con la filosofia della legge Realacci (158/2017) sulla valorizzazione dei piccoli comuni, che rimane ancora largamente inapplicata ma che indica proprio nei territori cosiddetti “marginali” un punto di forza per il futuro dell’Italia.
La messa in sicurezza del territorio rappresenta infatti una condizione fondamentale ma non sufficiente per assicurare condizioni di abitabilità in contesti interessati da antiche e nuove vulnerabilità; da quelle sismiche e idrogeologiche a quelle ambientali conseguenti agli effetti della crisi climatica. Un territorio rappresentativo di realtà prevalentemente montane ed alto collinari - che interessa ben il 66,8% della superficie nazionale non riconducibile a periferia delle grandi conurbazioni urbane - chiamate a svolgere un ruolo decisivo nella risposta alle sfide poste dalle crisi climatica e pandemica; dalle politiche di mitigazione legate alle opportunità offerte dall’economia circolare a quelle di adattamento necessarie per continuare ad assicurare l’erogazione di servizi ecosistemici, fino alla costruzione di nuovi equilibri territoriali e sociali capaci di innalzare il livello di anti-fragilità delle nostre società.
“Nel grande mosaico di un’economia a misura d’uomo, come recita il Manifesto di Assisi, necessaria per contrastare le sfide che abbiamo davanti come la pandemia, la crisi climatica e la drammatica crisi prodotta dall’invasione dell’Ucraina – ha affermato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola - le 44 tessere presentate in questo rapporto confermano il contributo decisivo che può venire dai territori e dalle comunità. C’è un’Italia che sfida le crisi, compete e si afferma senza perdere la propria anima. I piccoli comuni sono parte importante della nostra identità. Mi sono battuto per avere una legge sui piccoli comuni e ora c’è. Un comune è il suo campanile, la sua comunità, i suoi servizi. Servono scuole, un nuovo modello di sanità, uffici postali, piccoli esercizi commerciali, banda larga anche per attrarre i giovani e creare nuove imprese: un’economia più forte proprio perché più a misura d’uomo. Un'Italia che fa l'Italia e si muove entro le chiavi proposte dal Next Generation EU per affrontare la crisi e rilanciare l'economia: coesione, transizione verde e digitale”.
“I piccoli Comuni sono l’ossatura, la spina dorsale che sostiene i nostri territori sempre di più messi a dura prova dalle grandi sfide globali: dai cambiamenti climatici alla pandemia, dalla transizione digitale e alle grandi crisi umanitarie, come quella che purtroppo stiamo vivendo con la guerra in Ucraina. In questo scenario, in cui i sindaci sono sempre più protagonisti, le politiche pubbliche devono andare nella direzione della tutela e della cura dei territori per renderli sicuri e vivibili. Solo così potremo garantire servizi fondamentali e contrastare lo spopolamento che investe i nostri borghi che dimostrano di non arrendersi mai - ha sottolineato il presidente del Consiglio nazionale di Anci, Enzo Bianco -. Le esperienze presentate oggi sono la testimonianza che nei piccoli Comuni si sperimentano le soluzioni più innovative che vanno nella direzione della collaborazione con le comunità locali per rispondere alle crisi del nostro tempo. Cittadini, associazioni locali, piccole aziende e Università di concerto con l’amministrazione locale sono protagoniste di buone pratiche ed esperienze di cura condivisa dei beni comuni e del territorio mettendo in atto un nuovo modello di governance locale centrata sul ‘noi’ e sulla collaborazione. La crescita e lo sviluppo delle aree interne e dei piccoli Comuni – ha concluso Bianco - rappresenta dunque una sfida decisiva che investe il paese intero: dobbiamo mettere a sistema energie e risorse per rispondere in modo efficace e concreto al nostro tempo anche in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
Il report: 44 buone pratiche relative a 11 ambiti tematici. L’importanza dell’innovazione
Attraverso la presentazione di 44 buone pratiche relative ad 11 ambiti - prevenzione e sicurezza, gestione delle acque e servizio idrico, energia, agricoltura, foreste, agroalimentare, cultura e turismo, interconnessione e networking, servizi alla comunità, scuola e formazione e mobilità - dal rapporto emerge come l’innovazione sia una chiave per la trasformazione delle sfide in opportunità per contesti depositari di un immenso patrimonio storico, artistico, ed enogastronomico, della quasi totalità delle aree protette italiane, in cui abbondano risorse boschive ed idriche. “Una nuova civitas che nasce da una visione circolare dell’economia e della società in grado di rivitalizzare territori e comunità – si legge -, anche grazie al ripensamento e rafforzamento dei servizi al cittadino - primi tra tutti quelli sanitari, scolastici e di trasporto necessari a rendere migliore la vita delle persone - coerente con la visione e gli obiettivi della legge Realacci (158/2017) per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni".
Il rapporto è ampio sia dal punto di vista delle tecnologie che dei soggetti presi in esame: dalle strategie promosse da soggetti pubblici e privati, università, centri di ricerca e start up promotrici di innovazioni e studi, per arrivare alle realtà non-profit. Un panorama dal quale emergono il ruolo cruciale, la funzione rigenerativa - anche rispetto alle città - e la spinta verso il futuro dei territori. Sono state selezionate esperienze e soluzioni persino futuribili, come alcune applicazioni della blockchain o dei big data per il monitoraggio dei territori e la semplificazione dell’apparato burocratico o per migliorare la tracciabilità delle filiere agroalimentari.
Tre i parametri chiave adottati: il primo territoriale relativo alla loro applicabilità nelle aree meno densamente abitate e urbanizzate; il secondo riguarda l’innovatività (digitale, tecnologica o di modello); il terzo attiene alla replicabilità. “Si tratta di soluzioni human centered che vedono l’uso della tecnologia principalmente come fattore abilitante delle comunità – si afferma -, sostenibili dal punto di vista ambientale ma anche per facilità d’uso e convenienza. Elaborate e realizzate in larga parte nei piccoli comuni si tratta di soluzioni che possono trovare un’applicazione nei diversi contesti montani e in particolare nell’Appennino centrale interessato dal Programma unitario di intervento per le aree del terremoto del 2009 e 2016 previsto dal Fondo complementare al Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR)”.
Molto significativo è anche il patrimonio enogastronomico: delle 293 DOP e IGP mappate da Fondazione Symbola e Coldiretti sul territorio nazionale, ben 270 coinvolgono i piccoli comuni (92,2%), filiere produttive locali valorizzabili attraverso l’introduzione di tecnologie, meccaniche e digitali, che contribuiscono a ridurre i costi, a fornire strumenti di tracciabilità e di valorizzazione, promozione e vendita dei prodotti. Una rivoluzione tecnologica che consente di reimpostare nuovi mestieri legati al contesto locale, aumentandone il valore aggiunto.
Alcune buone pratiche
Agricoltura: Humus Job è una startup innovativa a vocazione sociale nata nel marzo 2019 in Valle Grana (CN) rappresenta il primo servizio in Italia di job sharing agricolo: attraverso la formula del contratto di rete e la condivisione della manodopera, l’azienda incentiva tra le piccole aziende agricole l’assunzione di personale con contratti regolari. Il contratto di rete è un’idea ancora poco diffusa, perfetta per territori agricoli ad alta frammentazione, perché risponde a un bisogno reale delle aziende.
Winnica è un veicolo elettrico terrestre in fase avanzata di sviluppo da parte di BluHUb ed e-Novia in collaborazione con Politecnico di Milano, che una volta realizzato ed integrato ad un sistema di gestione sarà in grado di lavorare in autonomia e di supportare le operazioni che si effettuano nel vigneto: dalla raccolta dell’uva con bracci robotici che individuano il punto di corretto di taglio del grappolo, alle lavorazioni principali del terreno fino ai trattamenti mirati ed alla concimazione.
Agroailmentare: il Gruppo Caviro è la più grande cooperativa vinicola italiana, composta da 12.400 soci viticoltori ed è, di conseguenza, il vigneto più grande d’Italia in grado di produrre il 10% del totale della nostra uva da vino, ben 615 mila tonnellate l’anno, è un esempio virtuoso di economia circolare: infatti dagli scarti agricoli vengono generati alcol etilico di origine agricola, polifenoli, enocianina utilizzati per la produzione di prodotti farmaceutici, cosmetici, alimentari e agronomici.
Cultura e turismo: Revelia è una piattaforma web accedendo alla quale si può scegliere data e ora di visita, aggregarsi a gruppi esistenti o crearne uno proprio e permette l’accesso a luoghi culturali in modalità on demand, ovvero su prenotazione, in maniera tale da rendere sostenibili i costi di gestione e garantire il controllo dei flussi di pubblico, limitando ai canali web e social la comunicazione e la disseminazione dei contenuti culturali. È stata progettata per l’attivazione di ambienti 3D di mixed reality (combinazione di virtuale e realtà effettiva) in cui una guida è fisicamente presente nel sito ed è seguita in remoto dal gruppo di utenti che ha acquistato il servizio.
Muse On è invece la guida multimediale numero uno in Europa: è attiva in più di 35 siti e ha raggiunto quasi 290 mila utenti. È stata sviluppata da iThalìa srl una startup innovativa a vocazione sociale nata nel 2016 che ha sede a Bologna. Le caratteristiche che rendono unica l’app MuseOn e interessante per i piccoli comuni sono il funzionamento indipendente da internet, minimo consumo di batteria e di memoria, altissima velocità nel caricamento dei contenuti come video in alta definizione, audio, immagini e testo, economicità di sistema.
Energia: la Valle di Primiero è un territorio montano di circa 780 kmq situato in provincia di Trento. Legambiente l’ha dichiarata territorio 100% rinnovabile. La Valle ha infatti raggiunto l’autonomia energetica grazie all’idroelettrico: l’energia prodotta da 9 centrali è pari a 10 volte il consumo annuo e alimenta anche 23 impianti di risalita del comprensorio sciistico. Ha inoltre realizzato due impianti innovativi di teleriscaldamento a biomassa legnosa, differenzia l’82% dei rifiuti prodotti e ha attuato diversi progetti di mobilità sostenibile. Sono presenti nella Valle 5 ciclostazioni di bike sharing con 24 mountain bike elettriche a pedalata assistita e 16 colonnine pubbliche per la ricarica dei veicoli. Anche presso molte delle strutture ricettive sono presenti punti di ricarica.
Gestione delle acque: il territorio dell’Italia Centrale è sottoposto ad eventi di crisi idrica che tendono a ripetersi regolarmente, con un periodo di ritorno prossimo ai 5 anni. Dopo il terremoto del 2016 nelle Marche il problema della sicurezza acquedottistica delle infrastrutture si è acuito, a causa dei danni provocati dal sisma: impossibilità di raggiungere le sorgenti e intere tubazioni portate via dalle frane. Questo ha reso indispensabile una riorganizzazione dell’intera infrastruttura idrica regionale. Così nasce il progetto dell’Anello Acquedottistico Antisismico dei Sibillini, un modello innovativo, il primo in Europa, a cui hanno partecipato tutte le autorità di ambito delle Marche, a partire dalla CIIP di Ascoli Piceno. L’opera, il cui valore complessivo è di circa 225 milioni di euro, dovrebbe essere completata entro il 2026.
Interconnessione e networking: durante il lockdown ben 6,58 milioni di italiani hanno sperimentato lo smart working e al termine dell’emergenza si stima che gli smart workers che manterranno, completamente o in parte, questa modalità di lavoro saranno pari a 5,35 milioni (dato decuplicato rispetto ai circa 570 mila lavoratori prima della pandemia). Per agevolare questo processo Open Fiber e South Working nel 2021 hanno siglato un memorandum d’intesa per diffondere la cultura digitale tra cittadini e amministratori e favorire iniziative pubbliche e private volte allo sviluppo del lavoro agile soprattutto in aree, come quelle montane, spesso svantaggiate in termini di densità abitativa e connettività, ma che offrono contesti e strutture di altissimo pregio storico-culturale che si prestano bene alle attività di lavoro agile, spesso a poco meno di un’ora dall’aeroporto più vicino. Attualmente sono 24 le strutture attive nei piccoli comuni italiani disponibili per i lavoratori intenzionati a operare secondo i principi dello smart working.
Scuola e formazione: l’amministrazione comunale di Pacentro (AQ) nel 2015 ha avviato un processo di progettazione partecipata per realizzare il nuovo plesso scolastico; il precedente era stato compromesso dal sisma del 2009. La progettazione ha visto coinvolta l’intera comunità che ha collaborato con l’architetto Mario Cucinella, LAP Laboratorio di Architettura Partecipata, ActionAid, l’associazione VIVIAMOLAq e INDIRE. L’idea di progetto nasce dalla volontà di creare un luogo d’incontro, condivisione e scambio di idee: la rivisitazione di una grande piazza, un cultural center, a disposizione della comunità nel corso dell’intera giornata. Da questa idea inclusiva deriva la forma circolare dell’edificio, di circa 800 mq, inserito nella natura fino a mimetizzarsi nel paesaggio appenninico.
Il Digital School Bus, un laboratorio itinerante unico al mondo, che dal 2022 sta portando la didattica digitale in 21 plessi della scuola primaria e secondaria di primo grado nell’Appennino Parmense e Piacentino. Grazie alla partecipazione attiva degli insegnanti sostenuti da specifici programmi di formazione, i ragazzi imparano a produrre contenuti digitali con strumenti di altissimo livello tecnologico: dai visori di realtà aumentata, ai robot rover, dai droni alle action cam, passando per set luci con green screen per effetti cinematografici, studio audio per web radio e podcast, iPad e strumenti di creatività. Il mini-pulmann elettrico, finanziato con risorse nazionali nell’ambito di Appennino Smart, permetterà di ridurre le distanze territoriali, contrastare il divario digitale, la dispersione scolastica e a garantire uguali diritti a tutti i cittadini, anche a quelli che vivono in montagna, nelle periferie o in zone poco popolate, senza lasciare indietro nessuno.
Servizi alla persona: il programma di telemedicina InTouch Health finanziato con un investimento di circa 630 mila euro da parte della Regione Abruzzo fa sì che i pazienti degli ospedali di comunità di Guardiagrele e Casoli, due comuni della provincia di Chieti in Abruzzo, hanno la possibilità di essere visitati dai medici specialisti degli ospedali di Chieti e Lanciano senza però doverci andare di persona. Il sistema si basa su una tecnologia certificata come dispositivo medico di classe IIA, dispositivi a rischio medio: è un device dotato di comunicazione audio-video bidirezionale ad alta risoluzione che permette ai medici di interagire con il paziente e il personale sanitario fisicamente presente.