Nuove indicazioni. E' certamente frettoloso il tentativo di dare a tutti i costi un “colore” ideologico alla scuola che cambia

Vale la pena di sottolineare alcuni punti forti della scuola italiana, che non sono questione di oggi, ma conquiste guadagnate nel tempo e valorizzate nella prassi di tanti anni

Nuove indicazioni. E' certamente frettoloso il tentativo di dare a tutti i costi un “colore” ideologico alla scuola che cambia

L’11 marzo il ministero dell’Istruzione e del merito ha pubblicato la bozza delle nuove indicazioni sui programmi scolastici per l’infanzia e il primo ciclo di istruzione. Il prossimo passo – come informa puntualmente una nota di Viale Trastevere – sarà quello di avviare una fase di consultazione con le associazioni professionali e disciplinari, con le associazioni dei genitori e degli studenti e con le organizzazioni sindacali della scuola, allo scopo di promuovere l’iter formale di adozione delle Nuove Indicazioni nazionali per scuola dell’infanzia e del primo ciclo. Queste, dall’anno scolastico 2026/2027, dovranno infine sostituire quelle adottate nel novembre 2012.

Si è già fatto un gran parlare delle nuove Indicazioni, della riscoperta del latino, dell’insistenza sulla grammatica, del ritorno dello studio a memoria delle poesie… tutte questioni che hanno scatenato titoli variamente concentrati su un’istituzione rivolta al passato, sullo studio della storia “dell’Occidente”, tra l’altro scissa dalla geografia, sulla introduzione della Bibbia a fianco di Iliade e Odissea.

Insomma, le anticipazioni hanno di volta in volta isolato qualche aspetto di quanto trapelato dalle indicazioni e anche suscitato più di un allarme sul supposto obiettivo di puntare a “un modello di scuola sovranista, basato sulla disciplina, sulla ripresa del passato e delle tradizioni per rafforzare la conoscenza delle radici della nostra cultura” (così in uno dei tanti articoli dedicati all’argomento).

Senza banalizzare le questioni importanti che sottostanno a qualsiasi riforma dei programmi scolastici – e dunque anche a questa, che non si sottrae naturalmente agli orientamenti di pensiero di una maggioranza che ha le chiavi del Ministero – evidentemente decisivi in vista della crescita delle nuove generazioni, tuttavia, è certamente frettoloso il tentativo di dare a tutti i costi un “colore” ideologico alla scuola che cambia. Vale la pena di aspettare gli opportuni confronti, le spiegazioni degli orientamenti seguiti, una valutazione pedagogica serena sulle scelte fatte, ora a disposizione in un articolato documento di oltre 150 pagine.

Intento nella Premessa di questo documento vale la pena di sottolineare alcuni punti forti della scuola italiana, che non sono questione di oggi, ma conquiste guadagnate nel tempo e valorizzate nella prassi di tanti anni. Si dirà che le conclusioni che ne vengono tratte possono andare in tante direzioni diverse, ma i principi fondamentali possono conservare una forza di indirizzo capace di resistere a tante derive. Così, ad esempio, nella premessa culturale troviamo ribadito che la “scuola costituzionale, pone le persone degli allievi al centro delle sue azioni e ne promuove i talenti attraverso la formazione integrale e armonica di tutte le dimensioni: cognitive, affettive, relazionali, corporee, estetiche, etiche, spirituali”.

Ancora, la Premessa insiste su un “nuovo patto” tra scuola e famiglia, parla di “corresponsabilità” e di un “dialogo” che può favorire “la comprensione dei cambiamenti sociali in corso nei rispettivi ruoli e pone le basi per cooperare alla costruzione di una visione educativa comune”. E aggiunge: “Va spiegato a bambini e preadolescenti, anzitutto da parte dei genitori, che la nostra Repubblica ha posto la scuola al centro del suo progetto di Paese e che la scuola è un bene sociale comune di inestimabile rilevanza, da tutelare e valorizzare, a cominciare dalle parole usate per parlarne”.

Sono solo piccolissimi spunti e certo, come detto, serve aspettare un’analisi approfondita delle indicazioni. Però cominciamo da qui, dalla scuola bene comune. Di tutti.

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Fonte: Sir