Con gli occhi dell’Escluso. Attualità di Bonhoeffer a 80 anni dalla morte a Flossenbürg

In momenti di incertezza e di sconcerto come sono gli attuali si va alla ricerca di pensieri e parole che aiutino ad alzare lo sguardo per scorgere volti e segni di speranza

Con gli occhi dell’Escluso. Attualità di Bonhoeffer a 80 anni dalla morte a Flossenbürg

“Resta un’esperienza di incomparabile valore l’aver imparato a vedere dal basso i grandi avvenimenti della storia del mondo, nella prospettiva degli esclusi, dei sospettati, dei maltrattati, dei deboli, degli oppressi e derisi, in breve dei sofferenti”.

In momenti di incertezza e di sconcerto come sono gli attuali è comprensibile che si vada anche alla ricerca di pensieri e parole che aiutino ad alzare lo sguardo per scorgere volti e segni di speranza. Anche le ricorrenze e gli anniversari aiutano questa ricerca.

Il 9 aprile 1945, ottanta anni fa, Dietrich Bonhoeffer moriva impiccato nel campo di sterminio nazista di Flossenbürg. Dieci giorni dopo il campo veniva liberato dagli alleati.

Il teologo luterano tedesco, come i giovani della “Rosa bianca” di Monaco di Baviera, pagò con la vita l’opposizione al delirio di onnipotenza nazista. Fu, con altre, una luce nel buio dell’immane devastazione di anime e di corpi.

La tragedia e l’angoscia di allora non sono la tragedia e l’angoscia di oggi ma i segni della barbarie, della iniquità, dell’odio hanno gli stessi cupi colori. La piccola speranza che dopo tanti anni di esilio era tornata ad abitare una terra devastata è oggi sotto le macerie delle guerre, è sotto le macerie provocate da parole e gesti ostili, prepotenti e perfino demenziali.

Come è possibile reagire, come vincere timore e tremore di fronte a quanto sta accadendo nel mondo, come respingere i tentativi di mercificare perfino la dignità e i diritti?

“E’ già tanto – scriveva Dietrich Bonhoeffer – se in questo tempo l’amarezza o la rabbia non hanno divorato il cuore, ma anzi guardiamo con occhi nuovi la grandezza e la meschinità, la felicità e l’infelicità, la forza e la debolezza, e la nostra capacità di vedere la grandezza, l’umanità, il diritto e la misericordia è diventata più chiara, più libera, più incorruttibile…”.

Parole impegnative e fuori dai vocabolari della finanza, dell’economia e della stessa politica.

Bonhoeffer in “Resistenza e resa” indica una strada a coloro che si sentono smarriti nell’osservare ogni giorno dal loro piccolo angolo di vita e di pensiero il diffondersi e rafforzarsi di questi segnali.

“Tutto – scrive – dipende solo dal non trasformare questa prospettiva dal basso in uno schierarsi con gli eterni scontenti, e invece nel far giustizia e nell’affermare la vita in tutte le sue dimensioni, sulla base di una contentezza maggiore i cui fondamenti non sono né in alto né in basso, ma al di là di queste dimensioni”.

Non un invito alla rassegnazione ma un appello all’impegno e al coraggio. In quel “al di là di queste dimensioni” è il medico che lo vide salire sul patibolo a coglierne il significato: “Prima di svestire gli abiti di prigioniero si inginocchiò in profonda preghiera con il suo Signore. La preghiera così devota e fiduciosa di quell’uomo straordinariamente simpatico mi ha scosso profondamente”.

Bonhoeffer aveva imparato a guardare gli avvenimenti con gli occhi degli esclusi. Aveva scelto di stare dalla loro parte, di condividerne il cammino, di restituire loro la parola. Nel suo essere ribelle per amore aveva incontrato e si sentiva accompagnato dall’Escluso.

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Fonte: Sir