Germania: 60 anni per la Missione cattolica italiana di Mainz

È una comunità che rimane viva ed è ancora un punto di riferimento per molti italiani che vivono in questo territorio. Nel 1800 abitò, nel territorio della Mci, Romano Guardini

Germania: 60 anni per la Missione cattolica italiana di Mainz

Ha celebrato sessant’anni di storia la Missione cattolica italiana di Mainz, in Germania. Alla sua fondazione, sessant’anni fa, in questo territorio vivevano circa 5.000 persone di origine italiana. Agli inizi – ci spiega oggi il responsabile, il salesiano don Marek Chmielewski – la Missione italiana  era “una patria, una casa, una chiesa, una scuola e un oratorio. Arrivati nella capitale della Renania, gli emigranti trovavano qui uno spazio in cui respirare l’atmosfera della loro patria. Qui era possibile parlare non solo l’italiano, ma anche il dialetto locale”.

Tra gli italiani illustri che hanno vissuto nel territorio della Missione cattolica italiana – molto prima della sua fondazione – don Romano Guardini che fu portato dai genitori nel 1886, quando aveva un’anno. Il padre fu nominato console italiano. Romano Guardini studiò nel Seminario vescovile di Magonza, fu ordinato prete della diocesi di Magonza; fu anche brevemente vice-curato, nel 1916, nella parrocchia di St. Emmeran, attualmente sede della Missione cattolica italiana. A lui è dedicata una piazza della città.

Alla Missione cattolica italiana si “incontravano amici, si condividevano informazioni, si assisteva nella ricerca di un lavoro e di un alloggio e ci si occupava di tutta la burocrazia”. A guidarla, per molti anni, sacerdoti di origine italiana assistito da personale laico e da volontari. Si celebrava la messa in italiano e il catechismo, si poteva pregare in italiano e battezzare i bambini. Per molti anni – ci spiega ancora il sacerdote di origine polacca – la Missione ha avuto un asilo e una scuola italiana gestiti da suore e laici: “Era anche uno spazio per varie attività come l’organizzazione di  spettacoli teatrali, concerti, proiezioni cinematografiche”. Ma anche corsi di lingua tedesca per i nuovi arrivati, corsi di lingua italiana per i bambini nati in Germania, vari gruppi di preghiera, di studio biblico, di neocatecumenato e sportive.

Dopo sessant’anni la Missione cattolica italiana “rimane viva ed è ancora un punto di riferimento per molti italiani che vivono in questo territorio. Questo rapporto reciproco – ci dice don Marek Chmielewski – è oggi di natura leggermente diversa. Gli italiani del posto, i loro figli e nipoti sono ben integrati e inseriti socialmente nella comunità locale. Per questo non è oggi l’unico punto di riferimento per loro ma rimane un punto di riferimento per la loro vita religiosa”.

Qui frequentano le celebrazioni liturgiche, “chiedono il Battesimo, la Cresima o la Prima Comunione per i figli. Alcune coppie chiedono anche il matrimonio sacramentale. Per questo motivo svolgiamo una catechesi regolare, con più di 20 catechisti coinvolti. Sebbene oggi molti italiani abbiano solo contatti occasionali con la Missione rimane un’istituzione che dovrebbe continuare a operare e a essere disponibile. La sua esistenza è per molti un motivo di orgoglio e un fattore che rafforza il senso di appartenenza culturale e nazionale. Lo sperimentiamo soprattutto oggi: si parla di trasferire la sede in un altro luogo. I nostri fedeli ne sono profondamente colpiti perché lì hanno avuto un punto di riferimento sicuro che ha risposto ai loro bisogni religiosi e non solo”.

Qual è oggi la presenza degli italiani nel territorio della Missione? Il territorio di influenza pastorale della Missione cattolica italiana di Magonza comprende la città di Magonza e i suoi dintorni in un raggio di circa 30-35 km. Si estende tra i villaggi di Bingen, Oppenheim e Alzay. Secondo le statistiche fornite dalla diocesi di Magonza – ci dice il missionario –  in questo territorio vivono circa 6.700 italiani. “Bisogna però ricordare che i bambini di nazionalità italiana nati in Germania non rientrano come membri della nostra Missione, ma come fedeli delle  parrocchie locali di lingua tedesca. Questo significa che ci sono molti più italiani oltre a coloro che non rientrano nel conteggio  perché o non appartengono formalmente alla Chiesa (non pagano le tasse) o non sono registrati da nessuna parte. Si pensa quindi che la popolazione italiana nel nostro territorio possa arrivare a 9.000 o addirittura a 10.000 persone”.

Cosa rappresenta questo Giubileo?

“Soprattutto, il Giubileo è stato per noi un’occasione per esprimere la nostra gratitudine a Dio per la Missione e le sue attività. È stato per noi un ritorno alle nostre radici, ricordando persone, istituzioni ed eventi. È stato un motivo di orgoglio e di festa. Abbiamo collegato la celebrazione del giubileo alla festa di Don Bosco di quest’anno. I salesiani lavorano nella Missione dagli anni Ottanta. Il loro carisma è diventato parte permanente della realtà locale e ha dato alla Missione un carattere speciale”.

Raffaele Iaria

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Fonte: Sir