Polonia. Vescovi: “Speranza per gli sforzi intrapresi per porre fine alla guerra in Ucraina”

Invitando a continuare le preghiere per la pace, i presuli sottolineano che “oggi il compito chiave sia la definizione dei principi di una pace giusta”. Oltre a pregare per il Papa, la Conferenza episcopale ha affrontato temi come la religiosità nel Paese, il ruolo dei media cattolici ed esaminato un progetto per una Commissione indipendente sugli abusi

Polonia. Vescovi: “Speranza per gli sforzi intrapresi per porre fine alla guerra in Ucraina”

I vescovi polacchi “guardano con speranza gli sforzi intrapresi e volti a porre fine alla guerra in Ucraina”: è quanto recita il comunicato emesso al termine della 400ª Assemblea plenaria dell’episcopato della Polonia, svoltasi a Varsavia dal 12 al 14 marzo. Invitando a continuare le preghiere per la pace, i presuli sottolineano che

“oggi il compito chiave sia la definizione dei principi di una pace giusta”.

Incontrandosi proprio il giorno del 12° anniversario dell’elezione al Pontificato di Papa Francesco, i vescovi, presieduti da mons. Tadeusz Wojda, hanno sottolineato quanto il Santo Padre “seguendo le orme di San Francesco ci insegni come amare Dio e gli uomini, soprattutto quelli più bisognosi”.

Presso la cattedrale di Varsavia e al Tempio della Divina Provvidenza i presuli hanno pregato per un celere ritorno in salute del Pontefice che “insieme a Cristo porta la croce della sofferenza”.

Nel corso della plenaria, i vescovi hanno focalizzato la loro attenzione su alcuni aspetti più pregnanti della realtà polacca. Alla luce dei risultati delle ultime ricerche, hanno analizzato i problemi di vita, servizio e formazione dei presbiteri, oltre ad aver discusso del modello di una formazione sacerdotale rispondente alle diverse sfide, compiti e questioni del mondo contemporaneo. Il tema della formazione nei seminari e quello della pastorale vocazionale assumono una particolare rilevanza in quanto negli ultimi anni il numero di candidati al sacerdozio registra un costante calo.

In merito ai cambiamenti della religiosità, Slawomir Mandes della Facoltà di Sociologia dell’Università di Varsavia osserva che la maggior parte dei polacchi è oggi assai critica nei confronti della Chiesa. Mentre nel 1990 quasi la metà degli abitanti della Polonia esprimevano la fiducia nei confronti delle strutture ecclesiastiche, nel 2017 il loro numero si attesta intorno al 20%. Il professore sottolinea tuttavia che lo spirito religioso riscontrato in Polonia negli anni ’80 del secolo scorso (e quindi ai tempi di Solidarnosc in lotta contro il regime ateo imposto dall’Unione sovietica) non poteva rimanere immutato in una società democratica capitalista e volta al consumismo. A suo parere, la fiducia nella Chiesa è cominciata a diminuire a causa di “un suo impegno considerevole nella vita politica”. Come in Irlanda poi, anche in Polonia, gli scandali di abusi sessuali hanno accelerato il processo della secolarizzazione della società, nonostante quasi il 90% dei polacchi risponde oggi affermativamente alla domanda relativa alla propria appartenenza ad una delle Chiese cristiane.

Secondo il professore, i polacchi che non credono in Dio e non pregano non superano attualmente il 10% dell’intera società. Rispetto ad altri Paesi, in Polonia non c’è ateismo o agnosticismo di massa, afferma Mandes, anche se non sembra attirare i giovani il modello di una religiosità pubblica intesa come manifestazione delle opinioni nell’ambito socio-politico, di una religiosità fortemente legata all’identità nazionale, molto diffuso ancora agli inizi di questo secolo.

I giovani, tuttavia, spesso partecipano a dei movimenti religiosi come il Rinnovamento nello Spirito o quello della Famiglia di Radio Maria. Alcuni di loro aderiscono poi a delle associazioni conservatrici fedeli alla tradizione tridentina. Una variegata offerta della Chiesa rivolta agli utenti dei social media riscontra da parte dei giovani un interesse sempre maggiore. Secondo Mandes la religiosità di alcuni di quest’ultimi supera addirittura quella della fine del secolo scorso. La pandemia di Covid-19, a suo dire, ha causato una minore partecipazione alle pratiche religiose, ma il professore sostiene che “visto che tra polacchi è sempre più forte la paura della guerra, questa, insieme alla preoccupazione di doversi preparare al peggio, farà crescere il bisogno di religiosità”. La nuova epoca dell’Intelligenza artificiale poi potrebbe accrescere ancora quel bisogno.

Nella consapevolezza di quel contesto nuovo e difficile, i vescovi hanno discusso del ruolo dei media cattolici per un’evangelizzazione efficace sottolineando “la necessità di una più stretta collaborazione tra vari soggetti operanti in seno alla Conferenza episcopale” così come quelli pubblici e privati.

I presuli hanno anche esaminato il progetto di una Commissione indipendente per analizzare il fenomeno di abusi sessuali su minori.

Ribadendo il loro parere contrario alle nuove e più restrittive regole di insegnamento della catechesi nelle scuole, hanno infine espresso l’appoggio all’iniziativa lanciata da alcune organizzazioni della società civile con lo scopo di rendere obbligatorie le lezioni della religione o dell’etica.

Anna T. Kowalewska

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Fonte: Sir