Cattolici ed Europa: una chiamata alla partecipazione e alla speranza

Oggi, più che mai, l’Europa ha bisogno di cittadini consapevoli, capaci di leggere i segni dei tempi e di impegnarsi per un progetto comune che metta al centro la dignità della persona, la pace e la giustizia sociale

Cattolici ed Europa: una chiamata alla partecipazione e alla speranza

L’Azione Cattolica si trova immersa nel Cammino sinodale della Chiesa, un tempo di ascolto e discernimento che rappresenta anche un’occasione preziosa per riflettere sul ruolo dei cattolici nella costruzione dell’Europa del futuro. Allo stesso tempo, il Giubileo della speranza che viviamo ci invita a una conversione personale e comunitaria che non può prescindere da un rinnovato impegno nel contesto europeo.

Oggi, più che mai, l’Europa ha bisogno di cittadini consapevoli, capaci di leggere i segni dei tempi e di impegnarsi per un progetto comune che metta al centro la dignità della persona, la pace e la giustizia sociale.

La dimensione sinodale della Chiesa, con il suo invito a “camminare insieme”, si rivela una chiave di lettura anche per l’Europa, che si trova a un bivio tra nuove sfide globali e il rischio di frammentazione. L’ascolto delle istanze delle comunità locali, dei giovani, dei lavoratori e delle famiglie deve guidare la riflessione sul futuro dell’Unione europea. Non possiamo limitarci a una visione burocratica o tecnocratica dell’Europa, ma

siamo chiamati a contribuire a un progetto che sia autenticamente inclusivo, solidale e orientato al bene comune.

L’attuale scenario internazionale ci interroga profondamente. Le tensioni geopolitiche, la crisi economica, le migrazioni, la transizione ecologica e quella digitale pongono domande cruciali su quale Europa vogliamo costruire.

Come cattolici, abbiamo il dovere di alimentare un dibattito che non si fermi alla superficie, ma che affondi le radici nella Dottrina sociale della Chiesa, promuovendo un modello di sviluppo che non lasci indietro nessuno.

La Settimana sociale di Trieste ha sottolineato l’urgenza di una rigenerazione della politica e della partecipazione attiva, e questo discorso si estende inevitabilmente anche al contesto europeo.

Papa Francesco ci ricorda spesso che la Chiesa deve essere una “Chiesa in uscita”, vicina alle periferie esistenziali e sociali. Questo vale anche per l’Europa: non può chiudersi su sé stessa, ma deve farsi promotrice di un’integrazione che non sia solo economica, ma profondamente umana e solidale.

L’impegno per un’Europa che sia spazio di pace, accoglienza e cooperazione è parte integrante della missione dei cattolici nel mondo.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha recentemente parlato della necessità di un’Europa “più forte, più giusta e più solidale”. Questo significa che non basta aderire formalmente alle istituzioni europee, ma occorre contribuire attivamente alla costruzione di un progetto che risponda ai bisogni concreti dei cittadini. La democrazia europea non può essere vissuta solo attraverso il voto, ma richiede un coinvolgimento più profondo, che passi attraverso la partecipazione delle comunità e delle associazioni nella definizione delle politiche pubbliche.

Non si tratta di rivendicare spazi per la presenza dei cattolici nella politica europea, ma di offrire un contributo profetico capace di orientare le scelte verso la giustizia e la solidarietà.

La Chiesa indica una strada e un metodo per elaborare una cittadinanza aperta alla fraternità e al dialogo, in un richiamo costante alla dignità della persona, al rispetto della vita, all’accoglienza dei più fragili e alla custodia del creato. Questi valori sono essenziali per contrastare le derive populiste e le chiusure nazionalistiche che rischiano di compromettere il progetto europeo.

Nonostante si parli spesso di una marginalità dei cattolici nella vita pubblica, la realtà mostra una presenza ancora forte e significativa.

In tutta Europea, i credenti continuano a operare attivamente nei settori sociale, economico e culturale, contribuendo a costruire una società più equa e fraterna.

Un esempio concreto di questa partecipazione è la rete di amministratori locali di ispirazione cristiana che si è incontrata recentemente a Roma per confrontarsi sulle sfide della governance territoriale in un’ottica di bene comune.

Un segnale di questo impegno è stata anche l’adesione della presidenza nazionale dell’Azione Cattolica alla manifestazione “Una piazza per l’Europa”, un evento che vede la partecipazione di numerose realtà della società civile per ribadire il valore della costruzione europea come progetto di pace, solidarietà e sviluppo condiviso. Questo momento di testimonianza pubblica è un segno concreto dell’importanza di non restare indifferenti di fronte alle sfide che attendono il nostro continente.

In questo contesto si inserisce l’idea di una “Camaldoli europea” lanciata dal card. Matteo Zuppi, ispirata all’esperienza del Codice di Camaldoli del 1943. Come allora i cattolici italiani contribuirono alla ricostruzione democratica del Paese,

oggi si avverte la necessità di un nuovo laboratorio di pensiero per l’Europa, capace di coniugare valori cristiani, giustizia sociale e impegno per la pace,

pensando soprattutto a costruire e ad aprire “nuove visioni di futuro” (cit. Fratelli tutti).

L’Europa del futuro ha bisogno di un nuovo protagonismo della cittadinanza attiva.

Educare le persone, fin da giovani, alla responsabilità sociale e politica è essenziale per evitare che le scelte sul futuro del continente siano lasciate a pochi.

L’impegno per la costruzione di un’Europa giusta e solidale non deve essere vissuto come un compito straordinario, ma come un’espressione quotidiana della nostra fede.

Inoltre, è fondamentale rafforzare i luoghi di dialogo tra la comunità cristiana e le istituzioni europee. La presenza di cattolici nei contesti decisionali può offrire un contributo essenziale alla definizione di un’etica pubblica condivisa, basata sulla dignità della persona e sulla promozione del bene comune.

Nel contesto del Cammino sinodale e del Giubileo, l’Azione Cattolica si sente più che mai chiamata a essere testimone di una Chiesa che sa ascoltare, discernere e agire. L’impegno per l’Europa non è un’opzione tra le tante, ma una dimensione essenziale della missione cristiana.

Essere credenti significa essere costruttori di un’Europa accogliente, protagonisti di una comunità europea viva e partecipata, promotori di giustizia e speranza nel mondo.

Significa lasciarsi guidare dal Vangelo per vivere con responsabilità la nostra vocazione di cittadini e di cristiani, nella consapevolezza che ogni piccolo gesto di impegno e solidarietà può contribuire a trasformare l’Europa in uno spazio più umano e fraterno.

Giuseppe Notarstefano *

* Presidente nazionale di Azione Cattolica

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Fonte: Sir