La benedizione delle case. Cosa significa ricevere una benedizione nella propria casa?
Una benedizione che esce dalle mura della Chiesa ed è "consegnata" alle famiglie perché esse stesse diventino "benedizione" per chi incontrano

Moltissime famiglie in questi giorni di Quaresima stanno ricevendo i sacerdoti per le tradizionali benedizioni delle case. È una tradizione molto bella che è bene non perdere, nonostante non sia sempre scontato e facile che oggi chi bussa per questo motivo alla porta trovi chi lo accolga. I racconti dei preti che si recano in visita denunciano che aumenta il numero delle persone diffidenti o quanto meno indifferenti, ma è anche vero che proprio questo gesto di prossimità che la Chiesa offre letteralmente fuori dalle sue mura permette di conoscere persone e situazioni che altrimenti rimarrebbero nell’ombra. Spesso si incontrano persone anziane che non riescono più ad uscire autonomamente e che anzi desidererebbero ricevere più spesso una visita e magari l’Eucarestia a casa; talvolta si fa conoscenza con uomini e donne con storie anche di sofferenza e fatica che per qualche motivo si sono allontanate o si sentono escluse dalla vita ecclesiale e che invece non dovrebbero essere emarginate. In non poche circostanze sarebbe ancora più efficace che il sacerdote fosse accompagnato da fedeli laici, magari una proprio una coppia di sposi a testimoniare concretamente un desiderio di prossimità nel quotidiano, la mano tesa di chi non si sente migliore ma desidera camminare insieme a quella porzione di popolo di Dio che vive nello stesso territorio.
Ma cosa significa ricevere una benedizione nella propria casa? In primo luogo si attua fisicamente quello che tante volte leggiamo nel Vangelo ovvero che Gesù non disdegna di venire a farci visita là dove noi siamo, dove viviamo la nostra vita ordinaria, non aspetta che siamo noi a fare il primo passo, l’iniziativa è sua perché gli sta a cuore la nostra vita. Pensiamo a quando dopo aver chiamato Matteo fra i suoi discepoli, si ferma a pranzo a casa di quel pubblicano creando scandalo fra i farisei, o quando propone a Zaccheo di fermarsi a casa sua, oppure alla consuetudine che aveva con la casa di Lazzaro, Marta e Maria. Il Dio di Gesù Cristo non disdegna le nostre tavole e anzi è spesso un ospite che si fa accogliere e che ci interpella nel nostro desiderio di seguirne i passi quotidianamente. Oltre a ciò dobbiamo riconoscere nella benedizione che il sacerdote impartisce ai membri della famiglia che lo accolgono nella loro casa una sorta di mandato, una “consegna”. La famiglia è benedetta perché a sua volta sia benedizione, sia strumento di dialogo, di pace, di perdono non solo al suo interno, ma nei confronti di tutti coloro che incontra, a partire da coloro con cui condivide il pianerottolo. Lo Spirito Santo invocato e asperso attraverso l’acqua fra le mura domestiche è destinato ad aprire altre porte, a creare una circolazione di amore che non si ferma là dov’è stato ricevuto, ma attraverso di noi raggiunge gli altri in una comunicazione che vede nelle famiglie le prime protagoniste. Quanto abbiamo bisogno che le nostre giornate, la fatica, il lavoro, le preoccupazioni ma anche tutta la bellezza del vivere siano benedette affinché il nostro non sia un affannoso rincorrere tranquillità effimere quanto piuttosto il maturare di una pazienza nel Signore che deriva dalla fede nella sua presenza sempre! Apriamo allora la porta a chi ci benedice e siamo benedizione gli uni per gli altri perché le nostre strade siano illuminate anche nelle notti più buie.