Un “digiuno” per fare spazio. Un po' di "digiuno tecnologico" per il tempo di Quaresima, guadagnando tempo e attenzione per il prossimo, soprattutto se povero

Il digiuno non è mai fine a sé stesso, ma è un canale per ampliare la nostra umanità

Un “digiuno” per fare spazio. Un po' di "digiuno tecnologico" per il tempo di Quaresima, guadagnando tempo e attenzione per il prossimo, sopratt...

Quante immagini e quante sollecitazioni in una nostra giornata! Navighiamo continuamente immersi nel mare della comunicazione globale, ma spesso perdiamo in profondità e le nostre relazioni si allentano confondendo il conoscersi davvero con l’approvazione di un like. E se riuscissimo a rinunciare ad un poco del tempo che spendiamo connessi con la Rete o davanti alla televisione? Non sarebbe un sacrificio fine a sé stesso, ma una sorta di digiuno tecnologico che potrebbe giovarci molto. In questo tempo di Quaresima, come tradizione feconda, siamo chiamati ad aprirci al prossimo e a sodalizzare con chi ha meno di noi. Per fare questo la via più efficace potrebbe essere proprio quella di fare spazio all’altro nella nostra vita con atti concreti e prima di tutto la disponibilità ad un ascolto nella vita reale. Paradossalmente, infatti, le ore che in media trascorriamo davanti ad un monitor (che sia quello dello smartphone o del computer o della televisione) evidenziano il bisogno di esternare i nostri stati d’animo o un desiderio vorace di possedere informazioni o consumare intrattenimento, ma tutto questo non ci mette davvero a confronto con le altre persone e le loro reali necessità. Anche tutto il mondo dei social media rischia di essere autoreferenziale e lasciarci comodamente nella nostra comfort zone senza scomodarci mai, né metterci in discussione. Il tempo forte della Quaresima potrebbe essere l’occasione propizia per creare una discontinuità con le nostre abitudini nell’uso dei media e creare spazio dentro di noi per un ascolto e una ricezione diversa di tante problematiche che ci sfiorano ma spesso trascuriamo. L’ambiente delle nostre famiglie è il terreno privilegiato per vivere questo proposito. Meno tempo isolati con i nostri device potrebbe indurci a ritrovare un maggior piacere nel dialogare e confrontarci magari non solo nei momenti dei pasti, ma ritagliandoci anche altre situazioni. In effetti dobbiamo ammettere che oggi è difficile che genitori e figli si trovino a conversare, donandosi del tempo gratuito per affrontare temi come, per esempio, la pace, la giustizia, l’equità, ed è invece questo aggiornarci su questioni che sono sempre calde ed urgenti il primo modo per affinare la nostra sensibilità. Si diventa uomini e donne di pace se sappiamo sperimentarla fra noi, se la invochiamo, la cerchiamo, la sponsorizziamo nelle situazioni che veniamo a conoscere vicine e lontane. Inoltre anche per sintonizzarsi meglio sulle esigenze dei poveri può essere utile abbassare il rumore di fondo delle connessioni, per connettere o meglio accostare il cuore artigianalmente verso l’altro. In sostanza si tratta di utilizzare tutte le possibilità per fare spazio generosamente a chi incontriamo ed essere più onesti su tutto il tempo che utilizziamo in modo egoistico. Come siamo invitati a non sprecare il cibo, a non fare scarti per un principio di giustizia e di salvaguardia del creato, così potremmo prendere l’impegno di dedicarci ad una concreta situazione di bisogno e farla nostra. Ancora una volta si conferma il principio che il digiuno non è mai fine a sé stesso, ma è un canale per ampliare la nostra umanità e renderci più permeabili al disegno di Dio che ci vuole fratelli che si amano reciprocamente.

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Fonte: Sir