Un’epidemia silenziosa. Oltre un miliardo di giovani rischia danni permanenti all’udito
Alla massiccia diffusione degli auricolari per l’ascolto di musica, sembrano essere in aumento esponenziale tra gli adolescenti (e non solo) anche alcuni disturbi connessi all’abuso di questi strumenti

L’”avvento” degli auricolari è un momento topico nella vita degli adolescenti: segna una sorta di “ritiro” del giovane in una dimensione parallela, “insonorizzata” e protetta rispetto alle molestie della quotidianità, ma al contempo sintonizzata su soundtrack sceltissime che, a tutto volume, fanno da sfondo ai suoi pellegrinaggi metropolitani.
Questi dispositivi diventano velocemente parte integrante dei condotti uditivi dei nostri ragazzi, camuffati da cappucci o berretti spuntano anche in casa o in aula. Danno vita a un cambio di prospettiva, generano un “sottosopra”, un mondo inverso, pervaso dalla musica ed emotivamente distaccato dal resto del mondo.
Parallelamente alla massiccia diffusione degli auricolari per l’ascolto di musica, sembrano però essere in aumento esponenziale tra gli adolescenti (e non solo) anche alcuni disturbi connessi all’abuso di questi strumenti.
In occasione della “Giornata dell’udito”, celebrata il 3 marzo scorso, è stato evidenziato che le malattie dell’orecchio, e i conseguenti disturbi uditivi, sono sempre più frequenti e interessano tutte le età dell’essere umano (dai bambini sino all’età adulta), con caratteristiche e implicazioni differenti. Per il 2025 l’Oms ha posto un’attenzione particolare sulla fascia d’età degli adolescenti.
La sordità sta diventando “una pandemia silenziosa”, in continua espansione. È stato stimato che oltre un miliardo di giovani rischia danni permanenti all’udito. Secondo il Global Burden of Diseases, nel 2019 ben 102 milioni di bambini e adolescenti nel mondo soffrivano di disturbi uditivi quantificato in 4,47 milioni di YLDs (Years Lived with Disability). Ogni Yld rappresenta un anno di vita vissuto con una disabilità che limita il benessere quotidiano.
Ad avvalorare le preoccupazioni espresse dall’Oms, una recente ricerca condotta dall’Health CS Mott Children’s dell’Università del Michigan. I dati raccolti mostrano una sovraesposizione di adolescenti, ma anche di bambini, nell’utilizzo dei dispositivo audio. Giovani e giovanissimi ne fruiscono per un numero eccessivo di ore a casa, a scuola e in automobile, o sui mezzi di trasporto pubblici, durante gli spostamenti.
L’esposizione prolungata, o estrema a volumi elevati di rumore o suono – sottolinea la ricerca – può provocare problemi di salute a lungo termine, tra cui la perdita dell’udito o l’acufene. Viene, inoltre, evidenziato che i bambini piccoli sono più vulnerabili perché ancora in via di sviluppo: i loro canali uditivi sono più piccoli di quelli degli adulti e intensificano i livelli sonori percepiti. Le minuscole cellule ciliate all’interno dell’orecchio interno raccolgono le onde sonore, quando questi si danneggiano o muoiono, la perdita dell’udito è irreversibile. L’abuso di questi dispositivi può influenzare inoltre il sonno, l’apprendimento scolastico, il linguaggio, i livelli di stress e persino la pressione sanguigna.
Alla luce di queste evidenze la prevenzione delle patologie uditive e la sensibilizzazione sull’importanza della salute dell’udito diventano obiettivi ineludibili.
Gli specialisti suggeriscono di monitorare i livelli del volume dei dispositivi utilizzati dai ragazzi. Può essere utile anche seguire “la regola 60/60”, ovvero limitarsi a usare dispositivi audio non più di 60 minuti al giorno a non più del 60% del volume massimo. Sarebbe opportuno, inoltre, impostare orari specifici per l’utilizzo del dispositivo audio. Nell’acquisto, poi, bisognerebbe privilegiare modelli di cuffie con cancellazione del rumore, o limitazione del volume. Ne viene anche sconsigliato l’uso prima di coricarsi.
A vigilare sui comportamenti a rischio sono chiamati prioritariamente i genitori e le famiglie, ma la sensibilizzazione deve essere compito anche delle istituzioni scolastiche e degli enti territoriali: l’educazione alla salute e al benessere passa attraverso la corretta informazione e la condivisione.
Un uso meno continuo di questi dispositivi audio, infine, potrebbe aiutare ad aprire una “breccia” in quella cortina di isolamento musicale all’interno della quale i nostri giovani trovano un rifugio non sempre costruttivo.