Ambiti territoriali sociali. Introdotti nel 2000, costituiscono la sede di esercizio associato di funzioni comunali per realizzare i livelli essenziali di assistenza. Sul tema degli Ats si è svolto il primo dei quattro incontri culturali promossi – fino al 4 aprile al Centro Franceschi di via del Seminario 5a – dalle Fondazioni Emanuela Zancan e Lanza insieme alla Difesa del popolo
Idee
Potrebbe sembrare un gemellaggio quello fra la società di ginnastica Blukippe di Salboro e le piccole atlete arrivate la settimana scorsa, se non fosse che queste bambine, fra i 5 anni e mezzo e i 17, provengono da Leopoli e stanno fuggendo dall’Ucraina.
Tre hub di prima accoglienza già attivi. In settimana entrano in funzione le strutture ospedaliere dismesse anche di Monselice, Asiagio e Zevio. Sono 3.729 le persone che hanno compilato il modulo della Regione per offrire un alloggio per un totale di 7.650 posti letto attualmente a disposizione
Ferve l’attività della comunità ucraina di Thiene, si organizzano i rifornimenti e si ordisce una trama di contatti basata su amicizie e parentele che costituisce la prima forma di resistenza civile nel Paese occupato
In arrivo un benefit economico modulabile per aiutare gli ucraini. Un benefit economico modulabile, che va dall’annullamento delle tasse d’iscrizione fino a borse di studio mirate. È questo a cui sta pensando di mettere in campo l’Università di Padova per far fronte alle difficoltà crescenti a cui sono costretti i quasi 90 studenti e studiosi di nazionalità ucraina presenti a Padova.
Dignità da tutelare Canoniche aperte e catene di solidarietà, come l’esperienza di San Giorgio in Tramonte
«Con questa guerra stiamo andando verso una spaccatura radicale dell’ortodossia, fra la Chiesa ortodossa di Mosca e quella di Costantinopoli».
Giungerà a termine il prossimo 9 maggio la Conferenza sul futuro dell’Europa per rinforzare l’Unione, i suoi principi, le sue leggi
Siamo sconvolti da quanto accade in Ucraina. Alcuni flash: l’attacco all’ospedale di Mariupol, i video di razzi e ordigni che cadono in centro città, mentre cittadini ucraini camminano per fare le cose di tutti i giorni. I soldati russi prigionieri che si scusano: credevano fino all’ultimo di essere in un’esercitazione.
La parrocchia di Santo Stefano Re d’Ungheria si è attivata per ricongiungere a Padova il nucleo familiare. Storie di solidarietà senza confini: protagonista la parrocchia padovana di Santo Stefano Re d’Ungheria, in zona Brusegana. Qua vive da diverso tempo Alessandra, ucraina, che grazie alla disponibilità di alcuni parrocchiani, ha potuto riabbracciare la figlia Iulia di 28 anni e le nipotine Iana di 7 anni e Victoria di 18 mesi.
Quella in Ucraina “è la guerra meno raccontata che ci sia, meno comprensibile e meno esaminata”. Ne è convinto Fulvio Scaglione, per anni corrispondente da Mosca.
"In ogni Paese dove c’è una dittatura una persona da sola non è nulla senza i suoi sostenitori. Ma se perde il loro appoggio, non riesce a continuare a governare perché non ha più a disposizione il meccanismo che mette in atto i suoi ordini. Ora la sua politica non fa più l’interesse della sua élite, lo si può contraddire. Per questo sta perdendo il sostegno", spiega lo storico al Sir
Sono 1.390 i chilometri che separano Leopoli da Prato della Valle, ma un filo sottile, resistente e generoso unisce le città. E le anime di chi qui vive o passa, di transito, alla ricerca di un futuro. Piccoli gesti dal valore umano enorme
Credere nel diritto internazionale, credere nelle organizzazioni internazionali, credere nelle pace. Secondo Marco Mascia, docente di Relazioni internazionali e sistema politico dell’Unione europea all’Università di Padova, esiste una strada per evitare che il conflitto scatenato dalla Russia trasformi l’Ucraina nell’Iraq d’Europa. Purtroppo però, sostiene il docente padovano, non è la strada intrapresa dall’Unione europea. “L’invio di armi – spiega al settimanale La Voce dei Berici – non solo da parte dell’Italia ma dagli altri Paesi membri e dalla stessa Ue sancisce che l’Unione europea ha preso posizione, si è schierata con l’Ucraina e sta sostenendo la resistenza ucraina”
Nel filo della narrazione di Marco, i discepoli, rientrati in casa, rivolgono a Gesù la domanda rovente. Chiedono perché essi non hanno potuto liberare il ragazzo posseduto da un demonio muto e sordo, visto che Gesù stesso aveva affidato loro il mandato di predicare la venuta del Regno, con il potere di scacciare i demoni (Mc 3,15). Ai discepoli Gesù risponde, perentorio quanto misterioso: “questo genere, in niente può essere scacciato se non in preghiera”. Quando il Maligno è muto e sordo solo la preghiera lo fronteggia. In preghiera, non “con” la preghiera: pregare non è mai atto strumentale ma è l’atteggiamento profondo della fede, espressione del legame che libera. È il caso serio della fede, mai potere miracolistico