Idee

Solo amando e lasciandoci amare, possiamo riscoprire la bellezza dell’umanità, la dimensione vivificante di ogni relazione, la presenza del Signore ovunque. Dio chiede a ciascuno di umanizzare ogni ambito, perciò ci invita in ogni istante a ripascere ogni angolo della terra con l’amore libero, gratuito, preveniente

Lasciamo madre e figlia senza nome, così possiamo scrivere su quella sabbia i nostri nomi. Con grande vergogna. Arrestarci però alla vergogna è anche comodo e, forse, fresco. Dobbiamo agire, intervenire, ognuno a proprio modo, ciascuno al suo posto. Monaci e monache intercedendo. Preti e consacrati gridando il Vangelo. Laici e laiche prestando mani e cuore perché la vergogna non si ripeta

Nel luglio 1943,  pochi giorni dal crollo del regime fascista, una cinquantina di intellettuali cattolici si riunirono nel monastero di Camaldoli, nell'Aretino, per redarre un codice che poi fu alla base della Costituzione italiana. Il presidente della Repubblica, che partecipa alle celebrazioni dell'anniversario dal 21 al 23 luglio, ha scritto questo editoriale per i settimanali delle diocesi italiane.

La decisione di concedere “il perdono” all’ex studente dell’università di Bologna è stata frutto di diverse pressioni, sia interne che internazionali. Nelle ore successive alla prima notizia circolata ieri, e relativa alla condanna a tre anni di carcere da parte della Corte (subito dopo annullata con l’atto di clemenza di al-Sisi), si sono susseguiti numerosi appelli per la liberazione per l’attivista ed ex studente. Il primo dei quali arrivava dal Consiglio di amministrazione del National Dialogue egiziano

“La prima e più preziosa eredità che ci ha lasciato Paolo Borsellino è il coraggio e il dovere della verità. Coraggio di guardare le cose in faccia, di seguire la voce scomoda della coscienza, di non cadere nelle ‘perniciose illusioni’ di cui parlò all’epoca del Maxiprocesso a Cosa Nostra, facendo presente quanta strada ci fosse ancora da fare”.

“Il grande insegnamento che Paolo Borsellino ci ha lasciato è quello di aver coniugato una professione di magistrato che cercava una giustizia vera a una fede profonda, anche se non ostentata”. Lo dice mons. Michele Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale e membro del gruppo di lavoro vaticano sulla “scomunica alle mafie”, nel 31° anniversario della strage di via D’Amelio, in cui perse la vita, ricordando “la sua frequentazione della parrocchia, la celebrazione eucaristica domenica, la confessione il giorno prima dell’assassinio”. 

Era l’ultimo padre italiano del Concilio Vaticano II, mons. Luigi Bettazzi. Si è spento il 16 luglio, a 99 anni. Per 33 anni vescovo di Ivrea, per 17 presidente di Pax Christi, è stato promotore di pace e di dialogo con tutti. Papa Francesco lo ricorda quale «grande appassionato del Vangelo che si è distinto per la vicinanza ai poveri, diventando segno profetico di giustizia e di pace in tempi particolari della storia della Chiesa, nonché uomo di dialogo e punto di riferimento per numerosi esponenti della vita pubblica e politica italiana».

«Mi scusi presidente...» (Giorgio Gaber), ma cosa c’entra l’arcinoto e millenario Cammino di Santiago galiziano, con il neonato cammino del “Prosecco” trevigiano, da lei inaugurato e arditamente comparato? «Mi scusi presidente...» Zaia, ma qui ha perso il passo: non c’entra niente! Mi permetto di dirglielo, forte di un’esperienza, la mia, a stretto contatto con cammini e camminatori di mezzo mondo.