Una Manovra impegnativa. Verso il "caldo" autunno
Sarà necessario trovare una quadratura tra le spese e gli investimenti da un lato e le coperture finanziarie dall’altro.
La manovra economica che impegnerà gran parte delle energie del governo di qui alla fine dell’anno è molto più di un esercizio contabile. Certo, il vocabolario dei discorsi che la riguardano è – per così dire – quello dei numeri e alla fine sarà comunque necessario trovare una quadratura tra le spese e gli investimenti da un lato e le coperture finanziarie dall’altro. Lo richiede il buon senso e lo esige la stessa Costituzione che tra i tanti meriti ha anche quello di offrire un criterio e un presidio all’amministrazione delle risorse comuni nell’ottica dell’interesse generale. I conti, insomma, devono tornare e le scelte che la politica è chiamata compiere sono tanto più ardue quanto più le risorse da gestire sono limitate. Per avere un’idea più precisa delle somme in ballo bisognerà attendere la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef) che conterrà le previsioni macroeconomiche e gli obiettivi programmatici su cui sarà impostata la prossima legge di bilancio. Di regola il documento dev’essere presentato alle Camere entro il 27 settembre, quindi per ora le cifre che rimbalzano sui media sono soltanto delle ipotesi anche se probabilmente in molti casi non si discosteranno troppo da quelle definitive. Di sicuro c’è uno scarto rilevante tra le risorse disponibili e quelle che servirebbero per realizzare le promesse elettorali attuali e futuribili. Basti pensare che, secondo un computo sommario, soltanto per confermare il taglio del cuneo fiscale (i famosi 100 euro in busta paga) se ne andrebbe un terzo dell’importo della manovra così come si sta prefigurando (circa 30 miliardi).
La sfida per l’esecutivo in carica è particolarmente impegnativa perché la prossima legge di bilancio sarà la prima completamente intestata alla nuova gestione. Anche il Pnrr è stato revisionato e quindi adesso il governo Meloni dovrà navigare in mare aperto in una stagione estremamente difficile sul piano internazionale e segnata all’orizzonte dal voto europeo del giugno 2024. Un appuntamento decisivo per i nuovi equilibri di vertice nell’Unione (non va dimenticato che in questi mesi si sta discutendo la riforma del patto di stabilità sospeso causa Covid) e formidabile test interno sui rapporti di forza tra i partiti e dentro i partiti, compresi quelli di opposizione.
Nel suo primo anno di attività l’esecutivo si è posizionato in modo accorto nello scenario globale e, anche grazie a una politica di bilancio finora piuttosto prudente, ha tenuto la rotta forse anche meglio di quanto i suoi critici pronosticassero e i suoi detrattori auspicassero. Ma adesso deve mostrare che cosa ha in mente per il futuro dell’Italia soprattutto sul piano sociale, al di là dei sussulti ideologici che ripetutamente si affacciano nell’arena pubblica spesso in modo scomposto. Sussulti che saranno pure utili a rassicurare lo “zoccolo duro” dei rispettivi elettorati, ma che non possono sostituire le scelte da compiere per dare al Paese risposte coerenti ed efficaci in termini di solidarietà, lavoro, inclusione, equità. Nello spirito della Costituzione che – lo ha ricordato il presidente Mattarella al Meeting di Rimini – è “orientata al rispetto della dignità di ogni persona; alle sue possibilità di realizzazione personale; e, quindi, al perseguimento della felicità di ciascuno, nel rispetto del bene comune”.