La realtà e la sua rappresentazione: la fine di Prigozhin e l’alba dei Brics+

Allargato ad Argentina, Etiopia, Egitto, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, il Brics+ rappresenterà il 36% del Pil e il 45% della popolazione mondiale.

La realtà e la sua rappresentazione: la fine di Prigozhin e l’alba dei Brics+

La morte di Prigozhin pare destinata all’archivio dei misteri. Così, se si pretende l’esatta spiegazione della realtà, al netto delle illazioni su una messinscena per farsi credere morto come già nel 2019: improbabile, visti i riscontri degli attori in partita.
Assieme al criterio del “cui prodest”, consideriamo le modalità fattuali e il momento.
L’aereo su cui viaggiavano Prigozhin e altri elementi di punta della Wagner toccava quota 9 mila metri prima di iniziare a precipitare: altitudine non raggiungibile da un missile di contraerea portatile, quale sarebbe stato possibile utilizzare da un agente straniero in territorio russo. D’altro canto, se fosse partito da una rampa fissa, se ne sarebbe avuta traccia satellitare. Negando il guasto, resta l’esplosione interna. Ma la dinamica della caduta (prima in picchiata, poi, dopo la breve stabilizzazione, in avvitamento su un’ala spezzata) non è dirimente.
Il momento invece trova la Wagner già alle prese con una ristrutturazione che ne riduce l’autonomia: eliminare Prigozhin sarebbe servito agli Usa o ad altro attore occidentale? A meno di non voler disorientare la compagnia sul piano “emozionale” nel teatro africano, agitato dal golpe in Niger. Ma nel Sahel i veterani più fedeli al vecchio capo ultimamente sono stati oggetto di avvicendamenti.
In Ucraina Wagner non rileva più: allora quale l’interesse di Kiev? Vendicarsi del ripensamento del “Macellaio di Bakhmut” sulla via di Mosca? Mentre non sfonda in nessun punto la prima delle linee di fortificazione nemiche, in carenza di arruolabili, i comandi sono alle prese con altro. I droni su bersagli di lungo raggio non equivalgono alla riconquista, anzi, la mostrano sempre più lontana. Lo stesso dicasi per i documentati sui linciaggi dei commissari del reclutamento nei villaggi, le diserzioni e le rese dei reparti che sui social protestano contro le manovre suicide loro imposte.
Rimane il quesito sul motivo che avrebbe indotto il Cremlino a ricorrere a un modo così plateale e compromettente. Per cosa? La decapitazione della dirigenza Wagner in un colpo solo, certo. Ma più che discettare su ipotesi incerte, può servire ragionare sulla rappresentazione della realtà, la sua percezione e gli effetti che essa oggettivamente produce.
Cosa ricava Putin della vicenda, senza dover rivendicare o smentire? L’adempimento delle parole pronunciate il 24 giugno durante la marcia dei wagneriti, poi utilmente concentrati in Bielorussia: punizione dei responsabili – tacciati di tradimento – e perdono “inclusivo” per la truppa seguace. Il che coincide con il messaggio di cordoglio dei giorni scorsi, che ha definito Prigozhin uomo di talento ma dal “destino difficile”, al contempo salutando la radicale riforma della compagnia.
Soprattutto prevale il senso di una punizione contro sediziosi in tempo di guerra che nessun tipo di regime può permettersi di eludere, giacché l’impunità incoraggia l’emulazione. Il messaggio risuona presso i dissidenti interni, specialmente gli ultranazionalisti in linea con Girkin, eroe del Donbass, arrestato a luglio per “estremismo”.
Esternamente raggiunge i nemici che avevano puntato su un debilitante isolamento. Ma rassicura anche gli amici, rassicurandoli: quelli riuniti a Johannesburg in un consesso eterogeneo di Stati democratici e autocratici, per varare la svolta multipolare. Allargato ad Argentina, Etiopia, Egitto, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, il Brics+ rappresenterà il 36% del Pil e il 45% della popolazione mondiale, guidando il mercato dell’energia rinnovabile e al contempo erodendo il petroldollaro.
Con la risoluzione appena siglata il gruppo si fa paladino dei Paesi emergenti danneggiati dalle pretese unipolari Usa e dalle sanzioni unilaterali dell’Occidente collettivo e chiede la riforma di Onu e Wto, la previsione del diritto allo sviluppo e meccanismi di salvaguardia reali per la sicurezza alimentare. La compagine, integrando due antagonisti storici come Arabia e Iran, sottrae Riad dall’orbita di Washington e invoca la soluzione regionale della questione palestinese espellendo le ingerenze divisive dal Medioriente. Accogliendo Teheran disegna il North-South Transport Corridor: 7200 km di rete multinodale (marittima, ferroviaria e stradale) che, con la Nuova Via della Seta, traccia un altro aggiramento della talassocrazia statunitense nel mercato globale, collegando India ed Europa via Russia.
In tale scenario, la rappresentazione dell’affare Prigozhin comunica al Sud globale l’immagine di un Cremlino utilmente saldo al potere, mentre al Nord presenta un’Ucraina che va esaurendo il ruolo di comprimaria sacrificale tra due fuochi.

Giuseppe Casale*

*Pontificia università lateranense

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Fonte: Sir