Idee

L’amore ha il volto della pace, vuole il bene dell’altro e affronta con coraggio la sfida della realtà quotidiana in cui ciò non necessariamente risulta facile e scontato.

La famiglia è fondamento della società anche per questo: perché permette di fare determinanti esperienze di pace. Ne consegue che la comunità umana non può fare a meno del servizio che la famiglia svolge. Dove mai l’essere umano in formazione potrebbe imparare a gustare il “sapore” genuino della pace meglio che nel “nido” originario che la natura gli prepara? Il lessico familiare è un lessico di pace; lì è necessario attingere sempre per non perdere l’uso del vocabolario della pace. Nell’inflazione dei linguaggi, la società non può perdere il riferimento a quella “grammatica” che ogni bimbo apprende dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà, prima ancora che dalle loro parole.
Benedetto XVI, Messaggio per la XLI giornata mondiale della Pace – “Famiglia umana, comunità di pace”, 1 gennaio 2008

"Il grande rischio è il danneggiamento irreversibile dei meccanismi che garantiscono la vita sul nostro pianeta, proseguendo a grandi passi verso la sesta estinzione di massa preannunciata dagli scienziati; ciò renderebbe assai problematica anche la vita per l’uomo, in un mondo in cui tutto si lega e tutto è connesso", dice al Sir il direttore scientifico di Greenaccord

Il presidente De Palo: "È la prima volta che c’è una tale convergenza politica, sociale e mediatica su una riforma così importante". Il nodo risorse, da "trovare entro il 31 dicembre 2021 affinché nessuna famiglia ci perda, ma tutte ci guadagnino"

“Tanti vedono nella violenza il solo modo di emergere e di sentirsi qualcuno. Far vedere la fine che si fa dopo una onorata e promettente carriera criminale può smitizzare certi personaggi e ricondurre alla realtà tanti ragazzi attratti da queste figure considerate vincenti”, dice al Sir il portavoce della Comunità di Sant’Egidio di Napoli, che ha scritto un libro su Giuseppe Salvia, ucciso nel 1981 su ordine di Cutolo

Non è mai troppo presto per iniziare a educare gradualmente un bambino all'autonomia e alla capacità di riconoscere e gestire le proprie emozioni. E un bambino autonomo, responsabile, capace di autodisciplina, sarà nella maggior parte dei casi un adolescente sicuro di sé e "corazzato" di fronte alle sfide della vita. Parola del neuropsichiatra Stefano Vicari, secondo il quale la crescita psicologica e l'equilibrio mentale dei nostri figli sono importanti quanto la salute fisica. Ecco le sue "istruzioni per l'uso"

La lettura alta e per nulla scontata che Sergio Mattarella ha operato di settantacinque anni di storia repubblicana inizia con il richiamo al referendum del 2 giugno 1946 e alla “straordinaria stagione costituente” e si conclude con un appello ai giovani, a cui ora tocca scrivere e vivere “i capitoli nuovi di questa storia”. Perché “la storia siamo noi”, “nessuno si senta escluso”, sottolinea il Presidente con un'inedita citazione di Francesco De Gregori. Il parallelismo tra la ricostruzione post-bellica e il grande sforzo per risollevarsi dopo “le due grandi crisi globali, quella economico-finanziaria e quella provocata dalla pandemia” è enunciato subito all'inizio del discorso.

C’è un filo sottile e tenace che lega alcuni eventi della cronaca italiana: la responsabilità. Intesa non solo come il dovere di rispondere delle conseguenze dei propri gesti e delle proprie scelte, ma anche come consapevolezza dei propri atti nell’esercizio di una funzione pubblica e non solo. Dunque, in una chiave proattiva. In questi giorni alcuni fatti ci hanno toccato per la loro drammaticità, per la loro esposizione mediatica, per la loro portata simbolica. Tre vicende diversissime nelle quali il tema della responsabilità personale emerge in tutta la sua evidenza

Il due giugno è una festa colta, forse per questo poco partecipata, tanto che fu anche abolita. Ma ricca di senso, perché disegna un percorso: ricorda l’avvio di un processo di ripresa, di sviluppo. Tanto più significativo oggi. Sono settantacinque anni dalla scelta per la Repubblica, un anniversario importante. Non ce ne siamo resi conto del tutto, ma nell’arco di due anni in Italia, a causa del virus, ci sono state tante vittime quante nei primi tre anni della seconda guerra mondiale, dalle macerie della quale siamo ripartiti proprio nella data simbolica del referendum istituzionale, il 2 giugno 1946. Una data baricentrica, nel mezzo della vicenda dell’Italia unita, tra il 1870, il compimento dell’unità con Roma capitale, e l’oggi

Il prossimo 2 giugno saranno 75 anni dal referendum istituzionale con il quale gli italiani scelsero la repubblica come forma di Stato, archiviando così 85 anni di storica monarchica. Fu quello un passaggio fondamentale per il futuro del Paese, certo non facile ma decisivo. Oggi quella scelta sembra molto lontana. Iniziò da lì la storia repubblicana nella quale i cattolici, fin dall'inizio svolsero un ruolo decisivo. Per fare un bilancio di questi 75 anni dal punto di vista cattolico abbiamo sentito Guido Formigoni, storico, professore ordinario alla Iulm di Milano.

“I tarantini sapevano già da tempo. C’erano evidenze scientifiche del disastro ambientale che ieri la magistratura ha certificato e a prescindere dai successivi gradi di giudizio e dalle singole responsabilità, i magistrati hanno sancito un fatto incontrovertibile: le cose sarebbero potute andare diversamente se solo la politica si fosse comportata in altro modo, assumendosi delle responsabilità”. 

È importante vaccinare contro il Covid-19 anche i ragazzi tra i 12 e i 15 anni “per almeno tre motivi”, dice al Sir Alberto Villani, direttore del Dipartimento di Emergenza, accettazione e pediatria generale dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, all’indomani del via libera dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) dell’estensione del vaccino Comirnaty (BioNTech/Pfizer) alla fascia 12-15 anni. Dal 3 giugno, dunque, anche, questi under 16 potranno essere immunizzati.

Troppo denaro pubblico e troppo Stato possono spegnere l’economia invece che rilanciarla? L’imprenditoria, come è successo in alcune città italiane dalla grande storia industriale, può perdere vigore innovativo e finire per rincorrere i soli sussidi pubblici? La pandemia ha accentuato questi dubbi. Anche se la strada obbligata di questi mesi non poteva che essere l’immissione di denaro in abbondanza, il blocco dei licenziamenti, i tassi bassissimi, i ristori e per fortuna qualche piano per il futuro