Una responsabilità che perdura. Nota Politica
Se l'adempimento del dovere di responsabilità è richiesto a tutti i cittadini – l'art.2 della Costituzione parla di “inderogabili doveri di solidarietà politica, economica e sociale” – esso incombe in termini particolarmente esigenti su coloro che sono chiamati a determinare la politica nazionale.
“Non si è esaurito il nostro dovere di responsabilità”. Il recente richiamo del presidente Mattarella ha toccato il tasto più sensibile della fase che stiamo attraversando. I vaccini hanno consentito di arginare la pandemia e di mettere in moto una ripartenza economica che ha registrato ritmi eccezionali per gli standard italiani e non solo. La partita contro il Covid, però, non è ancora vinta. I vaccini sono un’arma indispensabile ed efficace, non una bacchetta magica (la scienza è una cosa seria, non contempla pozioni miracolose), e il comportamento dissennato di una minoranza ristretta ma sempre troppo numerosa di cittadini ha consentito al virus di continuare a circolare e a diffondersi, saldandosi per di più con il contagio che arriva da Paesi vicini in cui i governi non hanno tenuto la barra dritta com’è avvenuto in casa nostra. Non è tempo di trionfalismi, ma almeno per una volta dovremmo sentirci fieri di questo primato invece di avvitarci in disquisizioni capziose.
E’ partita la campagna per la terza dose di vaccino e dai primi segnali sembrerebbe possibile affermare che, pur con qualche comprensibile stanchezza, gli italiani non abbiano perso la reattività di cui hanno dato prova in questi mesi. Quella che purtroppo pare sul punto di esaurirsi – per riprendere il verbo usato dal capo dello Stato – è la tenuta del quadro politico. E se l’adempimento del dovere di responsabilità è richiesto a tutti i cittadini – l’art.2 della Costituzione parla di “inderogabili doveri di solidarietà politica, economica e sociale” – esso incombe in termini particolarmente esigenti su coloro che sono chiamati a determinare la politica nazionale. I partiti finora hanno contribuito – non tutti nella stessa misura e con la stessa coerenza – alla navigazione di un governo in grado di prendere decisioni importanti e ragionevolmente adeguate alle sfide in campo. Nelle ultime settimane, tuttavia, il confronto si è andato progressivamente disarticolando. E’ come se ogni forza politica si stesse riposizionando in base al preminente tornaconto particolare, perdendo di vista o comunque prescindendo dalla concreta situazione degli italiani. Plausibilmente si tratta di un effetto da collegare all’approssimarsi della votazione per la Presidenza della Repubblica. Si tratta in tutta evidenza di un passaggio cruciale per il Paese e richiederebbe, al netto della dialettica fisiologica in un sistema pluralistico, uno sforzo e una lucidità capaci di portare a soluzioni all’altezza dell’incarico in questione e il più possibile condivise in Parlamento. Il rischio, invece, è che proprio sulla scelta per il Colle finiscano per saltare i già precari equilibri politici. C’è addirittura chi parla di elezioni anticipate e anche soltanto come ipotesi questa prospettiva innesca tensioni dagli esiti imprevedibili. Ma il Paese non si può permettere una fase di instabilità politica e di governo. Non solo per assicurare una rigorosa azione di contrasto alla pandemia, ma anche per garantire la costante e puntuale attuazione di quel Pnrr a cui sono legati il consolidamento della ripresa economica e la credibilità internazionale dell’Italia.