Se facciamo tesoro dei “non risultati” degli ultimi dieci anni, impariamo a non tollerare la crescita congiunta della spesa assistenziale e dei nuovi poveri. La Lettera.d Tiziano Vecchiato, presidente della Fondazione Zancan.
Idee
Great resignation è il termine coniato negli Stati Uniti per indicare le dimissioni di massa di chi, dopo aver provato l’esperienza dello smart working durante la pandemia, non vuole più tornare in presenza con le “vecchie” condizioni. Ansia del ritorno: «Vorrei fare un lavoro che non torni a casa con me» si augura in futuro un intervistato. I classici modelli industria-azienda con orari e luoghi fissi sono ora in crisi, complice anche la scelta delle stesse società di riprogrammare i propri bilanci
L'interpretazione dell'Inps su l'"inattività lavorativa" è "estremamente restrittiva" e limiterà la possibilità di qualsiasi lavoro o inserimento per le persone con disabilità. La denuncia di Coordown e Uniamo: "Sanare questa stortura a tutela dei più fragili"
Un gruppo di organizzazioni che tutelano i diritti umani analizza in un dossier come gli strumenti digitali e biometrici, utilizzati per il controllo dei flussi, stiano minando la privacy e i diritti umani. E chiedono all’Unione europea maggiore trasparenza: “L'Unione ha l'obbligo di rispettare i diritti umani e perseguire la loro realizzazione anche nello sviluppo e nell'attuazione delle sue politiche esterne”
Il sacerdote è parroco a Caivano, in una zona dove ambiente, lavoro e futuro sono pesantemente compromessi
“A cinque anni dalla pubblicazione della Laudato si’, la Chiesa italiana non poteva non farsi carico del grido della Terra e del grido dei poveri. La pandemia ci ha fatto piombare in un senso di precarietà che il frastuono godereccio ci aveva fatto dimenticare”, dice il presidente di Greenaccord
“Seguo con crescente preoccupazione l’evolversi della situazione che da questa mattina si è venuta a creare con lo sgombero attuato dalle Forze dell’Ordine del varco 4 del Punto franco nuovo di Trieste e che continua ora con partecipate manifestazioni nelle strade della città e in Piazza dell’Unità. Come vescovo della Chiesa di Trieste sono ad invitare tutti – in particolare le istituzioni e i manifestanti – a ricercare soluzioni pacifiche alle questioni sul tappeto, liberando il campo da atti di forza che non portano a nulla se non a esacerbare gli animi, già molto provati, e a possibili strumentalizzazioni”.
I 17 obiettivi dell’Agenda visti dai giovani e raccontati dai giornalisti: ricerca dell’Università Pontificia salesiana in collaborazione con Ucsi. I temi che più interessano i giovani sono quelli che li toccano personalmente. Ritengono però che le maggiori preoccupazioni si concentrino su lavoro dignitoso e crescita economica (61,5%), salute (52,7%) e, con grande distacco, parità di genere (29,1%), lotta alla povertà (28,4%) e clima (26,4%)
Dall’appuntamento di Taranto possono arrivare, secondo il demografo, riflessioni e indicazioni importanti per aiutare sia il Paese sia i giovani a orientare, assieme, al meglio le proprie scelte
La scuola ha il dovere di identificare il tema di fondo, cioè il rapporto tra libertà personale e responsabilità collettiva.
Lo studio di due sociologi Lorenzo Benadusi e Orazio Giancola su “Equità e merito nella scuola. Teorie, indagini empiriche, politiche”.
C’è un momento preciso nella vita di ogni uomo e di ogni donna che decidono di sposarsi nel Signore a partire dal quale i due si promettono per sempre che la salvezza, potremmo dire la santità dell’altro è il dono e la responsabilità che accolgono reciprocamente.
La memoria, come una sentinella vigile, invita a scrutare l’orizzonte storico per cogliere segnali di ritorno a un passato doloroso.
Nel Rapporto sulla povertà 2021 un pacchetto di proposte per rendere la misura “più adatta agli scopi che si prefigge”, dal ritocco dei requisiti al potenziamento dei servizi. “Il futuro delle politiche contro la povertà in Italia è legato al buon funzionamento di questa misura”
L’Europa ha paura, una maledetta paura di essere invasa dai migranti. E quando si ha paura, la ragione si annebbia e si sceglie la via più semplice e forse pericolosa: costruiamo un muro. Così, dopo aver abbattuto 32 anni fa (il 9 novembre 1989) il Muro berlinese della vergogna, ecco che 12 Paesi sui 27 dell’Unione europea lanciano la proposta di alzarne un altro per “proteggere le frontiere esterne dell'Ue di fronte ai flussi migratori”. E per essere sicuri di realizzarlo, con una lettera dei loro ministri dell’Interno hanno chiesto alla Commissione europea e alla presidenza di turno del Consiglio Ue un apposito finanziamento con il quale erigere recinzioni e muri