Idee

Great resignation è il termine coniato negli Stati Uniti per indicare le dimissioni di massa di chi, dopo aver provato l’esperienza dello smart working durante la pandemia, non vuole più tornare in presenza con le “vecchie” condizioni. Ansia del ritorno: «Vorrei fare un lavoro che non torni a casa con me» si augura in futuro un intervistato. I classici modelli industria-azienda con orari e luoghi fissi sono ora in crisi, complice anche la scelta delle stesse società di riprogrammare i propri bilanci

Un gruppo di organizzazioni che tutelano i diritti umani analizza in un dossier come gli strumenti digitali e biometrici, utilizzati per il controllo dei flussi, stiano minando la privacy e i diritti umani. E chiedono all’Unione europea maggiore trasparenza: “L'Unione ha l'obbligo di rispettare i diritti umani e perseguire la loro realizzazione anche nello sviluppo e nell'attuazione delle sue politiche esterne”

“Seguo con crescente preoccupazione l’evolversi della situazione che da questa mattina si è venuta a creare con lo sgombero attuato dalle Forze dell’Ordine del varco 4 del Punto franco nuovo di Trieste e che continua ora con partecipate manifestazioni nelle strade della città e in Piazza dell’Unità. Come vescovo della Chiesa di Trieste sono ad invitare tutti – in particolare le istituzioni e i manifestanti – a ricercare soluzioni pacifiche alle questioni sul tappeto, liberando il campo da atti di forza che non portano a nulla se non a esacerbare gli animi, già molto provati, e a possibili strumentalizzazioni”. 

I 17 obiettivi dell’Agenda visti dai giovani e raccontati dai giornalisti: ricerca dell’Università Pontificia salesiana in collaborazione con Ucsi. I temi che più interessano i giovani sono quelli che li toccano personalmente. Ritengono però che le maggiori preoccupazioni si concentrino su lavoro dignitoso e crescita economica (61,5%), salute (52,7%) e, con grande distacco, parità di genere (29,1%), lotta alla povertà (28,4%) e clima (26,4%)

L’Europa ha paura, una maledetta paura di essere invasa dai migranti. E quando si ha paura, la ragione si annebbia e si sceglie la via più semplice e forse pericolosa: costruiamo un muro. Così, dopo aver abbattuto 32 anni fa (il 9 novembre 1989) il Muro berlinese della vergogna, ecco che 12 Paesi sui 27 dell’Unione europea lanciano la proposta di alzarne un altro per “proteggere le frontiere esterne dell'Ue di fronte ai flussi migratori”. E per essere sicuri di realizzarlo, con una lettera dei loro ministri dell’Interno hanno chiesto alla Commissione europea e alla presidenza di turno del Consiglio Ue un apposito finanziamento con il quale erigere recinzioni e muri