Idee

Paure, rabbie, pulsioni ma anche la voglia di voltar pagina gonfiano i numeri di 5 Stelle e Lega. Archiviata tutto d'un colpo la stagione del bipolarismo, tramontati Berlusconi e Renzi, dal voto emerge un quadro politico rivoluzionato e ricco di incognite per il futuro.
Non sarà facile definire un nuovo assetto per quella che in tanti già definiscono la Terza Repubblica: perché non c'è una maggioranza parlamentare degna di questo nome e perché il copione politico e gli attori sono totalmente inediti.

Questa domenica l’Italia è chiamata al voto. Non è retorica, né una frase fatta, dire che siamo a uno snodo cruciale, in cui forse più di altre volte il nostro voto è gravato di responsabilità. 

Papa Francesco, nella Laudato si’, invita a «sviluppare una nuova capacità di uscire da se stessi verso l’altro». È la chiave della cura per l’altro e l’ambiente.

Si chiude questa settimana il nostro viaggio tra i programmi elettorali. Torna intanto rinnovato l’appuntamento con Tonioloricerca.

Chiese & chiose. Dal carnevale all’Exultet. La riflessione di don Cesare Contarini: «Davvero il vivere in comunità offre molte occasioni di gioia e pienezza. E se la vita comunitaria mette alla prova... è allora che può far scoprire la super-gioia dopo una riconciliazione, una ripresa del cammino»...

Non esiste vero ecumenismo senza conversione del cuore. E questo vale anche di fronte a sfide come il processo migratorio che ci interpella pure in tema di fede.

La natalità contrinua a crollare. L'Italia è sempre più vecchia. Il nuovo parlamento si occupi degli uomini e delle donne che fanno più di un figlio, ormai una minoranza. Ma la politica, in questa campagna elettorale, tace.

Una lezione in classe sulla democrazia ateniese e l'attualità della chiamata alle urne. Perché, da cristiani, è fondamentale andare a votare, per non lasciare "deleghe in bianche". L'editoriale di Stefano Bertin.

Il filò. Il tragico gesto di un folle a Macerata accende il dibattito sull'immigrazione. E dà la misura del baratro in cui rischia di cadere il paese senza un sussulto collettivo di responsabilità.

Scrive don Marco Cagol, Vicario Episcopale per le relazioni con il territorio. L'aggressione razzista di Macerata mette in luce la crescente avversione alle persone di colore, fino a teorizzare una "colpa razziale". Una coscienza cristiana, o che si ritenga anche solo “culturalmente” cristiana, non può accettare ragionamenti di questo tipo. Non è un ragionamento politico: litighiamo pure sulle politiche migratorie, ma non travolgiamo la ragione e i valori. Su questo cerchiamo insieme il bene e la verità delle cose.

Le polemiche seguite alla presentazione delle candidature mostrano impietose tutti i limiti dell’attuale sistema politico. Ma non basta addossare la colpa alla legge elettorale: le responsabilità sono molto più profonde e attengono alla fisiologia stessa dei partiti.

Un altro gesto di estrema violenza. Ancora una volta dei ragazzi, di cui uno di soli 13 anni. Vittima, un senza tetto, un immigrato, che per uno stupido scherzo ha perso la vita, bruciando dentro l’auto che utilizzava come casa.
Il fatto questa volta non è successo in una grande città, ma nel nostro Veneto carico di profonde tradizioni cristiane. E pone al mondo adulto profondi interrogativi.

Ad Auschwitz c’era la neve, e il fumo saliva lento…», cantava Guccini nella famosa “Canzone del bambino nel vento”. Il fumo sale ancora ed è ben visibile, come dimostrano le recenti polemiche sull’infelice dichiarazione in difesa della razza bianca di Attilio Fontana, candidato del centrodestra alla presidenza della Lombardia.

L'invito del vescovo Claudio al settimanale diocesano in occasione dei suoi 110 anni: «Raccontate che è possibile ancora parlare di fraternità, di pace, di giustizia, di spiritualità, di fedeltà, di amore. Questo è lo sguardo profondo che la chiesa difende»