Idee

Gabriella Battaini-Dragoni, vice segretario generale del Consiglio d'Europa, guarda al futuro del continente. Tra nazionalismi, populismi, tutela dei diritti umani, dialogo tra fedi e culture, corruzione e disaffezione dei cittadini dalla politica

Può aver ragione il premier italiano Giuseppe Conte annunciando: “Sui migranti l’Italia non è più sola”. Ma non ha torto il ministro degli Interni Matteo Salvini quando afferma: “Delle parole non mi fido, voglio vedere i fatti”. I 27 Paesi Ue hanno messo nero su bianco impegni e promesse, come mille altre volte. Ora occorrerà verificare se tali promesse diventeranno realtà.

Tra tante incertezze, non potrà più essere la Bce ad alzare uno scudo protettivo visto che ha annunciato la fine del Quantite easing (Qe) cioè l’immissione di denaro per stimolare l’economia. Fino a dicembre lo stimolo rimarrà in vigore ma dimezzato. Poi basta, si aprirà la stagione del rialzo dei tassi ufficiali di interesse, probabilmente da metà 2019. Sarà più costoso indebitarsi (mutui, prestiti), aumenteranno leggermente i rendimenti cioè gli interessi sul denaro che prestiamo

"Quando i rappresentanti non sono più uno strumento al servizio dei cittadini 'sovrani', ma diventano un ceto che persegue i propri interessi particolari, allora i cittadini cercano altre strade: ma bisogna farlo costruttivamente, non spinti dalla paura o dall'odio". L'analisi di Antonio Maria Baggio, professore ordinario di filosofia politica nell'Istituto Universitario “Sophia”.

Nessuno venga a dire che è colpa di internet. La rete con i suoi innumerevoli spazi è solo luogo ospitante di bellezze oppure di disagi. Proprio questi ultimi rappresentano uno dei semi del clima contrappositivo, dell’antilogia dilagante, di quell’ansia da prestazione a chi la spara più grossa, a chi oltraggia più del vicino, a chi gonfia maggiormente il petto in nome di una presunta supremazia ideologica. Quello che manca è una traiettoria dritta dei nostri comportamenti, spesso dettati da frustrazioni e malcontenti. Scarseggia la serenità di giudizio che evidenzia – lo spiega bene oggi il politologo Flavio Felice in un’intervista a Città Nuova – come “nel mondo della post-verità ciò che conta non è ciò che è vero, ma ciò che funziona”. È proprio questo il rischio

Il documento si muove secondo il metodo del discernimento: fa il punto sulla condizione giovanile; la interpreta secondo criteri che colgano gli indizi di futuro che essa racchiude; orienta alcune decisioni che saranno oggetto della valutazione e delle scelte dei padri sinodali. Riconoscere, interpretare, scegliere sono i tre verbi che scandiscono la riflessione del documento e che dovranno guidare i lavori sinodali.

Il discorso del presidente del consiglio alle Camere ha parlato molto di diritti. Ma alla base di una compiuta democrazia non può non esserci la consapevolezza che l’essere cittadino comporta anche precisi doveri

Dopo il nulla di fatto al vertice dei ministri dell’Interno, rimane il Consiglio Europeo del 28 e 29 giugno. All’Italia servirebbero salde alleanze, ma tutto sembra remare contro un accordo

Ci sono paure patologiche: sono quelle che bloccano e paralizzano, sfociando il più delle volte in frustrazione e rabbia. A livello sociale, ciò avviene quando si ha a che fare con ciò che è diverso e mette in discussione le certezze, ritenute ormai acquisite: così, l’altro diventa una minaccia da cui difendersi. Oggi sono i migranti, qualche decennio fa erano gli albanesi e prima ancora gli ebrei. Giustamente il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel messaggio diffuso sabato scorso in merito alla questione dei migranti, scrive tra l’altro: “Non mi nascondo quanto sia complesso il fenomeno migratorio: risposte prefabbricate e soluzioni semplicistiche hanno l’effetto di renderlo, inutilmente, ancora più incandescente”

In un Paese confuso, in cui le diverse posizioni sul tema dei migranti non sono chiare, è emerso un attore importante che svolge un ruolo politico altrettanto rilevante: è la Chiesa cattolica che ispirata costantemente dalle parole di Papa Francesco, ha preso posizioni coraggiose sull’immigrazione. Ma non mancano distinguo e divisioni, anche nel mondo cattolico.

Ancor oggi resta necessaria la preghiera per il nostro Paese e per chi ci governa. Lo sa la grande liturgia, che spesso insiste nel farci pregare con questa intenzione. E lo sa la Comunità di Sant’Egidio, che ha promosso – giovedì 7 giugno, a Santa Maria in Trastevere – una veglia di preghiera per l’Italia, presieduta dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana. Una preghiera non clericale, che si riprometteva di sortire un qualche effetto laico. Parlare di preghiera laica suona come un ossimoro e può valere solo in senso traslato. Ma parlare degli esiti laici di una preghiera per l’Italia si può e si deve.

Il premier Sanchez: "Un dovere morale".
"Ero straniero e non mi avete accolto", twitta il card. Ravasi. “Mettere in salvo vite è atto di umanità che non può essere oggetto di trattative politiche o dispute tra governi”, scrive in una nota il Centro Astalli dei gesuiti.