Quarto mandato consecutivo per Viktor Orban: è il risultato delle elezioni parlamentari tenutesi ieri in Ungheria che hanno visto trionfare con il circa 53,1% il primo ministro uscente e leader del partito di destra Fidesz al 98% dei voti scrutinati.
Fatti
A quasi sei settimane dall’invasione russa dell’Ucraina, negli Stati Uniti torna ad imperare la polarizzazione, dopo che la scoppio della guerra aveva temporaneamente unito repubblicani e democratici, almeno sul fronte degli aiuti umanitari e del supporto militare. I sondaggi sono la prova palese di una divisione ancora partigiana, che si ferma sulla soglia dell’emozionalità e della contrapposizione a tutti i costi. Le parole pronunciate in Polonia sull’auspicabile uscita di scena di Putin, seppur smentite da Casa Bianca e Segreteria di stato, hanno fatto del presidente americano il portavoce di un sentire comune tra molti dei suoi cittadini, che inizialmente pronti al sacrificio pur di porre la parola fine alla carneficina ucraina e al dramma dei profughi: ora si ribellano ai costi reali di una guerra globale. E intanto ci si prepara all'accoglienza dei profughi
Uccisi almeno 121 minori. L'Europa accusa Mosca e pensa a nuove sanzioni e a un maggiore sostegno militare all'Ucraina. La Russia nega la strage di Bucha e definisce gli Usa "maestri di provocazione"
L'organismo, che ha la durata di un anno, monitorerà i risultati raggiunti, favorirà lo scambio di informazioni e buone pratiche e lo sviluppo della contrattazione collettiva
Nel rapporto dell’Emcdda, l’Osservatorio sulle droghe di Lisbona, i dati di circa 80 città europee. In dieci anni di rilevazioni dell’Istituto Mario Negri, dati quasi raddoppiati. Aumentati i consumi o la purezza della cocaina? Gatti, direttore ricerche dipendenze Asst Santi Paolo e Carlo: “Ai servizi casi sempre più complessi, ma è presto per misurare le conseguenze della pandemia”
Il War Childhood Museum di Sarajevo è il primo al mondo dedicato all'infanzia vittima della guerra. È il museo della guerra vissuta e raccontata dai bambini bosniaci anche attraverso oggetti della loro quotidianità. Spiega la direttrice Krvavac: “rivivere la sofferenza provocata dalla guerra può aiutare ad abbattere le barriere etnico-religiose”.
30 anni fa, a marzo, scoppiava la guerra in Bosnia, una delle più sanguinose delle guerre jugoslave. Risale al 5 aprile l'inizio dell'assedio di Sarajevo. Eventi che trovano oggi delle evidenti analogie con la guerra in Ucraina e che alimentano la paura che la Bosnia, con tutte le sue tensioni e instabilità, possa diventare una nuova Ucraina. Il Sir è andato a Sarajevo ad incontrare due testimoni di quei giorni, il card. Puljic e mons. Tomo Knezevic, all'epoca responsabile della Caritas Sarajevo.
Lo spaccato che emerge, purtroppo drammaticamente reale, è quello di adolescenti allo sbando, privi del controllo genitoriale.
Missione umanitaria delle Misericordie a Lublino, in Polonia, al confine con l’Ucraina.
“La questione si intensifica in virtù della risposta che il Papa ha dato oggi. Si intensifica. Ma per ora nulla di più”.
Trenta anni dopo lo scoppio della guerra, nella Bosnia di oggi l’espressione artistica è diventata anche un mezzo per guarire la memoria del conflitto e una forma di resistenza alla guerra. Questo grazie all'impegno di giovani artisti bosniaci e di una storica dell'arte italiana, Claudia Zini, trapiantata a Sarajevo, fondatrice del Kuma International, un centro internazionale di ricerca sulle arti visive legate alla guerra e alla violenza, alle memorie di guerra
Il richiamo della Garante dell'infanzia e adolescenza, Carla Garlatti: “Seguire sempre le vie legali e gli iter istituzionali, la buona accoglienza non si fa con l’emotività”
Alcuni dei dati principali che emergono dal monitoraggio della Cabina di regia Iss-ministero della Salute sul Covid-19. Il documento evidenzia anche un lieve calo dell'incidenza settimanale a livello nazionale: 836 ogni 100mila abitanti
E’ quanto previsto da alcuni degli emendamenti allo ius scholae proposti dal gruppo della Lega. Mentre Fratelli d’Italia punta ad allungare i tempi: almeno due cicli scolastici per chi arriva qui entro 12 anni
Nella comunità di Kielpin, municipalità di Lomianki, alle porte di Varsavia, sono circa 1500 i profughi attualmente accolti, per la stragrande maggioranza da parte di famiglie. Sono solo una piccola goccia dei 300mila ucraini che, stando a quando dichiarato dal sindaco Rafał Trzaskowski, sono stati registrati nell’area metropolitana, ma la loro storia racconta molto di una quotidianità che sta cambiando il volto della capitale polacca. A raccontare al Sir la quotidianità di una delle tante cittadine che costellano la cintura urbana di Varsavia è padre Luca Bovio, provinciale dei missionari della Consolata in Polonia: "Il numero dei profughi potrebbe essere ben più alto, ma c’è un limite che è fisico. Non è questione di volontà, ma a Kielpin non c’è davvero più spazio. Pochi giorni fa ho fatto visita ad una famiglia e in quel momento, nella loro casa, erano accolte dodici persone".