L’anno scorso, tra luglio e ottobre, la Pastorale giovanile e Noi Padova hanno promosso un sondaggio presso tutte le parrocchie della Diocesi, per fare il punto sulla situazione dei grest parrocchiali.
Diocesi
"Mi permetto di farvi pervenire la mia vicinanza, di dichiararvi la mia stima e di ringraziarvi per tutto quello che state offrendo e su cui contano le persone più deboli e anziane."
Non è facile esprimere in poche parole il caleidoscopio di emozioni, riflessioni interiori, incontri, condivisione di esperienze, squarci che si sono aperti sul viaggio-studio in Terra Santa. Il pellegrinaggio ha risvegliato in me echi lontani della mia fede, i luoghi santi hanno come arato le zolle indurite dalla quotidianità e come acqua limpida hanno irrigato i terreni a tratti disseccati dall’abitudine.
Quando sono la storia e l’archeologia a parlare della fede… è tutto un altro impatto. È l’esperienza che ha provato a fare un gruppo di docenti di religione della Diocesi di Padova soggiornando per alcuni giorni in Israele, in modo particolare nei luoghi più cari e significativi alla cristianità.
Partiamo dal ritorno. Di fronte all’ignoto tutti sentiamo la precarietà e la fragilità della nostra condizione.
Il 19 marzo 1960 veniva inaugurata a Sarmeola la grande casa dedicata alle persone con disabilità. All’inizio ospitava soprattutto ragazzi che le famiglie non riuscivano a gestire per la mancanza di servizi sul territorio; oggi accoglie casi gravissimi e malati di Alzheimer
La basilica del Santo e il santuario di San Leopoldo hanno celebrato il mercoledì delle ceneri a porte chiuse. Per i rettori di entrambi i santuari, l'assenza dei fedeli è stato un colpo al cuore. Ma come in tutte le situazioni di difficoltà, anche in questa ci sono degli aspetti positivi.
Si è concluso a febbraio il corso di 3° livello per accompagnatori degli adulti – dal titolo “Quale evangelizzatore per le nostre comunità” – che aveva come obiettivo il prendere consapevolezza che l’esperienza vissuta nell’accompagnamento dei genitori dell’iniziazione cristiana può contribuire a generare comunità evangelizzanti.
Siamo molto riconoscenti dell’attenzione che papa Francesco ha ancora una volta dimostrato verso Padova, città che quest’anno è capitale europea del volontariato. Un volontariato che poggia su robuste e solide radici, che trova nelle nostre comunità cristiane e nelle realtà civili espressioni luminose.
In questo momento difficile per l'Italia, la Caritas invita a non dimenticarsi della Siria. «Dobbiamo tenere viva l’attenzione verso la sofferenza di questo popolo – sottolinea don Luca Facco, direttore di Caritas Padova – almeno informandosi sui fatti che stanno accadendo a Lesbo, in Turchia e in Grecia. Non venga a mancare la consapevolezza, nei singoli e nelle comunità, della gravità di quanto accede non tanto lontano da noi».
«Tutto il mondo del volontariato si è subito attenuto a quanto emanato dalle autorità civili e religiose». Lo dice con chiarezza don Luca Facco, direttore di Caritas Padova.
«Se la dimensione della Parola, quella dei sacramenti e quella comunitaria subiscono inevitabili limitazioni, non può invece venire meno la dimensione della carità di cui voi, in prima linea, siete i testimoni nelle e con le vostre comunità».
Sono circa 200 i volontari dell'Opsa che si tornano ogni settimana, ai quali si aggiungono una ventina di medici e una cinquantina di parrucchieri e hanno fra i 16 e gli 80 anni. Nel 2019 ci sono stati 180 ragazzi in campo servizio. Arrivano tramite l’alternanza scuola lavoro, il passaparola, l’esperienza di una settimana di campo o dopo la visita con il proprio gruppo parrocchiale o la scuola. Viene chiesto loro un impegno di una volta alla settimana e di mantenere una certa continuità. L'aspetto fondamentale è però la relazione: nelle passeggiate con gli ospiti, nell'accompagnarli alle attività programmate, in palestra, ai laboratori, nel partecipare insieme alla celebrazione della messa i volontari devono essere in grado di interagire, instaurare una relazione che qui può assumere mille sfumature diverse: dal semplice scambio di sguardi alla chiacchiera confidenziale, dal tendere la mano al sorriso, dal condividere una preghiera, un momento di silenzio, al saper ascoltare, ma anche aver voglia di raccontarsi.
Quattordici stazioni, quattordici storie intrecciate con la vita delle persone lì detenute, gli agenti di Polizia Penitenziaria, gli educatori carcerari, i volontari, coloro che amministrano la giustizia. Con chi, soprattutto, il carcere lo subisce, come le famiglie delle persone ristrette, le vittima di reato, chi è stato per anni accusato ingiustamente. A raccogliere e scrivere le meditazioni sono stati don Marco Pozza, teologo e cappellano della Casa di Reclusione Due Palazzi, e Tatiana Mario, giornalista della Difesa e volontaria della parrocchia.
Cari genitori,
questa Quaresima è caratterizzata dall’invadenza inattesa del Coronavirus che costringe forzatamente le nostre parrocchie a modificare radicate consuetudini. Anche quelle legate alla celebrazione dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana – che sono tra le più attese – devono essere necessariamente riviste.