Terra Santa. La testimonianza di una docente: "I nostri piedi sulle orme di Gesù"
Non è facile esprimere in poche parole il caleidoscopio di emozioni, riflessioni interiori, incontri, condivisione di esperienze, squarci che si sono aperti sul viaggio-studio in Terra Santa. Il pellegrinaggio ha risvegliato in me echi lontani della mia fede, i luoghi santi hanno come arato le zolle indurite dalla quotidianità e come acqua limpida hanno irrigato i terreni a tratti disseccati dall’abitudine.
L’itinerario è stato vissuto come un cercare di mettere in qualche modo i piedi sulle orme del Maestro, ricercarne le tracce, coglierle, contemplare gli stessi monti, gli stessi paesaggi che i suoi occhi avevano visto, immaginare la sua vita e, contemporaneamente, come uno stimolo a capire come questa sequela si possa incarnare oggi nella mia vita e nella storia, nel mio lavoro di docente.
A Nazareth, mi ha colpito la predilezione della scelta di Dio per i luoghi e le persone semplici e povere, perché l’incarnazione del Figlio di Dio che ha rivoluzionato la storia è avvenuta in un luogo piccolo, provinciale, in una famiglia povera, con un lavoro umile. Gesù avrebbe potuto scegliere di nascere a Gerusalemme! E invece sceglie un piccolo e povero paese, lontano dalla capitale e dal tempio. Osservando le grotte nelle quali la gente del luogo abitava duemila anni fa, si tocca con mano che Gesù viveva da povero, come tanti ce ne sono oggi, vicini e lontani da noi. Qui ho colto la straordinarietà dell’ordinario, la bellezza di una vita semplice, leale, onesta, dove parole, gesti e pensiero sono in piena coerenza e armonia. Quanto affascinante e ardua è questa coerenza!
Sul monte Tabor ho colto la luce che allontana le paure, la bellezza della Manifestazione, la chiarezza della signoria di Dio anche sul tempo. Mosè ed Elia, il passato, che si incontrano con Gesù, il presente, per parlare dell’esodo prossimo, il futuro. Gesù prepara così i suoi discepoli più cari all’esperienza terribile del vederlo sconfitto, imprigionato, ucciso. E mostra la sua luce per dar loro la forza di superare la prova. Ci mostra così la strada, ci svela che la forza si attinge nella sua vicinanza, nel silenzio della preghiera, per tornare poi nel mondo e vivere con più solidità e coerenza la nostra vita.
Sul lago di Tiberiade, il monte delle Beatitudini, è il luogo dell’annuncio della nuova umanità del Regno, il meraviglioso capovolgimento dei valori del mondo: beati i miti, beato chi opera per la giustizia, gli operatori di pace, i poveri... Qui Gesù ci confida le sue predilezioni, ci affida la sua idea del Regno sulla terra, qui annuncia la sua santa utopia, «i grandi sogni diurni del Vangelo», come diceva Tonino Bello.
A Gerusalemme, città ieri e oggi sede di scontri e conflitti, dove siamo stati solo per poche e intense ore, c’è stata l’emozione dell’essere nel luogo dove si è combattuta la battaglia più decisiva di sempre, dove è avvenuta la sconfitta della nostra paura più grande, la vittoria definitiva sul male e sulla morte, l’evento che ha cambiato la sorte dell’umanità, che ha creato nella storia una cesura tra il prima e dopo, questo evento straordinario definito “stoltezza” da chi non crede.
Abbiamo approfondito le origini storiche del cristianesimo e le sue fonti scritturistiche, costruendo nuove relazioni umane e proficue condivisioni professionali scorgendo con più attenzione la presenza di Dio sotto le pieghe della storia. Un bel bagaglio da portare in regalo agli studenti. Un collega di viaggio ha scritto: «Pellegrinare in Terra Santa è prestare i propri passi alla verità dell’Amore, scoprendosi regalo reciproco, nella semplicità del vivere quotidiano. È gustare la gioia della Pasqua che fa di noi dei risorti».
Claudia Zani