Chiesa nel mondo

A colloquio con la Rev. Yoshie Nishi del movimento buddista della Rissho Kosei-Kai. “Il dialogo per lui è uno stile di vita. Si può dire che il dialogo è una icona di Papa Francesco perché ha capito che oggi in un mondo diviso e sempre più frammentato e in conflitto, il dialogo è cruciale. Noi pensiamo la stessa cosa e questa comune convinzione ci unisce profondamente"

"Proteggere ogni vita" è lo slogan della visita apostolica di Papa Francesco in Giappone dal 23 al 26 novembre prossimo. Un tema centrale per diversi aspetti: è la società con il più alto tasso di suicidi al mondo (30-35.000 ogni anno), soprattutto tra i giovani. Qui è nato anche il fenomeno degli "hikikomori": almeno 500.000 si sono autoreclusi dal mondo. Ce ne parla a Tokyo il missionario del Pime padre Andrea Lembo

Satou Yukio è originario di Ishinomaki, uno tra i comuni più colpiti dal terremoto e dallo tsunami del 2011. Accetta, anche se a fatica, di raccontare cosa è successo nella sua città e la morte del padre travolto dalle acque del mare. Nel suo viaggio in Giappone, Papa Francesco incontrerà le vittime di quel “triplice disastro”. “Abbiamo visto attorno a noi solo corpi. Corpi dappertutto: dentro le case, sulla strada. Dappertutto. Ai cadaveri si aggiungeva la devastazione. Le case, i capannoni, le fabbriche. Era tutto distrutto. Un asilo intero fu spazzato via”.

“Visitare un piccolo gregge di cattolici, con radici storiche profonde, che vivono tra religioni diverse, per dare loro sostegno e incoraggiamento”. È questo, ha detto il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, lo scopo principale del 32° viaggio apostolico del Papa, che si recherà in Thailandia e Giappone dal 19 al 26 novembre.

Nagasaki, Hiroshima, Fukushima. Il Papa va in Giappone per abbracciare le pagine oscure scritte nella storia di questo Paese per farne un monito di pace per il futuro e un grido per la protezione della terra. “Il nucleare è pericoloso”, spiega il vescovo Otsuka. “Di fronte ai disastri di cui è stato testimone il nostro Paese, il suo uso non è moralmente accettabile. Noi speriamo che la visita di Papa Francesco incoraggi quel processo di riconversione che possa presto convertire non solo l’area di Fukushima ma tutto il Paese nell’energia rinnovabile”

La Chiesa statunitense da tempo sollecita i legislatori a trovare una soluzione che implichi la cittadinanza e fornisce accompagnamento legale e sostegno psicologico a tutti quelli che da oltre un anno vivono nella sospensione della deportazione e su questo fronte non intende fermarsi. Il neoeletto presidente della Conferenza episcopale, mons. Josè Gomez ha voluto sottoporre al dibattito con i suoi confratelli altri tre punti sull’emergenza migratoria che le comunità si trova a vivere sia ai confini che in gran parte del Paese