Chiesa nel mondo

“È un desiderio soprattutto dei giovani. In questo momento migliaia di universitari portoghesi sono in missione. Si chiama ‘missione Paese’, vanno nelle parrocchie di tutto il Portogallo per condividere la loro vita e la loro esperienza. Poi, ritornano nelle scuole pieni di volontà di fare. Tutto questo fermento chiede al vescovo di fare di più e il Papa ha indicato Lisbona”. 

Intervista al card. Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, al termine della Giornata mondiale della gioventù: “Bisogna ritornare a far sognare i giovani. Non possiamo essere i controllori dei loro sogni. Devono sognare con intelligenza, con amore, con grazia. Dobbiamo essere i custodi dei loro sogni. Anche i vecchi hanno i sogni e quando i vecchi e i giovani sognano insieme diventano la forza di Dio”

C’è anche la pastorale vocazionale alla Gmg di Panama: ha animato uno stand alla Fiera vocazionale al Parque Omar di Panama. Don Michele Gianola: “Dio chiama sempre. La Gmg può essere una occasione nella quale, dentro l’ascolto della parola del Papa, dentro un’esperienza di Chiesa così universale, questa chiamata può essere sollecitata. La cosa che a noi però interessa di più è che, dopo la Gmg, si continui ad accompagnare i ragazzi. La vocazione, come la vita, passa nelle relazioni personali, sul territorio, dentro la realtà”

I luoghi di incontro sono stati la possibilità di vivere le catechesi e la preghiera insieme: questa volta siamo riusciti a fare piccoli gruppi, dove lo scambio di pensieri ed esperienze di fede è stato molto più facile. Dalle catechesi e dai momenti di spiritualità (la Messa e la Riconciliazione) i giovani sono venuti fuori rinfrancati. Il lavoro educativo, i cammini di fede, sono fatiche anche logoranti perché non si può misurare tutto e subito. Per questo l’annuncio del Vangelo non sarà mai solo una bella lezione accademica e per questo la chiarezza espositiva non sarà mai totalmente risolutiva

“Pur condividendo che la risposta a un fenomeno così globale come quello migratorio chiama in causa tutti i Paesi europei, il dramma che si consuma davanti alle nostre coste non può lasciarci in silenzio”.

Il Papa ha chiesto ai giovani l’esercizio del canale: scavare piccoli canali nel cuore perché l’accoglienza e l’incontro non leghi solo due oceani, ma anche le piccole relazioni quotidiane. Gli occhi dei giovani brillano, ascoltando il Papa. Sembrano nipotini in ascolto del nonno saggio. Sapranno realizzare tutto questo come il loro sogno di giovinezza? È la nostra speranza!

Mons. Mariano Parra, arcivescovo di Coro, parla della situazione critica del Paese. “Ho paura che scoppi una violenza molto grande. Non so se chiamarla guerra civile. Ma ho molta paura della situazione. E chiedo, prego, supplico le autorità del Venezuela e le autorità internazionali: pensino al popolo e non agli interessi personali o di partito. Il nostro popolo è sceso in piazza - e si è detto che non si era mai vista una manifestazione così grande - perché è stanco”

Per il Santo Padre, "se la rete è occasione per avvicinarmi a storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me, per pregare insieme e insieme cercare il bene nella riscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa". D'altra parte, "la rete che vogliamo" è "una rete non fatta per intrappolare, ma per liberare, per custodire una comunione di persone libere". Attenzione "alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali, che spesso assumono la forma del discredito"

Colpisce l’incontro per strada con i giovani del Venezuela: le loro guance si rigano di lacrime. Per quanto la storia produca sempre tragedie, non è abitudine vedere giovani che piangono alla Gmg. Nelle loro parole e nei loro occhi c’è il dramma e la preoccupazione di un popolo, anche se molti sono qui già da qualche anno (a proposito di migrazioni…). Li portiamo nel cuore sapendo che la carezza di una preghiera è tutto ciò che abbiamo. E che in questo momento possiamo offrire

(da Panama) “Se non si riscopre il concetto di umanità e la logica del Samaritano, per cui l’altro che sta ai margini della strada per un motivo o per un altro è un altro me stesso e ha le stesse necessità umane che ho io, non si risolveranno mai i problemi: né con leggi più strette né con leggi più larghe. L’umanità: l’altro è un altro me stesso”.

Chissà che questa disposizione interiore, di giovani e adulti, non sia un segno bello che viene da Panama e chissà che non ci aiuti a uscire dall’idea di parole e discorsi “griffati”, da “boutique”. Soltanto un cuore libero può cogliere ciò che di bello nasce nella storia e nella vita delle persone. E non importa che siano vescovi o giovani laici: solo così la parola autorevole della Chiesa troverà il terreno “giusto”. Perché “fertile” – questa volta – potrebbe essere persino pericoloso

Venerdì 25 gennaio, nell'ambito della Gmg, Papa Francesco farà visita ai giovani detenuti del Centro de Cumplimento de menores, il carcere minorile di Pacora. Durante la visita si svolgerà una liturgia penitenziale nella quale il Pontefice confesserà tre giovani. Il Sir è entrato nel penitenziario per raccontare l'attesa dei suoi giovani detenuti

L’arcivescovo di Panama parla con il Sir dell’attesa per l’arrivo di Francesco. “Questo incontro del Papa con la gioventù del mondo nel solco di questa Regione - Centro America, Caribe e Venezuela - è una boccata di aria fresca e di speranza”. Migrazione forzata, delinquenza, narcotraffico. “Il cambiamento parte dai giovani. Un futuro migliore è possibile solo se i giovani si assumono l’impegno di trasformare questa realtà. Ma c’è anche una chiamata ai responsabili politici di questa Regione perché i loro progetti possano sempre più e sempre meglio includere i giovani. Sono troppi quelli costretti a fuggire”