Chiesa nel mondo

Papa Francesco ha inaugurato ufficialmente il Sinodo, nella basilica di San Pietro, esortando la Chiesa ad un esame di coscienza sulla sua capacità di incarnare lo "stile di Dio", fatto di incontro, ascolto e discernimento e incarnato dall'atteggiamento di Gesù, che "non guardava l'orologio" pur di mettersi a disposizione delle persone incontrate sulla strada

“Padre Yves Congar ha scritto un libro epocale, che auspica una vera riforma della Chiesa”. Così mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vicepresidente della Cei e consultore della Segreteria del Sinodo dei vescovi , commenta per il Sir la frase con cui Papa Francesco ha concluso il suo discorso durante il momento di riflessione iniziale sul cammino sinodale. 

“Da tante diocesi ci vengono richieste reliquie. Soprattutto gli ambienti della pastorale giovanile sono molto interessati alla testimonianza di Carlo. Il fatto che la sua tomba, collocata nel santuario della Spogliazione, leghi la sua figura a quella di Francesco di Assisi rende l’interesse ancor più vivo: Francesco, con la sua radicalità, e Carlo, con la sua semplicità, fanno ‘in tandem’ un grande lavoro”, ci dice il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino

“Desidero esprimere la mia preoccupazione per la situazione dei migranti e dei richiedenti asilo in situazione di vulnerabilità la cui dignità umana e i diritti fondamentali dovrebbero essere rispettati. Il loro diritto di chiedere asilo dovrebbe essere protetto e gli Stati dovrebbero rispettare il principio di non respingimento delle persone a rischio nel loro Paese d’origine”. 

Papa Francesco inaugurerà, domenica 10 ottobre, il Sinodo dei vescovi, che per la prima volta inizierà "dal basso". "Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell'ascolto", aveva affermato, nel 2015, nel discorso per il 50° anniversario dell'istituzione del Sinodo dei vescovi

“Se vedete intorno a voi le guerre, non rassegnatevi! I popoli desiderano la pace”. Lo chiedono i rappresentanti delle grandi religioni mondiali, ebrei, cristiani, musulmani sunniti e sciiti, membri delle tradizioni buddiste e induiste, nell’Appello di Pace che hanno consegnato, per mano dei bambini, agli ambasciatori di tutto il mondo. “Ringraziamo tutti gli amici del dialogo nel mondo e diciamo loro: coraggio!  Il futuro del mondo dipende da questo: che ci riconosciamo fratelli. I popoli hanno un destino da fratelli sulla terra”.

“Siamo chiamati, come rappresentanti delle religioni, a non cedere alle lusinghe del potere mondano, ma a farci voce di chi non ha voce, sostegno dei sofferenti, avvocati degli oppressi, delle vittime dell’odio, scartate dagli uomini in terra ma preziose davanti a Colui che abita i cieli”.