“L’ecumenismo e il dialogo interreligioso sono dimensioni imprescindibili per il vissuto ecclesiale; la mancata consapevolezza di questo può causare quei ritardi che incidono negativamente sulla stessa missione della Chiesa e, prima ancora, sulla sua stessa identità”.
Chiesa nel mondo
Si svolgerà dal 21 al 24 ottobre, a Taranto, la 49ª Settimana sociale dei cattolici italiani sul tema: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”.
Gli accolti, i volontari e il fondatore Biagio Conte ricordano il sacerdote ucciso 15 anni fa a Palermo. Conte dedica un pensiero anche a don Roberto Malgesini, ucciso un anno fa a Como
L’aborto “è più di un problema, è un omicidio, chi fa un aborto uccide, senza mezze parole”.
Il 15 settembre di un anno fa veniva ucciso a Como don Roberto Malgesini. Dodici mesi dopo la città e la diocesi si preparano a vivere il primo anniversario della su morte. Due i momenti di preghiera in programma: alla mattina alle 7, l’ora in cui il sacerdote è stato ucciso, proprio mentre si apprestava a caricare in macchina i thermos per le colazioni dei senza dimora, si terrà un rosario nella piccola chiesa di San Rocco trasmesso in diretta dal canale Youtube de il Settimanale della diocesi di Como. In serata, alle 20.30, la Messa di suffragio presieduta da mons. Oscar Cantoni nella chiesa di San Bartolomeo, a pochi passi dal luogo della morte. E dal giorno della sua morte un gruppo di persone continua, in silenzio, l’opera di carità di don Roberto mantenendo aperta quella che era la sua casa. Lì come in tanti luoghi di servizio della città la sua assenza si è trasformata in presenza costante e stimolo a donarsi.
Papa Francesco ha concluso il suo 34° viaggio apostolico con un invito a "restare in cammino", perché "quando la Chiesa si ferma si ammala". Un viaggio nel cuore dell'Europa per parlare all'Europa. La croce non è "una bandiera da innalzare", non si può ridurla a "simbolo politico". Il "mea culpa" per la vergogna dell'antisemitismo e i pregiudizi contro la comunità Rom
“Non riduciamo la croce a un oggetto di devozione, tanto meno a un simbolo politico, a un segno di rilevanza religiosa e sociale”.
La croce è diventata per noi la causa di innumerevoli benefici: eravamo divenuti nemici e ci ha riconciliati con Dio; eravamo separati e lontani da lui, e ci ha riavvicinati con il dono della sua amicizia. Se guardiamo a Lui e lo accogliamo, Lo lasciamo dimorare in noi, il nostro animo sarà riplasmato, l’odio, il rancore, il tradimento, sono stati lavati dal Suo Sangue e, nel perdono sperimentiamo che il Padre ci viene incontro, corre incontro a noi. Diventa per noi il grande ed unico Amico che accompagna il nostro cammino e toglie gli inciampi che potrebbero danneggiarci
Parla il presidente della Conferenza episcopale slovacca che ha accolto Bergoglio al suo arrivo a Bratislava e lo segue nelle diverse tappe del fitto programma. Un'occasione per fare il punto sulle sfide che attendono la comunità cristiana, anche in relazione alla difficile situazione generata dalla pandemia
“Siamo uniti nel condannare ogni violenza, ogni forma di antisemitismo, e nell’impegnarci perché non venga profanata l’immagine di Dio nella creatura umana”. Incontrando la comunità ebraica slovacca, nella Piazza Rybné námestie di Bratislava, dopo aver ascoltato la testimonianza di alcuni sopravvissuti alla Shoah il Papa ha ribadito la sua condanna dell’antisemitismo, pronunciata ieri a Budapest nell’incontro con il Consilio ecumenico delle Chiese e alcune comunità ebraiche ungheresi.
Intervista a mons. Tamás Tóth, segretario generale della Conferenza episcopale ungherese, al termine dalla visita di Papa Francesco a Budapest. “Per l’Ungheria - dice - la visita del Santo Padre è stata un segno di speranza e di rinnovamento. Penso che le parole pronunciate dal Santo Padre alla fine della Messa in ungherese hanno toccato nel profondo tutti. Il Papa ha detto: “Isten, áldd meg a magyart!”. E’ la prima frase del nostro inno nazionale e significa: “Dio benedica gli ungheresi!”. Il Santo Padre ci ha quindi richiamato alle radici millenarie cristiane della storia ungherese e ci ha incoraggiato a far crescere questa eredità cristiana come dono di fraternità nel mondo”
Anche i patriarchi, come tutti i padri, sbagliano, fanno preferenze e Giacobbe, così, si rende responsabile dell’invidia e dell’astio dei fratelli maggiori nei confronti di questo enfant prodige.
È davanti al Crocifisso che sperimentiamo una benefica lotta interiore, l’aspro conflitto tra il “pensare secondo Dio” e il “pensare secondo gli uomini”.
“Sono trascorsi 20 anni da quel terribile giorno che ha cambiato la storia del mondo intero. Rinnoviamo oggi il sentimento di pietà cristiana nato nei nostri cuori di fronte alle terribili immagini degli attentati, alle notizie sul numero delle vittime e alla percezione di un dolore così diffuso. In quelle ore la prima risposta per i credenti è stata la preghiera. Anche oggi chiediamo al Signore il dono della pace: ‘Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace: dove è odio, fa ch’io porti amore, dove è offesa, ch’io porti il perdono, dov’è discordia ch’io porti l’Unione…’”.
"Margherita rappresenta la piccolezza evangelica che è intramontabile e sgorga in modo carsico grazie alla preghiera del popolo. Avevamo iniziato la causa in attesa del miracolo necessario alla canonizzazione, ma poi abbiamo deciso di chiedere al Santo Padre la canonizzazione equipollente. È stata sorprendente la risposta positiva e immediata di Papa Francesco". Fra Gianni Festa, postulatore generale dell'Ordine dei frati predicatori (Domenicani), racconta la "santa inaspettata" che si augura possa essere dichiarata dal Santo Padre "padrona delle persone disabili"