Chiesa nel mondo

Il 15 settembre di un anno fa veniva ucciso a Como don Roberto Malgesini. Dodici mesi dopo la città e la diocesi si preparano a vivere il primo anniversario della su morte. Due i momenti di preghiera in programma: alla mattina alle 7, l’ora in cui il sacerdote è stato ucciso, proprio mentre si apprestava a caricare in macchina i thermos per le colazioni dei senza dimora, si terrà un rosario nella piccola chiesa di San Rocco trasmesso in diretta dal canale Youtube de il Settimanale della diocesi di Como. In serata, alle 20.30, la Messa di suffragio presieduta da mons. Oscar Cantoni nella chiesa di San Bartolomeo, a pochi passi dal luogo della morte. E dal giorno della sua morte un gruppo di persone continua, in silenzio, l’opera di carità di don Roberto mantenendo aperta quella che era la sua casa. Lì come in tanti luoghi di servizio della città la sua assenza si è trasformata in presenza costante e stimolo a donarsi.

Papa Francesco ha concluso il suo 34° viaggio apostolico con un invito a "restare in cammino", perché "quando la Chiesa si ferma si ammala". Un viaggio nel cuore dell'Europa per parlare all'Europa. La croce non è "una bandiera da innalzare", non si può ridurla a "simbolo politico". Il "mea culpa" per la vergogna dell'antisemitismo e i pregiudizi contro la comunità Rom

La croce è diventata per noi la causa di innumerevoli benefici: eravamo divenuti nemici e ci ha riconciliati con Dio; eravamo separati e lontani da lui, e ci ha riavvicinati con il dono della sua amicizia. Se guardiamo a Lui e lo accogliamo, Lo lasciamo dimorare in noi, il nostro animo sarà riplasmato, l’odio, il rancore, il tradimento, sono stati lavati dal Suo Sangue e, nel perdono sperimentiamo che il Padre ci viene incontro, corre incontro a noi. Diventa per noi il grande ed unico Amico che accompagna il nostro cammino e toglie gli inciampi che potrebbero danneggiarci

“Siamo uniti nel condannare ogni violenza, ogni forma di antisemitismo, e nell’impegnarci perché non venga profanata l’immagine di Dio nella creatura umana”. Incontrando la comunità ebraica slovacca, nella Piazza Rybné námestie di Bratislava, dopo aver ascoltato la testimonianza di alcuni sopravvissuti alla Shoah il Papa ha ribadito la sua condanna dell’antisemitismo, pronunciata ieri a Budapest nell’incontro con il Consilio ecumenico delle Chiese e alcune comunità ebraiche ungheresi.

Intervista a mons. Tamás Tóth, segretario generale della Conferenza episcopale ungherese, al termine dalla visita di Papa Francesco a Budapest. “Per l’Ungheria - dice - la visita del Santo Padre è stata un segno di speranza e di rinnovamento. Penso che le parole pronunciate dal Santo Padre alla fine della Messa in ungherese hanno toccato nel profondo tutti. Il Papa ha detto: “Isten, áldd meg a magyart!”. E’ la prima frase del nostro inno nazionale e significa: “Dio benedica gli ungheresi!”. Il Santo Padre ci ha quindi richiamato alle radici millenarie cristiane della storia ungherese e ci ha incoraggiato a far crescere questa eredità cristiana come dono di fraternità nel mondo”

“Sono trascorsi 20 anni da quel terribile giorno che ha cambiato la storia del mondo intero. Rinnoviamo oggi il sentimento di pietà cristiana nato nei nostri cuori di fronte alle terribili immagini degli attentati, alle notizie sul numero delle vittime e alla percezione di un dolore così diffuso. In quelle ore la prima risposta per i credenti è stata la preghiera. Anche oggi chiediamo al Signore il dono della pace: ‘Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace: dove è odio, fa ch’io porti amore, dove è offesa, ch’io porti il perdono, dov’è discordia ch’io porti l’Unione…’”. 

"Margherita rappresenta la piccolezza evangelica che è intramontabile e sgorga in modo carsico grazie alla preghiera del popolo. Avevamo iniziato la causa in attesa del miracolo necessario alla canonizzazione, ma poi abbiamo deciso di chiedere al Santo Padre la canonizzazione equipollente. È stata sorprendente la risposta positiva e immediata di Papa Francesco". Fra Gianni Festa, postulatore generale dell'Ordine dei frati predicatori (Domenicani), racconta la "santa inaspettata" che si augura possa essere dichiarata dal Santo Padre "padrona delle persone disabili"