Storie

Donne all’arrembaggio sono una ventina di cittadine dai 30 fino ai 70 anni che hanno deciso di mettere a disposizione forze e creatività per abbellire il comune e strappare un sorriso di benessere a chi ci vive. Il messaggio è chiaro: “Prendiamoci cura del bene comune”

Scrittore ma anche, e prima ancora, insegnante, giornalista, traduttore... Partigiano; accademico italianista in Inghilterra; paladino della cultura anglosassone in Italia; rigoroso demolitore di ogni retorica, in particolare di quella appiccicatagli addosso dal ventennio fascista; estremo cantore senza nostalgia del mondo dialettale e contadino della Provincia vicentina; portavoce di una comunicazione linguistica fatta di impegno civile, pensata per capire e capirsi non per parlarsi addosso; precoce sperimentatore di quel “dispatrio” che oggi tocca, nolenti o volenti, a molti giovani italiani.

Improbo per chi sta sopra la terra, immaginare ciò che in realtà pochi e arditi possono esplorare e svelare ciò che si nasconde sottoterra. Al punto che il senso di scoperta e stupore di uno speleologo, riesce a cancellare di botto tutte le fatiche che deve affrontare. Sensazioni che si leggono distintamente sui volti di chi sa di aver fatto una scoperta geologica di grande interesse, e doverla comunicare a chi si trova in superficie.

«Sono cresciuto a Venezia, nel centro storico, Dorsoduro, vicino alla basilica di Santa Maria della Salute. Anni Ottanta, allora una città ideale per un bambino, tanti pericoli – le macchine per esempio – naturalmente non esistevano, poca criminalità e via a giocare, per calli e campielli. Ricordo che facevamo pure calcio tennis, la “rete” era proprio uno stretto canale, io da una parte delle fondamenta, il mio amico dall’altra e quando la palla finiva in acqua, giù in barca a riprenderla ed è capitato non poche volte che ci finivamo noi dentro l’acqua, però non era alta. Una Venezia quella con una popolazione maggiore di adesso, ora che c’è un numero spropositato di gente che invece la usa e la spreca».

Fossò. 55 anni fa veniva distrutto il palazzo Contarini Muneratti, che nel 1500 fu anche una delle sedi del Vescovado di Padova. Per ricordare la distruzione dell’antico palazzo Contarini Muneratti di Fossò, avvenuta esattamente 55 anni fa, l’associazione culturale Il Cornio ha promosso una giornata di memoria sabato 4 giugno con l’inaugurazione, nel luogo dove sorgeva, di una bacheca a carattere storico-turistico che racconta le vicende della secolare dimora: sicuramente tra i primi esempi di villa veneta costruiti nell’entroterra veneziano.

Michele Agostinetto, 44 anni di Valdobbiadene, nell’estate 2020, in piena pandemia, ha iniziato a star male, scoprendo successivamente di avere la sclerosi multipla. Nell’aprile 2021 ha lanciato le stampelle e si è ripreso la vita. «Per poter camminare dobbiamo prima alzarci» si è detto. E così è stato: il 1° maggio è partito in un’avventura lunga 2 mila chilometri e 87 tappe, dal Veneto a Santa Maria di Leuca, in Puglia, regione “materna”.