Storie

«Come calciatore ero bravino, tecnico, ma mi mancava intanto la fisicità, non ero potente e nemmeno avevo la cosiddetta vis agonistica. Per come la vedo adesso, arrivo a dire quasi una eccessiva educazione, che ha finito per inibirmi un po’ sul piano dell’aggressività. Bello da vedere insomma, niente di più: Allievi a Vicenza, poi non riconfermato, campionato Berretti a Montebelluna e idem… Pensavo di aver chiuso col calcio e la mia fortuna è stata l’Isef, potendo così occuparmi comunque di sport».

Paolo Venturini, maratoneta e sportivo di prove estreme, ha sempre amato allenarsi sui Colli, «uno dei posti più belli del mondo», finché è riuscito ad andarci ad abitare. A Bastia la sua palestra restano la natura e le sue stagioni. Venturini da atleta della Polizia di Stato ha girato il mondo, si sente cittadino “senza frontiere”: ogni Paese, ogni razza, ogni situazione gli hanno insegnato qualcosa di importante. Oggi allena ragazzi a cui serve prima un educatore

«Chi mi dice che qualcuno di voi non sia chiamato a rendere testimonianza allo Spirito Santo anche con il proprio sangue. Se la Provvidenza chiedesse questa sublime testimonianza, ebbene il vostro eccelso privilegio sarà quello di unire il vostro al sangue di Gesù perché sia seme fecondo di fede e di santità?».

Giovanni Poleni è stato tra i fondatori della fisica sperimentale. Allo studioso brillante è dedicato il nuovo museo universitario sulla storia di questa disciplina. Lezioni pubbliche seguendo Newton. L’università di Padova nel Settecento gli affidò diverse cattedre. Riconosciuto a livello europeo, su incarico di papa Benedetto XIV consolidò anche al cupola di San Pietro

Tra le tante iniziative del centenario del Milite ignoto all’Altare della Patria a Roma ne mancherà una. Quella ideata dall’architetto e fumettista padovano Francesco Lucianetti che aveva proposto una graphic-novel in cui ripercorreva, in modo originale, la vicenda dell’ideazione e poi del compimento di questo grande rito nazionale concluso il 4 novembre 1921 con la sepoltura al Vittoriano della salma di uno dei tanti soldati italiani di cui si era smarrita l’identità, a simbolo del sacrificio collettivo imposto dalla Grande guerra.