Storie

I bambini coinvolti sono 380, cinquanta gli insegnanti. Appartengono all’istituto comprensivo di Romano d’Ezzelino che, grazie al Comune, ha intrapreso un progetto che sa di genuino come le migliori sfide pionieristiche. Sui banchi di scuola questo “esercito” armato solo di buone maniere, sarà chiamato ad affrontare una materia finora mai studiata sui libri: la gentilezza.

«Un po’ di numeri? Dieci le formazioni del settore giovanile, dai ragazzini del 2013 sino alla Primavera, quest’anno formata da 2003 e 2004: un totale di 230 ragazzi. Poi c’è l’Academy, la scuola calcio insomma, e anche qui siamo a 230 unità, iniziando dalla classe dei 2014. Ogni squadra col suo staff naturalmente il che significa un paio di allenatori per i gruppi dei più piccoli, salendo a tre a partire dall’Under 15, mentre sono in quattro in Primavera, tipo insomma prima squadra. Intendo un allenatore, un secondo, un preparatore dei portieri e un preparatore atletico. Per l’attività di base, le prime tre annate, sino ai 2010, il responsabile è Alberto Piva; la fascia intermedia (Under 13, 14 e 15) è curata da Ottorino Cavinato, mentre Under 16, 17 e Primavera le seguo più io direttamente».

La sera di sabato 8 febbraio 1947, 75 anni fa, si concluse nella casa canossiana di Schio la vita terrena di Giuseppina Margherita Fortunata, la “madre moretta” come era soprannominata, che nel 2000 è stata canonizzata da Giovanni Paolo II diventando santa Bakhita.

Don Fabiano De Nale. Sacerdote di cultura, ma dalla vita semplice e modesta, dagli anni Quaranta in poi è stato parroco della comunità di Bresega di Ponso, dove ha portato istruzione e umanità. Morto il 22 gennaio di 50 anni fa, i parrocchiani lo omaggiano domenica 30

Luigi Baldan – marinaio motorista navale di Sambruson, classe 1917 – si trovava nei Balcani l’8 settembre 1943. Fu catturato dai tedeschi e deportato prima in Germania e poi in Polonia, nel lager di Sackish-Kudowa. Non smise mai di lottare per lasopravvivenza sua e degli altri. In particolare di alcune ragazze ebree. «Perdono quella parte di popolo tedesco – scrive nella premessa al libro sui due anni di prigionia – che in alcuni casi mi dimostrò un po’ di umanità»

«Come mai questo interesse per me?». È sorpreso don Tiziano Sofia che la sua vita possa interessare a qualcuno, come se non avesse fatto nulla di straordinario.