Idee

La cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, attesa con grande entusiasmo e concepita per celebrare la grandezza della Francia e l’unità del movimento olimpico, si è trasformata in un caos chiassoso, confusionario e autocelebrativo. Quella che doveva essere una solenne celebrazione della cultura francese ha preso una piega inaspettatamente negativa, divenendo una sfilata di errori banali, accompagnata da ideologismi triti e scontati. Lo spettacolo, talvolta grottesco, ha finito per mettere in ombra i veri protagonisti, gli atleti, che avrebbero dovuto brillare come simbolo di impegno, sacrificio e passione instillando un senso di orgoglio e ispirazione nei cuori di milioni di spettatori.

Il Decreto legge cosiddetto “svuotacarceri” cita strutture di accoglienza non ben definite, non affronta il nodo delle lungaggini burocratiche legate al funzionamento degli organi della giustizia, non prevede nuove assunzioni per le figure educative negli istituti di pena: sono i rilievi mossi dal Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) al decreto legge cosiddetto “svuotacarceri” esprimendo preoccupazione sia “per l’approccio alla base del provvedimento sia per alcuni punti specifici contenuti nel testo”. 

"Le richieste di suicidio assistito esistono, ma sono numericamente esigue, e nella mia esperienza l’offerta di cure palliative efficaci ha sempre funzionato: nessun paziente le ha rifiutate rimanendo fermo nel suo proposito". La testimonianza del medico palliativista da 30 anni sul campo, che ai quattro requisiti stabiliti dalla Corte costituzionale ne aggiungerebbe un quinto: l'accesso alle cure palliative. "Non siamo macchine da guerra che tormentano i pazienti", ma "non possiamo abdicare al nostro ruolo di curanti", dice sottolineando invece "il dovere di riaffermare una medicina umanizzata". E assicura: "Per un medico è più difficile stare nella malattia e nella sofferenza, piuttosto che risolvere drasticamente il problema"

L’Europa punta ancora sulla presidente della Commissione. Ma l’ex ministra tedesca dovrà affrontare una serie di ostacoli per realizzare un programma senza grandi slanci

«Il primo partito che si libererà del suo candidato ottantenne vincerà le elezioni». A pronunciare questa frase, in tempi non sospetti, è stata Nikki Haley, repubblicana di ferro, già ambasciatrice Usa all’Onu, fino al 6 marzo in corsa per la nomination alla Casa Bianca, adesso sostenitrice accanita di Trump, come del resto tutto il Grand Old Party (il grande vecchio partito, come gli americani chiamato il partito Repubblicano).