L’epoca delle contraddizioni. Stefano Massini al "Castello Festival" e quello che non capiamo

Stefano Massini Protagonista al padovano “Castello Festival” ha concesso uno dei suoi “monologhi” alla Difesa, nel camerino prima di entrare in scena con L’alfabeto delle emozioni

L’epoca delle contraddizioni. Stefano Massini al "Castello Festival" e quello che non capiamo

Uno spettacolare monologo riservato alla Difesa del popolo, nel camerino del Piccolo Teatro di via Asolo, a Padova. Ospite di “Castello Festival 2024”, sta per andare in scena con L’alfabeto delle emozioni. Alternando frutta e acqua, Stefano Massini interpreta a ruota libera le stridenti contraddizioni della nostra epoca.

L’economia senza contesto
«L’economia troppe volte è stata strappata, allontanata, decontestualizzata rispetto a ciò che era ed è. Oikos ovvero la conduzione della casa, la scelta di come spendere le risorse. Se per la bellezza, magari sarà poco funzionale. Se si investe nella funzionalità, la casa sarà meno bella da vedere. Se si pensa alle vettovaglie, si rinuncia al piacere dell’occhio. Ogni scelta comporta un esito. Anni fa c’era un grazioso gioco da computer, Sim City: dovevi costruire la tua città e a seconda delle scelte cambiavano strade, edifici, bilanci. Ora abbiamo dimenticato le radici dell’economia che è diventata esoterica, esclusivamente ramo compiaciuto per addetti ai lavori, non accessibile a tutti. Ma quando paghiamo la rata del mutuo o abbiamo le ritenute in busta paga l’economia ci riguarda, eccome».

Microcosmo Lehman Bros
Il 12 giugno 2022, Massini ha conquistato cinque “Tony Award” (su otto candidature all’equivalente teatrale degli Oscar) con Lehman Trilogy. Mai successo a un autore italiano negli Usa... «La storia del crollo della principale banca americana, come poi abbiamo capito tutti, mostra com’è il nostro mondo. Mi sono reso conto che c’era anche una grande famiglia in balìa della storia degli ultimi 150 anni del pianeta. Non solo economia, dentro Lehman ci siamo noi. Sono i soldi di una banca investiti in intuizioni, colpi di genio e progressivi errori nel cambiare il mondo. È soprattutto una storia di esseri umani, ognuno diverso dall’altro. Mi sono appassionato, anche se, tenendo conto del mio accento toscano, c’era chi diceva che avrei dovuto raccontare Montepaschi...».

Da una catastrofe all’altra
Massini non dimentica il 20 aprile 2010: Golfo del Messico, di fronte alla Luisiana, la gigantesca catastrofe della Deepwater Horizon (piattaforma petrolifera che causò la più grande dispersione in mare della storia). «Nel pozzo Macondo, a 1.500 metri di profondità, avviene un incidente e per 87 giorni consecutivi fuoriescono 170 barili di petrolio al minuto. Muoiono undici lavoratori. Durante il processo per la richiesta di risarcimento a un professore di Harvard fu chiesto di quantificare il danno. Lui chiese di spalancare le finestre dell’aula di tribunale. “Ecco, adesso stiamo respirando tutti Deepwater Horizon” rispose».

Lavoro disumano
La “filosofia” dell’economia produce mostruosità. Tecnica, linguaggio, comunicazione, “ideologia” al servizio del profitto a senso unico. Massini si focalizza subito: «Il lavoro è diventato qualcosa di disumano. La macchina è preferibile alle persone, tanto più dopo il Covid. La macchina non si contagia, non ha bisogno di distanze di sicurezza, è esente da pause. In Italia però ogni anno muoiono un migliaio di lavoratori. Con un meccanismo paradossale, per cui c’è sempre chi dice che, insomma, un po’ di responsabilità era della negligenza del morto. In realtà, quello è l’esito del risparmio sulla manutenzione e sulla mancata formazione. Emblematico il caso di Montemurlo, vicino a Prato: Luana D’Orazio, operaia di 25 anni, ha perso la vita stritolata da un telaio in cui era stata rimossa la protezione per poter aumentare la produzione tessile giornaliera».

Mein Kampf
Dal 2016 è tornato nelle librerie in Germania, mentre tuttora in Austria e Cina è un reato poter leggere il proclama di Hitler. «Come già ci diceva Primo Levi, se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare. E il libro maledetto si rivela estremamente affascinante, perché contiene in modo esemplare il paradigma di come il male prenda forma in maniera banale, come ci ricorda Hannah Arendt. È un testo spiazzante nella sua pericolosa esilità, dettato nel 1924 al compagno di cella e “sistemato” da un sacerdote che poi verrà ucciso nella notte dei lunghi coltelli».

In scena da ottobre
Il copione, pubblicato tre mesi fa da Einaudi, diventerà uno spettacolo a partire da ottobre. «Ho preso la prima parte del testo e ho interpolato il materiale con i discorsi di Hitler all’inaugurazione degli anni accademici. Si rivolgeva ai giovani tedeschi e Mein Kampf è la sua autobiografia da giovane. Quindi ho lavorato sui principali gerarchi nazisti. Volevo applicarmi a un’operazione rischiosa, tuttavia necessaria. Noi siamo abituati ad avere schemi in cui ci riconosciamo. L’abusato romanzo di formazione: Odissea, Pinocchio, Dante, Amleto fanno sì che ci rispecchiamo nel personaggio che attraverso una serie di prove arriva alla conoscenza. Bene, ma con Hitler abbiamo un grosso problema, perché la vera critica a Mein Kampf è bloccata da un lato dall’orrore della Shoah e dall’altro dal film di Chaplin. Dunque, Hitler troppo terribile oppure una caricatura. Ecco, esploro un’altra opportunità: sarà ricca di sorprese», così conclude Massini, che non ha nemmeno bisogno di indossare l’abito da scena.

Tv e giornali, ma soprattutto teatro

Firma di Repubblica e volto di Piazza pulita, con Corrado Formigli, il giovedì sera su La7. Noto per i suoi monologhi, nel 2022 trionfa agli Oscar del teatro negli Usa (i “Tony Awards”) per il suo Lehman Trilogy del 2009. Stefano Massini nasce a Firenze nel 1975. Dopo la laurea in Lettere classiche nella sua città, nel 2001 diventa assistente volontario di Luca Ronconi al Piccolo Teatro di Milano, dove viene incoraggiato a scrivere nuovi testi, la sua attività drammaturgica decolla nel 2005 con la vittoria del Premio Tondelli per L’odore assordante del bianco. Suo è il testo di 7 minuti, che nel 2014 debutta in teatro per la regia di Alessandro Gassmann e nel 2016 diventa un film diretto da Michele Placido.

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