Idee

“Ora più che mai, è il momento di tenere duro perché c’è bisogno di una luce che brilli e indichi una strada da percorrere: dobbiamo trasformare i motivi della vendetta in occasioni di dialogo”, spiega il fondatore e presidente della Cittadella della pace in provincia di Arezzo, che ospita in questo momento anche 3 giovani israeliani, 3 palestinesi e 2 libanesi

Subito dopo il bombardamento dell’ospedale al Ahli a Gaza, Hezbollah ha indetto “un giorno di rabbia senza precedenti” e centinaia di manifestanti hanno risposto alla chiamata in Libano, Giordania, Tunisia, Cisgiordania e Iran manifestando per strada e mirando soprattutto alle ambasciate. Una reazione che ha coinciso in Europa con un picco di allerta che ha coinvolto aeroporti, musei e luoghi di culto, in primis le sinagoghe. L'imam Pallavicini (Coreis) spiega: "Un giorno della rabbia da un punto di vista di chi è veramente religioso e tra questi anche i musulmani, non ci può essere”

Il cammino sinodale ci ricorda sì, che siamo in cammino, ma che partiamo ognuno da una posizione particolare. Anzi, particolarissima. Come esseri umani siamo degli esseri “situati”, collocati in uno spazio e un tempo precisi. Siamo frutto originale della nostra cultura, l’humus in cui siamo nati e cresciuti, e ci ha educato a uno sguardo particolare sul mondo. E non solo.

Si era presentata come l’underdog, la sfavorita che deve stravolgere tutti i pronostici. Ma Giorgia Meloni la prima scommessa l’ha vinta: la presidente di Fratelli d’Italia festeggia 12 mesi alla scrivania di Palazzo Chigi. Un anniversario sul quale riflette Marco Almagisti, professore associato di Scienza politica all’Università di Padova e direttore della rivista di analisi politica Altopiano.

Un terzo delle famiglie povere in Italia è straniero, ma le famiglie straniere sono solo il 9 per cento del totale nel nostro Paese. Se si è stranieri, si ha cinque volte la probabilità di vivere in povertà assoluta rispetto a un italiano

Sono 200 mila, in Veneto, i working poors. Nella sola provincia di Padova ci sono 50 mila con un guadagno netto mensile che va dai 600 agli 800 euro. Salario minimo o contrattazione collettiva? I numeri, pur allarmanti, dei cosiddetti lavoratori poveri non trovano un indirizzo comune di riposta. Anche gli stessi sindacati hanno visioni contrapposte