Giornata missionaria mondiale, domenica 22 ottobre. Cristiani dai cuori ardenti

Domenica 22 ottobre si celebra la grande famiglia padovana sparsa nei cinque continenti, ma anche il desiderio della Chiesa di vivere il Vangelo con più intensità

Giornata missionaria mondiale, domenica 22 ottobre. Cristiani dai cuori ardenti

Missionari della Diocesi di Padova nei continenti: 89 in Africa, 34 in Asia, 151 in America, 8 in Oceania, 64 in Europa e 110 in Italia. In questa grande famiglia troviamo religiose, religiosi, sacerdoti e laici fidei donum, le tante persone di fondazioni, movimenti, organizzazioni missionarie, e non solo. E perché non contare i 458 e più familiari degli stessi e i 395 animatori parrocchiali e vicariali? E ancora non basterebbe, perché ci sono tutte le comunità, le varie congregazioni, le persone, gli amici e in particolare le associazioni piccole e grandi coinvolte in tanti progetti missionari. Sia chiaro, non è una questione di numeri per un immediato sentimento di stupore o di facile compiacimento. Sono pennellate forti di umanità e di fede della nostra famiglia diocesana. Come in un caleidoscopio, la Chiesa di Padova nel corso della sua storia continua a disegnare esperienze missionarie nel mondo con le perle umili e variegate di tantissime persone, spesso sconosciute ai più, ma preziose proprio perché fioriscono dalla condivisione di vite sia negli angoli più vari del mondo come qui da dove sono partite. Celebrare l’Ottobre missionario significa proprio questo, riconoscerci di fronte a questo specchio di umanità disseminata nei continenti, trovare respiro e senso proprio perché gli uni sono vitali per gli altri. È veramente bello guardare con commozione alla natura squisitamente missionaria della nostra esperienza ecclesiale, dove il Vangelo continua a fare breccia nel cuore di tante persone e con i percorsi più svariati della fantasia di Dio. Una missionarietà che a partire dalle nostre famiglie, comunità, parrocchie, associazioni, gruppi, si dona in territori lontani e vivifica la nostra esperienza di fede qui, nei nostri luoghi di vita. L’icona di Emmaus che papa Francesco ci ha consegnato per accompagnare questo mese missionario la possiamo vedere tra noi. Quei cuori ardenti e quei piedi in cammino li troviamo in tante esperienze semplici fatte di incontri, proposte formative, occasioni di ascolto e testimonianza anche con tutti i vari mezzi di comunicazione a disposizione, in tutti quei gesti di solidarietà vissuti sia nelle forme più semplici e tradizionali come attraverso progetti strutturati. C’è un tessuto di spirito missionario, fatto di persone e azioni, che non sale sulle ribalte mediatiche o di altro genere, ma prezioso proprio perché fa ardere il cuore nel rapporto interpersonale, nell’ascolto e dialogo con esperienze che provengono dai legami con chi è inviato in ogni parte del mondo. La realtà della missione ad gentes e della missione inter-gentes hanno oggi una connotazione di reciprocità veramente unica e feconda perché l’andare nel mondo oltre i nostri confini, e incontrare il mondo che viene a noi, sono dimensioni che si intrecciano, si sostengono a vicenda, fanno sperimentare, vivere e toccare con mano la forza rigeneratrice di umanità del Vangelo. Coordinate che vengono declinate proprio a partire dalle esperienze di tutto questo popolo di Dio che sente e vive la vocazione universale della fede attraverso una prossimità e condivisione a partire dalla propria realtà sociale ed ecclesiale. Siamo chiamati a far crescere e maturare questa consapevolezza, sentirla preziosa nella sua umiltà evangelica, vederla fermento e levito per le sfide quotidiane nelle nostre comunità in tutte le sue sfaccettature. C’è una chiamata affascinante ad andare oltre i confini consueti del nostro modo di essere cristiani, una vocazione profondamente umana ad aprire i nostri confini mentali spirituali culturali geografici per accogliere e crescere insieme a quei mondi che si fanno sempre più prossimi e vitali per tutti. La missione è un’esperienza sinodale, e dall’esperienza sinodale nasce la missione, perché la missione è incontro, ascolto, reciprocità, solidarietà, accoglienza, corresponsabilità. C’è un terreno buono dove si è seminato e si continua a seminare con fedeltà e perseveranza, e la nostra Diocesi potrà ancora essere feconda di frutti buoni di fede e carità continuando a far pulsare questo suo cuore ardente con scelte coraggiose, e con piedi sempre in cammino, qui come in tutte quei luoghi del mondo dove la provvidenza ci ha donato di essere presenti. Abbiamo una grande vocazione da vivere, che possiamo riassumere in questa particolare consegna che come Chiesa ci siamo dati: «Il Sinodo diocesano esprime la volontà della Chiesa di Padova di vivere in modo più intenso e conforme al Vangelo; di realizzare comunità cristiane unite, accoglienti e missionarie; di valorizzare la varietà dei doni di grazia e dei carismi, delle competenze e delle esperienze di tutti i battezzati; di verificare il cammino fatto in questi decenni e rilanciare processi di rinnovamento perché la Chiesa di Padova sia testimone credibile e contagiosa della gioia del Vangelo» (Regolamento del Sinodo diocesano – pag. 7, cap. 1 § 3).

don Raffaele Coccato
Direttore dell’Ufficio Missionario della Diocesi di Padova

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